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Quel ticchettio delle zampette tue che non c’è più: grazie per tutto l’amore, Gilli

Gilli, Fisietto, Alberto

Era un giorno di fine dicembre del 2009 e c’era il sole. La mia precedente e amata cagnetta non c’era più da due mesi e in casa il vuoto era troppo. Così, Facebook agli albori, mi misi a cercare qualche annuncio di cani da adottare. Ne vidi uno: bianco, oblungo, zampe tozze, di sicuro una bestia particolare. Mi piacque e presi appuntamento con la ragazza che aveva in stallo lui e qualche altro povero disgraziato raccattato dalla strada. Arrivò quel giorno di dicembre: entrai nella villetta con giardino e mi accolse una torma canina abbaiante e festosa. Tutti tranne il biancone. “E’ anziano e malato”, mi disse la volontaria. “Dopo che hai subito la perdita della tua per malattia, decidi tu se hai la testa di prenderti questo altro impegno”. Mi sedetti su un gradino del giardino per pensarci quando all’improvviso vidi un quadrupede a metà tra un doberman nano e un pinscher gigante abbaiare come un ossesso contro un corvo che malauguratamente per lui si era avvicinato alla recinzione. La stessa mi piombò addosso come un caterpillar: ok, è lei, aggiudicata.

Firmate le “carte” del preaffido la volontaria mi disse: “Ha circa 2 anni, è un uragano. L’unica cosa di cui devo avvisarti è che scappa. Se la tenta dappertutto: non ci risponde, non ci ascolta e scappa”. Così è iniziata la storia d’amore mia e di Gilli, con un avvertimento e con un fiume di abbai. Da quel giorno io e lei non ci saremmo mai lasciate e il suo sguardo attento, vigile e presente mi segue ancora ovunque io vada.

I primi periodi non furono facili: lei era veramente instancabile, aveva bisogno di camminare per chilometri e chilometri ogni giorno. In casa voleva essere costantemente considerata e qualunque cosa io facessi lei si piazzava davanti a me e mi fissava. Modificai le mie abitudini per lei: camminavamo mattina, pomeriggio e sera. Imparò ad accompagnarmi nelle commissioni, a venire in macchina dappertutto, ad aspettarmi quando ce n’era bisogno. No, non le insegnai niente, mai: la nostra intesa era perfetta. Lei capiva quello che volevo e lo faceva. Qualche settimana dopo sentii al telefono la volontaria che mi chiedeva come stesse andando: “Gilli cammina senza guinzaglio e mi segue senza che neanche la chiami”, le raccontai. Per cercare di placare la sua energia esplosiva andammo a fare agility dog: il nostro rapporto perfetto si rifletteva anche in questa situazione. Lei era bravissima nella disciplina e sembrava fosse stata addestrata fin da piccola a fare quello in mia compagnia. In realtà era solo il nostro amore che ci permetteva di superare ogni ostacolo e difficoltà “canina”.

Fisietto e Gilli

Compagna perfetta in ogni occasione, accolse con generosità il famigerato Fisietto quando, un anno dopo, direttamente dalle strade del capoluogo sardo, entrò a far parte della famiglia. Due caratteri completamente diversi che ne facevano, ad anni di distanza, i Raimondo e Sandra a quattro zampe. Scattante, attenta e presente lei quanto perso nei suoi pensieri e nella sua “mandronia” (pigrizia, in sardo) lui. Energica, dal pelo lucido e sempre pronta all’azione Gilli; menefreghista, col pelo simile a uno scovolino arruffato e sempre pronto allo sbrago sul divano Fisietto. La perfetta accoppiata imperfetta. Stesso discorso quando arrivò il fratellino umano: le uscite si facevano con la scorta. Gilli a sinistra, nanetto in carrozzina o passeggino al centro, Fisietto a destra. Mai nessuna gelosia, mai nessun problema: solo amore, generosità, accoglienza, rispetto.

Gilli ne combinava di tutti i colori: le sue gesta sono ancora ricordate negli annali canini. Tra le migliori: furto a distanza di chilometri al Poetto e ingresso senza invito nelle cucine di un noto ristorante della Marina (quartiere storico di Cagliari). Eravamo a farci una passeggiata in spiaggia, d’inverno come spesso capitava, e lei era impegnata nel suo divertimento massimo: abbaiare alle onde in maniera inconsulta e frugare tra le patate di mare alla ricerca di qualche pescetto morto e putrebondo. Ad un certo punto si ferma d’improvviso: come un bracco da punta inizia a fissare due poveri turisti in sandali e calzettoni, bianchi bianchi e biondi biondi. Ecco: quel giorno non mi ascoltò e iniziò a correre come una scheggia verso i malcapitati che nel frattempo avevano adagiato il loro asciugamanino nella spiaggia, inconsapevoli di quello che di lì a poco sarebbe accaduto. Perchè Gilli non solo iniziò a frugare in uno dei loro zaini ma riuscì a estrarne una enorme fetta di gruviera incartata dal banco salumi Conad e a portarsela via. Ricordo ancora i loro sguardi basiti e il mio tentativo di chiedere scusa in inglese mentre lei felice e soddisfatta se la rideva sotto i baffoni. Una domenica a ristorante invece era seduta sotto al tavolo in attesa di un pezzetto di pane o qualunque altra cosa commestibile: in ogni uscita era sempre presente e, a parte il pericolo che aggredisse il tavolo (non i commensali ma proprio la tavolata) dei vicini, si comportava da vera signora. Tranne quel giorno in cui riuscì a sfilarsi la pettorina da sola e a introdursi in cucina dallo chef riuscendo a superare i controlli di camerieri e ad aprire non si sa come la porta vetro che dava sul giardino e quella della cucina. La vidi scappare correndo mentre qualcuno le urlava contro improperi di ogni genere.

A lei non sfuggiva niente: fino all’ultimo giorno si accorgeva se ero felice o se piangevo. Fino al momento in cui, ormai con la sola forza di muovere le palpebre mi ha guardato e mi ha baciato il naso e le guance. Le ultime sue forze le ha impegnate nel dirmi grazie. Per la nostra favolosa vita insieme, per i momenti preziosi e indimenticabili, per i tanti “sacrifici” quotidiani (perchè sì, prendersi cura di un cane in un certo modo comporta molta organizzazione), per le notti insonni a dormire in terra per non lasciarla sola durante la malattia, per le vacanze ricamate a seconda delle esigenze sue e di Fisietto, per una quotidianità mia che era la nostra. Per non averla mai lasciata, fino all’ultimo istante. Cosa resta? L’insegnamento della fedeltà, del rispetto, della comprensione. Quel tutto che mi hai dato me lo hai tolto in un soffio: 15 anni d’amore tra me e te, che non eri un cane, tu eri e sei la mia Gilli.

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