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Lo sapevate? Prima, per entrare nell’odierna via Manno, si doveva attraversare una porta medievale

Lo sapevate? Prima, per entrare nell’odierna via Manno, si doveva attraversare una porta medievale.

 

Piazza Yenne, il salotto della movida di Cagliari, crocevia perfetto dei quartieri storici della città, Castello, Marina, Villanova e Stampace.

Un luogo amatissimo dai cagliaritani che nel tempo è cambiato tanto, sia dal punto di vista stilistico-architettonico, sia dal punto di vista dell’utilizzo che della stessa piazza hanno fatto i cagliaritani.

In questa rarissima foto risalente al 1854 si possono intravedere elementi ora non più esistenti. Su tutti l’occhio cade inevitabilmente nell’arco che si scorge all’imbocco di via Manno. Si tratta di Porta Stampace, chiamata all’epoca anche Porta Marina o Porta San Giorgio (dal nome della Chiesa che sorgeva in quel luogo). Era il varco che separava Stampace dal quartiere Marina, oggi via Manno, allora Sa Costa. La Porta Stampace fu demolita pochissimo tempo dopo, nel 1856, per favorire il commercio e rendere più agevole la comunicazione.

 

 

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I quartieri storici e alcuni dei colli di Cagliari nel Medioevo erano circondati da possenti mura di difesa, nelle quali erano sistemate diverse porte e torri, alcune delle quali si sono conservate. Solo il quartiere Castello ha conservato tratti di queste mura (che furono abbattute nel corso dei secoli con l’avvento delle armi più moderne e con il cambio delle esigenze di difesa) ma anche Villanova, Stampace e Marina avevano i loro bastioni e le proprie torri (a Stampace c’è ancora la torre dell’Alberti). Gli ultimi tratti di mura del quartiere Marina, ormai molto malandati, furono eliminati nella seconda metà dell’Ottocento per far posto alla palazzata di via Roma (allora via San Francesco al Molo). I palazzi hanno rimpiazzato le fortificazioni, già fondate sui bastioni di Sant’Agostino (odierno incrocio con largo Carlo Felice) e della darsena (ad angolo con il viale Regina Margherita) demoliti nel 1863.

 

Torri e bastioni imponenti servivano per difendere la città dalle invasioni, fortificazioni impenetrabili e inespugnabili, che hanno attraversato i secoli. I pisani avviarono la costruzione nel quartiere di Castello e lo stesso fecero sul colle del castello di San Michele. Catalani, aragonesi e sabaudi completarono l’opera, modificando le difese a seconda delle evoluzioni tecniche: dai bastioni a strapiombo pisani a quelli leggermente obliqui degli spagnoli, sino alle strutture complesse piemontesi. Oggi si notano rilevanti tracce del sistema difensivo che cingeva Castello e dominava gli altri tre quartieri storici di Villanova, Stampace e Marina.

Parte della cinta muraria fu demolita dopo che Cagliari cessò di essere una roccaforte (fine XIX secolo). Di molte porte rimangono solo i nomi, mentre delle quattro torri rimaste in piedi la più antica, eretta dai pisani nel 1293, è la torre dello Sperone (o degli Alberti). Poco più recente è la torre dell’Aquila (in origine del Leone), incorporata nel palazzo Boyl. C’è poi la torre di san Pancrazio, edificata nel 1305. Due anni dopo fu eretta la torre dell’Elefante, detta così per la statua del pachiderma, posto su un peduccio nella parte rivolta verso il mare. Le due torri ‘gemelle’ sono opera di Giovanni Capula, costruite con conci squadrati su vestigia più antiche e suddivise in livelli da ripiani in legno.

Pisani prima e spagnoli poi intervennero anche sugli quartieri storici. Nel 1638 le difese pisane di Villanova furono rinforzate da una muraglia che dalla torre di san Pancrazio giungeva fino all’odierno bastione di Saint Remy.

Dalla torre dell’Elefante la cinta muraria scendeva sino al quartiere Lapola (oggi Marina), nei pressi dell’odierna piazza Yenne. Al centro della Marina stava la porta del molo, ovvero l’ingresso al porto, che già nel 1535 era protetto dai bastioni di Levante e di sant’Agostino. L’ultimo intervento spagnolo riguardò proprio il molo e il fortino di San Giacomo, poi arrivarono le significative modifiche dei Savoia. L’architetto de Vincenti, su ordine di Amedeo II, diede corpo a un imponente progetto di ristrutturazione con nuove muraglie, altri due bastioni e il riassetto di San Pancrazio, dove furono rimossi fossato e ponte levatoio e nel 1727 sorse l’arsenale regio, oggi sede della Cittadella dei musei.

 

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