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1943, Bombe su Cagliari, “Pippo” Mulas pezzo di storia del passato: quando la guerra era nelle nostre case

(Foto Istituto Luce).

Il prossimo 19 marzo è pronto a spegnere 97 candeline. Proprio in occasione della festa del papà. Mica poco per uno che ha visto quasi un secolo di storia cagliaritana e non solo. Soprattutto quando in tempi difficili, quando ci si doveva in ogni modo rimboccare le maniche. Classe 1925, il cagliaritano Giuseppe “Pippo” Mulas è un prezioso pezzo del passato della nostra città, quando il capoluogo sardo veniva smembrato dalle bombe alleate, in una lenta e tragica agonia.

Oggi Pippo vive la sua vecchiaia nella precarietà di salute che può affliggere chi è vicino al secolo di vita. Ricorda forse momenti, sprazzi della sua gioventù e del suo mestiere, tra i vari, di barbiere fra Sant’Avendrace e il corso Vittorio Emanuele. Anni fa ha pensato di scrivere ogni cosa su dei quaderni, raccontando così anche la sua fuga dalla fame nell’Isola e l’avventura in terra emiliana, fra il 1943 e il 1945. Da questo prezioso diario cartaceo, il figlio Giovanni “Ninni” Mulas ha dato vita al libro “Il rifugio di Casticciano”, preziosa testimonianza di un passato che riguarda la storia di tutti noi.

“Mio padre raccontava di aver fatto tanti lavori”, spiega il figlio Ninni, “e poco più che ragazzino si è messo a bottega dal fratellastro, in viale Sant’Avendrace, imparando il mestiere di barbiere”. Una famiglia numerosa quella di Pippo. Otto figli e tante privazioni. E qualunque lavoro era prezioso quanto il pane, sempre difficile da mettere a tavola.

Nel ’40 arrivò la guerra in Italia e in Sardegna, portando con sé fame, paura e disagi. E le bombe, quelle che sventrarono un’intera città. In quel 17 febbraio 1943 oltre cento “fortezze volanti” e Caccia pesanti sganciarono il loro tappeto di morte sul capoluogo. I morti furono circa 200 e 300 i feriti. Cagliari, tra fame e servizi primari ormai a singhiozzo, andava lentamente in agonia. “Mio padre e la sua famiglia finirono sfollati. Anche il salone dove lavorava fu colpito dagli ordigni. Così in questi mesi difficili decise di partire per l’Italia, in compagnia dei suoi amici Gianni ed Eugenio”.

Ecco l’inizio dell’avventura a Sant’Arcangelo di Romagna, raccontata da Ninni nel suo libro. In uno Stivale, per metà sotto il tallone nazifascista, Pippo, fuggito da Stampace, cerca di dare una svolta alla sua vita, tentando magari di lavorare in qualche fabbrica. “Il governo gli passava un sussidio, quello che si dava ai profughi. Poi, i tre decisero di dividersi, non senza difficoltà”.

Si viveva alla giornata, con tante ristrettezze, sempre alla ricerca di un lavoro. Ragazzi sardi in una terra a loro sconosciuta. “Capitava che per non farsi capire parlassero in dialetto. Un giorno, però, un giovane capì la loro origine. E si scoprì che questa persona, Mario, era di Alghero. Cercò di aiutarli, ma anni dopo mio padre non riuscì ad avere più notizie di lui”. Poi l’incontro con Sauro, che gli permise di ottenere un lavoro come barbiere, guadagnando così le prime lire.

“Il titolo del mio libro? Il rifugio di Casticciano era il luogo in cui mio padre trovò rifugio, una volta congedato da Caterina, mamma di Sauro, la quale gli diede un alloggio per un po’ di tempo”.

Periodi difficili, in una parte di Italia che per due anni sarebbe stata insanguinata dalla guerra civile. “Dei tedeschi mio padre aveva tanta paura”, racconta Ninni. Da una parte tedeschi e fascisti, a caccia di ribelli e sbandati, dall’altra i partigiani. “Mio padre raccontava sempre di aver conosciuto uno di loro, un ragazzino 12enne. Portava una pistola, pronto a fare la guerra. Tempo dopo lo vide morto, ucciso dai tedeschi”.

Alla fine della guerra, Pippo ritorna nella sua Cagliari, trovando una città intenta a ricucire le profonde ferite dei bombardamenti. E qui, per tutta la sua vita da adulto, avvia la sua attività di barbiere, in un salone nel corso Vittorio Emanuele. “Lavorava tanto, insieme ai suoi collaboratori. E lì, nel cuore di Stampace, ebbe modo di conoscere tantissimi personaggi e le numerose attività commerciali del rione”.

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