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Uno studio del dottor Zoboli dell’Università di Cagliari mette in luce il ricco patrimonio paleontologico della Sardegna

Sulla rivista Geoheritage – che si occupa di tematiche quali la valorizzazione delle aree di interesse geologico e minerario –, del gruppo editoriale Springer, anche uno studio del paleontologo e docente di museologia dell’Università di Cagliari Daniel Zoboli dal titolo “The rich palaeontological heritage of SW Sardinia (Italy), a possible resource for a geotourism development” (Il ricco patrimonio paleontologico della Sardegna sud-occidentale (Italia) ed è una possibile risorsa per lo sviluppo geoturistico.

Alcuni punti dello studio, spiegati dal dott. Zoboli.

«Il Sulcis-Iglesiente ma più in generale tutto il sud-ovest della Sardegna presenta una enorme geodiversità, unica non solo in Sardegna ma anche a livello nazionale» spiega, aggiungendo che è proprio lì che affiorano le rocce fossilifere più antiche d’Italia risalenti a oltre mezzo miliardo di anni fa.


Fig. 1 – Il sud-ovest della Sardegna ha molte ricchezze legate sia all’attività mineraria che al paesaggio. A sinistra la Grande Miniera di Serbariu (Carbonia), a destra il famoso Pan di Zucchero (Iglesias).

 

«Il sud-ovest sardo è un’area relativamente poco estesa, dato che tra Capo Teulada e Capo Frasca vi è una distanza di appena 100 km. Tuttavia nelle rocce che affiorano in questa parte di Sardegna sono rappresentati tutti i periodi geologici del Fanerozoico (l’eone che racchiude le ere Paleozoico, Mesozoico e Cenozoico).»

 

Fig. 2 – Evidenze paleontologiche del Sulcis-Iglesiente, a sinistra alcune impronte di cervo del Pleistocene, a destra alcuni studenti di geologia in visita al sito paleontologico di Funtana Morimenta (Gonnesa).

 

«Il territorio è importantissimo anche per quel che riguarda la storia della ricerca in campo geologico e paleontologico, complice la lunga tradizione mineraria che interessa l’intera area. La ricchezza del suo sottosuolo ha infatti reso necessari numerosi studi geologici che hanno toccato ogni aspetto di questa disciplina.»

Nello studio, il dott. Zoboli evidenzia la rilevanza scientifica di molte delle numerose e importanti aree di interesse paleontologico: «Molte di esse sono in relativo abbandono e meriterebbero senza dubbio di essere tutelate e in alcuni casi valorizzate, anche in termini geoturistici» chiarifica. «Ad esempio, nel territorio di Gonnesa, in località Funtana Morimenta, esiste un sito con impronte di cervi e mammut nani risalente al penultimo glaciale del Pleistocene (circa 130-140 mila anni fa) che potrebbe essere valorizzato con una spesa relativamente poco onerosa.»

Anche alcuni siti presenti nei territori di Carbonia, Gonnesa e Iglesias sono stati presi in esame nello studio: «In quest’area, relativamente poco estesa, abbiamo una grande concentrazione di siti che potrebbero diventare le tappe per eventuali percorsi geoturistici. Questi potrebbero avere come punto di partenza il Museo dei Paleoambienti Sulcitani E.A. Martel di Carbonia. Questo museo è uno dei più grandi in Sardegna e conserva molte testimonianze dell’antico passato dell’Isola e in particolare del suo sud-ovest.»

«Naturalmente nel Sulcis-Iglesiente non abbiamo solo il museo di Carbonia, ma anche altre piccole realtà, come il Sito Geo Speleo Archeologico Sa Marchesa di Nuxis che da diverso tempo si sta impegnando nella valorizzazione della Grotta di Acquacadda» conclude Zoboli. «Ci sarebbe ancora tanto da fare, le idee ci sono ma è fondamentale far conoscere alle amministrazioni locali la ricchezza del territorio che di fatto ha un potenziale turistico ancora non del tutto espresso, una ricchezza che va ben oltre il classico turismo estivo.»

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