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Lo sapevate? Gabriele d’Annunzio scrisse un elogio al Nepente, il famoso Cannonau di Oliena

Lo sapevate? Gabriele d’Annunzio scrisse un elogio al Nepente, il famoso Cannonau di Oliena.

Nel 1909, Gabriele D’Annunzio, scrivendo la presentazione di una guida alle Osterie d’Italia, scrisse un elogio al Nepente, il celeberrimo Cannonau di Oliena. Anni prima, nel 1882, quando aveva appena 19 anni, il poeta pescarese fece un viaggio in Sardegna insieme agli scrittori Edoardo Scarfoglio e Cesare Pescarella. Fu ospitato da una famiglia di Oliena e qui assaggiò il Nepente. D’Annunzio fu testimone della sbronza di uno dei suoi compagni di viaggio. Ecco come andò quel viaggio avventuroso alla fine dell’Ottocento.

Dopo questo elogio, il 15 febbraio 1910, D’Annunzio scrisse anche un articolo sul Corriere della Sera, intitolato “Un itinerario bacchico“.

Un unico viaggio, un amore scolpito nel cuore fino agli ultimi giorni della sua vita. Gabriele D’Annunzio aveva appena diciannove anni quando, nel maggio del lontano 1882, decise di intraprendere un tour dell’isola che aveva sempre immaginato. Un’isola che all’epoca era ancora selvaggia, circondata dalla natura e non dal cemento ed è questa una delle cose che ha spinto il Vate, all’epoca appena diventato famoso, a conoscere da vicino questa “terra magica”, come la chiamò in seguito.

Sbarcò a Terranova (l’odierna Olbia) con due collaboratori della rivista romana Capitan Fracassa e visitò dapprima Alghero, Nuoro e Oliena. Durante il soggiorno nel paese barbaricino il poeta e scrittore ebbe modo di assaggiare il vino Nepente, di cui tesse le lodi nella prefazione del libro dell’amico tedesco Hans Barth “Osteria. Guida spirituale delle osterie italiane da Verona a Capri”. Scrisse: “Non conoscete il nepente d’Oliena neppure per fama? Ahi lasso! Io son certo che, se ne beveste un sorso, non vorreste mai più partirvi dall’ombra delle candide rupi e scegliereste per vostro eremo una di quelle cellette scarpellate nel macigno che i Sardi chiamano Domus de Janas, per quivi spugnosamente vivere in estasi fra caratello e quarteruolo”.

Poi fu la volta di Villacidro; qui D’Annunzio rimase estasiato dalla cascata Sa Spendula tanto da scriverne una poesia dall’omonimo titolo. Anche la tappa a Cagliari fu di grande ispirazione per il Vate. In particolare, la visione delle bianche piramidi delle saline di Molentargius fu lo spunto per la poesia “Sale”. Nella Sardegna meridionale e a Cagliari D’Annunzio vide molte similitudini con il Nord Africa tanto che, nella poesia “Sotto la Lolla”, paragona certi paesaggi e panorami, oltre che i volti delle persone, proprio all’Africa settentrionale.

Durante il suo soggiorno sardo, il poeta promise di scrivere un libro con foto, storie e testimonianze, ma non se ne fece più nulla. Rimasero però degli articoli, reportage e lettere a testimonianza dell’amore del Vate per la nostra isola. La Sardegna, dunque, lo stregò a tal punto che sognò sempre di farvi ritorno. “Ho nostalgia della Sardegna da dodici anni, come d’una patria già amata in una vita anteriore”, scrisse nel 1893 in una lettera indirizzata al giornalista Stanis Manca. Nonostante le intenzioni, per varie vicissitudini non poté più tornare.

Il Cannonau rappresenta il vitigno a bacca nera più diffuso nell’Isola; viene prodotto nell’intero territorio della Sardegna: prevalentemente in Ogliastra, nelle Baronie, nel Nuorese e zone limitrofe, nella Romangia ed in altre aree minori; tra queste meritano menzione: il Mandrolisai ed il Burcerese.

Tra i rossi della Sardegna è quello che gode di maggior prestigio a livello locale ed extraregionale.
Il Cannonau come detto venne celebrato da Gabriele D’Annunzio nella prefazione al volume Osteria, del giornalista tedesco Hans Barth.
L’allora diciannovenne cantore pescarese fu testimone della sbronza di uno dei suoi compagni di viaggio Cesare Pascarella (l’altro era Scarfoglio) ad Oliena: “a te consacro, vino insulare, il mio corpo e il mio spirito…Possa tu senza tregua fluire dal quarterolo alla coppa e dalla coppa al gorgozzule. Possa io fino all’ultimo respiro rallegrarmi dell’odore tuo, e del tuo colore avere il mio naso sempre vermiglio…”
D’Annunzio rivolse un simpatico rimprovero al giornalista tedesco, accusandolo di non conoscere il Cannonau di Oliena e di non averne fatto menzione nel suo libro.

Altre tipologie previste: Rosso Riserva; Rosato; Liquoroso (Secco o Dolce Naturale).

IL CANNONAU
sinonimi: Cannonadu, Cannonao, Canonao…

Sottodenominazioni geografiche
Oliena, Nepente di Oliena, Capo Ferrato, Jerzu.

gradazione alcolica: 13,5% Vol. (Cannonau D.O.C.); 11,5-12,5% Vol. (Cannonau I.G.T.)
temperatura di consumo: 16°-18°

Caratteri organolettici

Cannonau D.O.C.: colore rosso rubino, tendente al granato a causa dell’invecchiamento; profumo fruttato maturo di prugne e more, talvolta speziato, etereo tendente al resinato, ampio, floreale di rosa passita; gusto secco, sapido, pieno, molto caldo; morbido; retrogusto amarognolo, leggermente tannico;
Cannonau I.G.T.: colore rubino con riflessi violacei; profumo intenso; gusto rotondo ed equilibrato.

Abbinamenti gastronomici
Rappresenta il vino rosso più indicato per gli abbinamenti con i piatti di carne tipici della cucina sarda (porchetto, agnello e capretto arrosto) e con i formaggi stagionati.

 

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