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Lo sapevate? Nell’area dove sorge l’Orto Botanico di Cagliari fu ordita la famosa congiura di Palabanda

 

 

Lo sapevate? Nell’area dove sorge l’Orto Botanico di Cagliari fu ordita la famosa congiura di Palabanda.

 

L’Orto Botanico è stato inaugurato nel 1866. Venne impiantato in un luogo semi abbandonato e malfamato già allora ricco di alberi e vegetazione, dove un tempo si nascondevano ladri e malavitosi e dove venne ordita la famosa congiura di Palabanda (una lapide ricorda nell’Orto quell’evento). Scopriamo tutti i segreti di questo luogo magico e di quel celebre e cruento avvenimento.

Esteso circa 5 ettari, è un giardino botanico progettato e diretto dall’Università di Cagliari. Il giardino si trova nel centro di Cagliari, nella Valle di Palabanda, tra i quartieri di Stampace e Castello, in un’area archeologica importante, dove domina l’Anfiteatro Romano ma che inizialmente faceva parte del sistema di approvvigionamento delle acque della Cagliari romana. Lo stesso giardino, infatti, si inserisce in un’area molto più grande, che racchiude anche l’Orto dei Cappuccini e lo stesso Anfiteatro, ricca di cisterne, pozzi, canalette, spazi di raccolta dell’acqua e aree più piccole di raccordo, utilizzate anche per la prigionia delle persone condannate a morire nei giochi dell’anfiteatro. Fanno parte della stessa grande area anche la villa di Tigellio, e i resti di altre domus romane e di un edificio termale.

Da anni è allo studio un progetto per trasformare tutta quest’area in un grande parco archeologico, che comprende le zone in questione.

L’Orto Botanico è stato inaugurato sotto la direzione di Patrizio Gennari (il progetto iniziale è di Gaetano Cima) e prima della definitiva sistemazione era stato allestito, senza grande successo in altre zone della città, rivelatesi sbagliate, per clima ed esposizione. La scelta della Valle di Palabanda, che può vantare un vero e proprio microclima, fu invece azzeccata.

 

Si tratta di un grande spazio verde nel cuore della città che racchiude e conserva ormai da decenni migliaia di specie vegetali, alcune molto rare, provenienti da tutto il pianeta. Al suo interno, dislocate in più punti, l’area custodisce un gran numero di reliquie romane di grande importanza.

Nel 1820 si iniziò a parlare della realizzazione di un orto botanico nella valle appartenuta nel corso dei secoli ai Gesuiti, al Reale patrimonio, a vari privati, fino all’acquisto da parte dell’Università. I lavori puntavano a trasformare un luogo semi abbandonato e malfamato già allora ricco di alberi e vegetazione, dove si nascondevano ladri e malavitosi e dove venne ordita la famosa congiura di Palabanda (una lapide ricorda nell’Orto quell’evento).  I lavori  iniziarono nel 1864 sotto la guida del fondatore Patrizio Gennari e ricalcarono il progetto originale dell’architetto Gaetano Cima.

 

 

Come ricorda Cagliari Turismo, nel 1812, la Sardegna venne colpita da un lungo periodo di siccità che distrusse i raccolti e provocò una grave carestia in coincidenza con un’epidemia di vaiolo; migliaia di persone morirono per la fame e per le malattie.
A Cagliari regnava Vittorio Emanuele I, qui residente col suo seguito (le truppe napoleoniche avevano occupato Torino) e sul popolo sardo vennero imposte nuove tasse per fronteggiare le spese del forzato soggiorno della corte sabauda.
In questa situazione già tragica, con i signori che divennero sempre più ricchi grazie alla vendita dei prodotti accaparrati e i pubblici funzionari che usarono i loro poteri per arricchire i propri patrimoni, la rivolta attecchì immediatamente nel popolo disperato.

I congiurati si riunirono a Stampace, in un podere di proprietà dell’avvocato Salvatore Cadeddu, segretario dell’Università, che si trovava nella località di Palabanda, nella Valle di Palabanda, proprio nella zona dove oggi sorge l’Orto Botanico. Erano presenti sia cittadini della media borghesia ma anche popolani e il loro intento era soltanto quello di cacciare i pubblici funzionari e i cortigiani che stavano portando la Sardegna alla catastrofe, non era una rivolta contro il sovrano e la monarchia.
L’insurrezione venne fissata per il 30 ottobre 1812 e prevedeva l’assalto alla caserma della real marina, per entrare in Castello occupando i luoghi più strategici, arrestare il comandante della città, Giacomo Pes di Villamarina, ed espellere i cortigiani e i funzionari pubblici proteggendo il re e la sua famiglia.

