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Attività storiche cagliaritane. Oltre mezzo secolo di lavoro per Emilio Follesa

Tutti i giorni da Pula a Cagliari, andata e ritorno. Nelle sue mani, da 55 anni, il mestiere ereditato dal papà e prima ancora dai nonni. Emilio Follesa è prossimo agli ottant’anni, ma di mollare la sua orologeria-gioielleria nella via Bacaredda non se ne parla proprio. “Sono già in pensione. Che cosa farei a casa?”. E così sotto con il lavoro, in mezzo ai suoi orologi da polso e a muro, provando a resistere al tempo e pure alla crisi.

 

Classe 1942, Follesa ha iniziato il suo mestiere di orologiaio meccanico come tanti. Imparandolo dal papà, poco più che bambino, sino alla metà degli anni ’60, quando nella via Bacaredda nacque la sua storica attività. “Prima con mia moglie abitavo in via Alagon, vicino al cinema Quatto Fontane. Poi abbiamo deciso di traslocare a Pula, il mio paese”.

 

Il pendolo a muro segna lo scorrere delle ore, nella sua piccola bottega. Così come i tanti ororologi da parete, alcuni di pregiata fattura artigiana e provenienti dalla lontana Foresta Nera. Resistere al tempo forse è facile per Follesa; un po’ meno alla crisi. “Ormai si lavora cambiando batterie e cinturini, ma le spese di gestione sono tante e si rimane sempre sotto”.

 

I “ferri” del mestiere sono sempre gli stessi. E in giro ancora qualche orologio “buono”, come quelli da taschino di una volta, lo si trova ancora. Ma a mancare è la clientela. “Oggi gli orologi sono usa e getta. La gente li cambia, piuttosto che aggiustarli. Certo, ci sono persone che hanno ancora l’orologio bello, magari regalo per qualche ricorrenza. Ma quello lo tengono a casa”.

 

Così si lavora. Sino a quando? Non si sa. Ma di certo dopo Emilio Follesa non ci sarà più nessuno. “Mi sarebbe piaciuto che uno dei miei figli avesse continuato. Ma non è successo, hanno preso altre strade. Dopo di me? I giovani di oggi non hanno voglia di imparare o continuare un mestiere”.

 

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