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Il mistero dei Leoni di Sulky: ancora oggi non si conosce la loro reale funzione

Foto Archeosardegna

Durante gli scavi dell’ottobre 1983 vennero alla luce, nei pressi della necropoli di Is Pirixeddus (letteralmente: “le piccole pozze”) a Sant’Antioco, due sculture monumentali, a tutto tondo, raffiguranti due leoni che, in origine, probabilmente erano posti a guardia di una porta della antica città punica di Sulky, o forse di una qualche struttura templare adiacente all’anfiteatro romano, dove le due statue trovarono la loro ultima sistemazione nel corso del II sec. d.C., a fini decorativi o come supporti di tribuna.

Foto Cristiano Cani

I leoni, scolpiti in pietra calcarea locale, sono seduti sulle zampe posteriori, con l’anteriore sinistro che avanza e il destro puntato al suolo; le fauci si immaginano spalancate come nell’atto di ruggire, la coda arrotolata intorno alla coscia sinistra. Le zampe anteriori sono massicce e gli artigli sono ancora visibili nonostante l’usura del tempo. La testa voluminosa e quadrata viene ingentilita dalla criniera fluente che la incornicia con le sue larghe ciocche “a fiamma” e la muscolatura dell’animale è riprodotta in modo essenziale.

Le statue sono inserite in una sorta di impalcatura architettonica che serviva a congiungerle con un edificio: si osservano una base a gola egizia, un architrave rettangolare che da un lato poggia sulle teste degli animali fondendosi con esse e dall’altro confluisce in un pilastro rettangolare sagomato che fa da raccordo tra la base e l’architrave aderendo alle statue dalla parte posteriore. Le sculture sono alte complessivamente 156 cm.

Un confronto immediato, per quanto riguarda i ritrovamenti sardi, può essere proposto con il noto leone di Tharros, che si discosta notevolmente dai leoni sulcitani per i tratti generali dell’animale. Pur riproponendo la medesima iconografia del leone “guardiano” accovacciato, l’esemplare tharrense è nell’insieme più naturalistico e meno rigido. Anch’esso era originariamente collegato ad una qualche struttura tramite degli architravi, oggi ne resta un segno evidente, ma non pesante, sul capo.

I leoni di Sulci trovano un confronto assai interessante in tante realizzazioni del Vicino Oriente e della Grecia. Essi infatti ricordano le protomi leonine scolpite sugli stipiti di una porta della città di Ḫattuša, la capitale dell’impero ittita e, soprattutto alcune sculture neo-ittite di X-VIII sec. a.C. che certamente hanno influenzato gli artigiani fenici. Come nel caso dei leoni di Arslantepe, guardiani di una delle porte della città (X-IX sec. a.C.) o quelli accovacciati, base di colonna, provenienti da Tell Tainat.

Attribuire ai leoni di Sulci una precisa cronologia è dunque impresa impegnativa; in base agli elementi stilistici che si sono elencati, alcuni studiosi sono propensi a collocarli intorno alla fine del VI sec. a.C., mentre altri ricercatori, che ritengono che le statue siano contemporanee alla costruzione della cinta muraria urbana, li datano intorno alla prima metà del IV sec. a.C.

 

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