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Lo sapevate? Il pino secolare che ancora vive a Caprera fu piantato da Garibaldi per la nascita della figlia Clelia

Lo sapevate? Il pino secolare che ancora vive a Caprera fu piantato da Garibaldi per la nascita della figlia Clelia.

 

Questo imponente pino, che tutti conoscono col nome di “Pino di Clelia”, ha più di 150 anni. Si trova nel Compendio Garibaldino di Caprera e fu il generale Giuseppe Garibaldi in persona a piantarlo nel piazzale davanti alla casa il giorno in cui nacque sua figlia Clelia.

La bambina era nata dall’unione dell’Eroe dei Due Mondi con Francesca Armosino, sua terza moglie che il Generale riuscirà a sposare solo nel gennaio del 1880, dopo aver lungamente lottato per ottenere l’annullamento del precedente matrimonio con la Marchesina Giuseppina Raimondi.

Per tutta la sua vita Clelia si occupò della Casa Museo di Caprera, accogliendo le molte personalità che in questi luoghi, resero omaggio al ricordo di suo padre, e moltissimi visitatori.

 

Chi non conosce Giuseppe Garibaldi, l’eroe dei due mondi? È stato un generale, patriota, condottiero, scrittore, figura rilevante del Risorgimento italiano. Uno dei personaggi storici italiani più conosciuti al mondo per le sue imprese militari compiute sia in Europa, che in America Latina, ricordato per la vittoriosa spedizione dei Mille che portò all’annessione del Regno delle Due Sicilie al nascente Regno d’Italia durante la stagione del Risorgimento che portò all’unità della Penisola.

Clelia nacque a Caprera dal terzo matrimonio del condottiero che aveva ormai compiuto sessant’anni. Era una rigida giornata invernale di febbraio, un sabato, come scriverà Clelia nelle sue memorie, e Garibaldi la tuffò subito in un bagno di acqua fredda, sotto gli occhi esterrefatti della moglie che temeva chissà quali tragiche conseguenze per la neonata. Felicissimo per questa nascita (Clelia era la quinta dei suoi figli), decise di piantare nel piazzale antistante la villa un pino.

 

Era un sabato, quel 16 febbraio 1867 quando a Caprera nasce Clelia, la quinta figlia dell’ “eroe dei due mondi”. Garibaldi, che aveva scelto l’isola come “buen retiro” già dal 1855, trasforma un po’ alla volta un’arida tenuta piena di sassi in una fazenda all’americana, che chiama la Casa bianca e nella quale, insieme alla sua giovane moglie Francesca Armosino e un piccolo entourage familiare, tra una battaglia e l’altra si diletta nelle sue altre grandi passioni: l’agricoltura e la lettura di libri e giornali. Dopo la Spedizione dei Mille, i fasti di Londra e la battaglia di Bezzecca, l’eroe nizzardo, sessantenne e già provato da un’artrite invalidante che lo accompagnerà per il resto della vita, gioisce per la nascita di sua figlia Clelia e per festeggiare l’evento decide di mettere a dimora nel piazzale principale della sua tenuta un Pino italico, un albero sempreverde.

Oggi il Pinus pinea L. si trova ancora lì con i suoi oltre 150 anni anni di vita a regalare ombra, ossigeno e bellezza in quella sorta di museo chiamato Compendio garibaldino che ospita, oltre alla tomba dell’eroe, quella di Clelia Garibaldi scomparsa nel 1959 a 91 anni, della moglie e degli altri due figli Teresita e Manlio. Albero monumentale che rientra nell’elenco pubblicato dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali (Mipaaf), il Pino di Clelia si differenzia rispetto al Pino italico per un portamento prostrato con la chioma allargata, un adattamento per difendersi dai venti dell’isola. Alcuni rami che compongono la sua grande chioma sono stati puntellati con sostegni per evitare che si spezzino. Il Pinus pinea L., comunemente Pino da pinoli, Pino italico, o Pino a ombrello, è l’albero mediterraneo che maggiormente caratterizza il paesaggio italiano. Indigeno in Sardegna e Sicilia settentrionale, è piantato sin dall’antichità dai romani. È simbolo di immortalità perché esprime, con l’estrema resistenza che gli permette di colonizzare gli ambienti più sfavorevoli, il vigore e la permanenza della vita vegetativa. Rappresenta inoltre gli uomini che hanno saputo conservare intatto il loro pensiero: come il Pino riesce vittorioso a superare gli assalti del vento e delle tempeste così si superano le critiche degli avversari.

 

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