Ma la notizia giunse all’avvocato del fisco Raimondo Garau che informò il re ed il colonnello Villamarina, il quale dispose una intensa vigilanza.
Il giorno stabilito per la rivolta, mentre numerose pattuglie di soldati controllavano la città, alcuni congiurati ed il panettiere Floris vennero inviati a chiamarne altri in attesa, ma si imbatterono in una pattuglia di piemontesi e, impauriti, tornarono indietro avvisando i colleghi che in maggioranza rinunciarono all’impresa.
Intanto, i cospiratori nel quartiere Marina, non vedendo arrivare gli stampacini, dubbiosi e timorosi, mandarono Giovanni Putzolu con alcuni compagni per capire cosa stesse succedendo, ma incontrarono il colonnello Villamarina, sceso da Castello per vigilare di persona e Putzolu, preso dal panico, puntò una pistola contro il comandante ma i suoi amici stessi gli impedirono di sparare.
Putzolu e Sorgia vennero subito arrestati e, il 13 maggio 1813, dopo un rapido processo, impiccati. Cadeddu, Fanni, Zedda e Garau giudicati in contumacia, subirono la stessa condanna; a Floris e venne dato l’ergastolo; Salvatore Cadeddu, catturato nell’iglesiente, venne impiccato il 2 settembre.

Nella piazzetta centrale dell’Orto Botanico si trova un monumento in memoria dei congiurati di Palabanda in quanto liberatori della Sardegna e per essere stati puniti troppo severamente.

Oggi il giardino contiene circa 2000 specie vegetali, prevalentemente originarie del bacino mediterraneo, ma con una buona presenza anche di piante grasse e tropicali e altre rare specie, più diversi alberi secolari, come ad esempio i grandi ficus magnolioides, che sono persino più antichi dell’orto stesso.

Il giardino è suddiviso in tre sezioni principali: le piante del Mediterraneo, che rappresentano le tre fasce della vegetazione della Sardegna così come le specie provenienti dall’Australia, California e Cile; piante grasse, circa 1000 unità di piante grasse quali l’Echinocereus, Euphorbia, Lamphrantus, Mammillaria, Opuntia, coltivate in serra e all’aperto, equamente suddivise tra specie di origini africane e americane, e piante tropicali.

In tutto, il giardino contiene circa 600 alberi (diversi dei quali secolari e giganteschi) e 550 arbusti. Di grande importanza l’area dedicata alla collezione palmizia (estesa per 4000 metri quadri) con circa 60 esemplari di Euphorbia canariensis, e una in particolare, a ridosso del muro che divide l’orto dall’Anfiteatro Romano, dell’estensione di 100 metri quadri, una delle più vaste d’Europa.

Come detto l’area del giardino riveste inoltre una notevole importanza di carattere archeologico anche per la presenza di cisterne e pozzi di età romana.

Partendo da fondo valle, il giardino è caratterizzato da una serie di aiuole simmetriche rispetto a un viale, che si sviluppa dall’ingresso sino alla fontana del piazzale centrale e prosegue sino a una vasca occupata da un maestoso cipresso delle paludi, sino alla Fontana Pampanini. Qui sono sistemati alcuni degli esemplari di alberi più vecchi del giardino. Sul versante a sinistra del viale, si trovano le specie succulente (le piante grasse) nel cosiddetto “deserto”, distinto in piante di origine africana e flora neotropicale e, più spostate verso l’ingresso, le arecaceae (palme) nel palmeto, dove è stato ricostruito l’habitat di un’oasi.

A destra del viale principale si trova lo spazio dedicato alle piante mediterranee, dove è possibile ammirare le specie arbustive e arboree della macchia, e l’Orto dei semplici, che ospita piante officinali usate nella tradizione popolare, considerate le più efficaci dalla scienza erboristica. L’Esposizione delle geofite è uno dei settori più recenti (2009) con una collezione di circa 200 esemplari. Dal fondovalle si raggiunge la parte alta dell’Orto Botanico grazie a una lunga scalinata. Da visitare assolutamente anche la Grotta Gennari, la Vasca a trifoglio, la Cava romana, la magnifica cisterna romana, la passeggiata sopraelevata, la banca del Germoplasma e il museo botanico. Imperdibili, infine, le Roccaglie delle biodiversità, allestimenti che ricreano condizioni nelle quali vivono in natura alcuni tipi di piante che crescono in territori pietrosi. In quest’area è conservato il 90 per cento delle specie endemiche, rare e minacciate, delle isole del Mediterraneo occidentale.

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