Ci pensa tanto ai travagli del suo popolo, in fuga da una guerra che mette in ginocchio un intero Paese. La preoccupazione è tantissima, sì, ma la voglia di aiutare il prossimo è enorme. E lei ci mette tutto il cuore, raccontando la sua bellissima storia e lanciando un messaggio d’amore per tutti.
Olga Kostrykina, 35 anni, è una delle tante ucraine che da tempo lavorano in Sardegna. Dodici anni fa, da Nikolaev, il suo arrivo in Sardegna per raggiungere sua madre, portando con sé un bagaglio di studi di lingue e mediazione che ora vuole mettere al servizio dei tanti profughi, soprattutto bambini, arrivati nell’Isola. “Voglio subito mettermi a disposizione come interprete, so che ce n’è sicuramente bisogno”.
Lavora come può, Olga, dandosi da fare in tanti settori, crescendo il suo bambino con sani valori e lanciando a tutti un messaggio di fratellanza. “Russi, ucraini, tutti noi siamo uguali e dobbiamo volerci bene. Questa guerra non deve esistere”.
Un messaggio d’amore, quello di Olga, lanciato a tutti proprio da lei, che di amore incondizionato ne ha ricevuto già da quando, ancora in fasce, tutto sembrava andare storto. “All’età di 28 anni ho scoperto di essere stata adottata. I miei genitori adottivi mi hanno presa da un ospedale, appena nata, e mi hanno cresciuta in Ucraina. Hanno davvero fatto di tutto per potermi adottare. E pensare che i medici dicevano che, a causa di una disfunzione cardiaca, forse non sarei arrivata a un anno di vita. Ma loro non c’hanno badato e adesso eccomi qui”.
Olga vuole bene alla sua mamma ucraina e al suo papà, oggi scomparso. Ma nel suo cuore c’è sempre il desiderio di ritrovare la sua madre naturale. E raccontarsi oltre 30 anni di vita.
“So di essere nata in Bielorussia e che originariamente mi chiamavo Yulia Chernenko, nata sempre nel 1986, ma il 17 giugno. Ho provato a scrivere ai vari istituti, ma ancora la ricerca è difficile”.
Chissà se un giorno Olga non potrà realizzare il suo sogno. Di certo, nel frattempo, dal suo grande cuore è partita una corsa alla solidarietà per il suo popolo, raccogliendo tutto quello che si può e cercando di mandarlo a casa sua.
Ma non solo. Già, perché Olga, in piena emergenza, ha aperto le porte di casa sua all’amica di sempre Natasha e al suo bambino, arrivata tra mille fatiche in Italia e ora a Cagliari per una nuova vita. Senza contare, poi, il gran lavoro di aiuto per tutti, indistintamente.
“Io ho studiato da interprete all’Università e ho subito fatto domanda, alla Caritas e Villa Tecla, per aiutare i bimbi e il mio popolo nella comunicazione. Dobbiamo volerci bene, tutti e indistintamente. E sperare che questa guerra finisca al più presto”.