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Lo sapevate? Da dove deriva il detto “bogau a sonu de corru”?

I quattro quartieri storici di Cagliari: Stampace, sulla sinistra appena fuori dalle mura, Marina, Castello e Villanova

La cultura popolare cagliaritana è ricca di aneddoti, e le frasi che gli abitanti del capoluogo pronunciano, rievocano quasi inconsapevolmente episodi legati alla storia della città. Capita così che l’espressione “bogau a sonu de corru“, affondi le sue radici nell’epoca della dominazione aragonese della città, e nella fattispecie, ad una “ordinanza” anti-rumore di parecchi secoli fa. Questa ordinanza ante-litteram era in vigore nel XIV secolo, quando gli spagnoli misero in atto un coprifuoco all’interno delle mura del quartiere Castello.

Per segnalare la chiusura delle porte della parte alta della città, veniva suonato un corno, in modo da avvisare i cagliaritani di abbandonare le strade di Castello, così da non disturbare, al calar della sera, il riposo dei nobili che abitavano quella zona. Insomma, le persone venivano allontanate “al suono del corno” (bogaus a son’e corru, appunto). La pena per chi veniva sorpreso a violare il coprifuoco era severissima. Ai trasgressori veniva tagliata la testa, e i loro corpi gettati dal Bastione di Santa Croce verso la sottostante Fossa di San Guglielmo. Gran parte dei trasgressori erano abitanti del quartiere Stampace, votati alla ribellione e allergici alle regole e alla dominazione straniera, guadagnandosi l’appellativo di “cuccurus cottus” (teste calde), soprannome che dipingeva perfettamente le caratteristiche degli stampacini.

Persone dal carattere fumantino, per le quali la coscienza popolare trovò, attraverso un altro proverbio, la giusta soluzione per placarne i tratti ribelli. “A mustazzu stampaxinu, femina biddanoesa”, recita la saggezza popolare. Le donne di Villanova, infatti, erano conosciute nei secoli passati per la loro grazia e femminilità. Donne con la testa sulle spalle, mogli perfette per quelle teste calde di Stampace, troppe volte sorprese fuori orario  per le vie di Castello, a dispetto dei divieti dei comitati anti-rumore medievali.

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