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Lo sapevate? Il pulpito della Cattedrale di Cagliari prima si trovava nel duomo di Pisa

Lo sapevate? Il pulpito della Cattedrale di Cagliari prima si trovava nel duomo di Pisa.

Il pulpito (il palco rialzato dal quale il sacerdote o chi per lui faceva le prediche) risale al 1162 ed è più antico della cattedrale di Cagliari. Il primo impianto della Cattedrale di Castrum Calari, il nome pisano della Cagliari medievale, è del 1217. Il motivo? Il pulpito prima si trovava nella cattedrale di Pisa.

Ecco qui spiegato il perché di questa discrepanza. I Pisani costruirono la Cattedrale su un pulpito già esistente? No, la realtà è un’altra: originariamente il pulpito scolpito da Mastro Guglielmo (considerato uno dei massimi esponenti dell’arte italiana di quel periodo) si trovava nel Duomo di Pisa. Nel 1310 i Pisani, che si trovavano a Cagliari da circa cento anni, decisero di regalare (per rafforzare l’alleanza politica) quel pulpito alla città e lo fecero sistemare in quella che nel frattempo era diventata la Cattedrale di Cagliari (che prima dell’avvento di Pisa si trovava a Santa Igia, vecchia capitale del Giudicato di Cagliari).

Il pulpito adesso si trova addossato alla controfacciata (prima si trovava nell’area del presbiterio, sorretto da colonne marmoree che avevano alla base dei leoni, i quali nella ristrutturazione barocca sono rimasti nella zona presbiteriale) della chiesa intitolata a Santa Maria e Santa Cecilia. È stato smembrato e quindi non viene più utilizzato per le prediche. Un’altra curiosità nella curiosità: nella parte sinistra del pulpito è presente la firma dell’autore, un ranocchio stilizzato, nascosto nella voluta del capitello.

 

Come riporta un articolo di Andrea Pala per l’Università di Cagliari, il pergamo o ambone di Guglielmo, realizzato tra il 1159 e il 1162 per il Duomo di Pisa, fu donato nel 1312 come “venerabile reliquia” dalla repubblica dell’Arno alla cattedrale di Cagliari, privilegiando la città «al di sopra di ogni altra ‘colonia’ pisana». Nel 1670 lo stesso pergamo venne smontato e diventò parte integrante del nuovo spazio interno della chiesa creato dopo i lavori del quinquennio 1669-74, quando si fece anche l’ampliamento della navata centrale e si realizzano i pilastri a sostegno della nuova copertura e della cupola. La ricollocazione dei pezzi del pergamo di Guglielmo rientra negli stravolgimenti spaziali messi in atto nell’edificio e costituisce uno dei più interessanti esempi di reimpiego nella Sardegna del Seicento. L’opera, dall’indiscusso valore qualitativo, viene letteralmente scomposta e dislocata dentro la cattedrale per diventare parte dell’arredo nella sua forma barocca. Lo smembramento in due pseudo cantorie ancorate alla controfacciata, senza nessuna possibilità di accesso, ne determina la perdita della funzione liturgica e della sequenza originale delle lastre, alterando la connotazione originaria, la cui struttura non è ancora oggi conosciuta con certezza. Sono però evidenti gli interventi e le aggiunte secentesche sul manufatto medievale, come ad esempio i due basamenti baccellati con teste angeliche di cherubino ad ali spiegate poste al centro, che riprendono nelle forme e nello stile le coeve acquasantiere che si trovano di fronte a pochi metri dalle pseudo cantorie.

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