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Lo sapevate? Nelle dune di Pistis ci sono i resti della Casa del Poeta, costruita intorno a un ginepro secolare

Ecco come era la Casa del Poeta

Lo sapevate? Nelle dune di Pistis ci sono i resti della Casa del Poeta, costruita intorno a un ginepro secolare.

Nelle dune della magnifica spiaggia che unisce Torre dei Corsari a Pistis, in località Sabbie d’Oro (Arbus), a trecento metri dal bagnasciuga, circa quarant’anni fa un poeta di Guspini, Tziu Efisiu Sanna, ha trasformato un meraviglioso ginepro secolare in una dimora molto particolare, ricavata tra i rami dell’albero e i grandi cespugli di macchia mediterranea che lo circondano. Era un luogo magico e unico, di cui ancora rimane qualcosa.

Si tratta di una sorta di capanna, di cui rimane sempre meno e fino a quando il Poeta era in vita esisteva una parete circolare che circoscriveva l’intero albero, stecche che sostenevano una copertura e archetti ai quali era appesa una porta d’ingresso.

Intrecci di elicriso che oramai sono andati completamente perduti. La chioma dell’albero raggiunge i sei metri di altezza.

Una dozzina di metri di ampiezza. Dalla base del tronco escono due radici che si allungano, una va nella capanna, l’altra in direzione quasi opposta. Qui ha abitato il poeta, originario di Guspini.

 

Tempo fu avanzata l’idea di tagliare questo ginepro, Sanna e la moglie si opposero e decisero di venirci a vivere. Qui rimasero per ben dieci anni, poi l’età (il poeta era già anziano) e le condizioni li obbligarono a lasciare e a tornare nella società civile con tutte le sue comodità.

Tziu Efisiu tornava qui i fine settimana a ricevere gli ospiti e a raccontare la storia dell’albero. Qualche anno fa è morto ma questa è rimasta la Casa del Poeta.

Nel giaciglio sino a pochi anni fa c’erano ancora decine di lettere e pensieri, poesie scritte sotto le fronde, versi dedicati al poeta, omaggi, ricordi. Un luogo mistico e commovente.

Visitarla regala ancora una sensazione unica, anche se nel corso degli anni molte delle prerogative artistiche, unite alle poesie e ai pensieri del poeta, sistemati come installazioni in mezzo alla casa, sono andati perduti.

Tra le fronde, in mezzo a gradini ricavati da radici e pietre sistemate accuratamente, tutto profuma di ginepro ed elicriso. Qui Tziu Efisiu ha trovato ispirazione ma la magia che si prova in questo luogo mistico è tangibile per tutti.

La casa è ricavata in mezzo alla vegetazione: si notano ancora alcune forme architettoniche costruite dall’uomo: archi, l’architrave d’ingresso in legno, il vialetto davanti a un giardino di piante grasse, circondato da paletti.

 


Il pavimento è di scisto, le pareti di legno, e al centro, si trova il tronco del ginepro, i cui rami si aprono ad ombrello formando il soffitto. Un’abitazione a stretto contatto con la natura, una casa ricavata da un albero vivo, che unisce l’uomo alla natura e alla terra.

Il tronco si innalza annodandosi su se stesso, forte e possente. L’atmosfera è magica: in questo luogo ci si sente protetti e accettati dalla natura. Il poeta-guardiano accoglieva chiunque con messaggi poetici affissi ovunque.

Efisio Sanna, ex minatore a Montevecchio, era un uomo semplice, portava pantaloni da lavoro, camicia, giacca, un baschetto sulla testa e si aiutava, per camminare, con un bastone.

Circa 40 anni fa, quando sulla spiaggia c’erano ancora i casotti, si era accorto di quel ginepro e per proteggerlo, lui e sua moglie vi si trasferirono, ricavando, da sotto le sue fronde, un’abitazione unica e accogliente.

Insieme a Efisio c’era la sua compagna di vita, Orlanda, entrambi amavano la natura e la poesia. La chioma dell’albero intrecciata con rami di elicriso fungeva da tetto, le pietre da pavimento.

 

Diventò un luogo caldo e accogliente. Efisio ed Orlanda vi si trasferirono durante i mesi estivi. Vissero in quella “casa” facendo a meno di tante cose, ma ricambiati dall’amore che da sempre li univa. I versi in rima erano da sempre la grande passione di Efisio: scriveva tante poesie e le affiggeva in vari punti della casa.

Col tempo molte persone vennero a conoscenza di quel luogo magico che si trasformò in un vero proprio spazio d’incontro e riflessione.

Quando ormai anziani furono costretti ad andare il rifugio continuò ad essere frequentato da chi desiderava farsi avvolgere da quella energia in mezzo alla natura.

Un ambiente ideale per scrivere versi su versi lasciati lì assieme agli altri. Efisio e Orlanda li ritrovavano al loro rientro, in estate: leggevano e rispondevano con altrettante rime.
Il peso degli anni e la morte di Efisio posero fine a questa magia.

Il luogo oggi è quasi del tutto in stato di abbandono, anche se qualcuno lascia dei messaggi. Questa, ancora oggi, è “la casa del poeta”.

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