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Successo e applausi per il cinema in lingua sarda, al Greenwich la serata del premio Kentzeboghes

Sale piene e applausi per il cinema in lingua sarda. Al Greenwich di Cagliari la serata finale del Premio Kentzeboghes ha visto trionfare due film e un documentario nella lingua dell’Isola. Un concorso ideato dall’associazione culturale Babel, insieme alla Cineteca Sarda per promuovere progetti in cinematografici nelle lingue minoritarie. Evento ‘costola’ del più ampio Babel Festival itinerante, al via a Cagliari lunedì 6 dicembre e sino all’11, con la raccolta di ben 104 film, accuratamente selezionati. “Portiamo avanti un festival che contribuisce a valorizzare la nostra e tante altre lingue minoritarie. Tra queste, anche quella dei segni”, le parole di Antonello Zedda, all’apertura della serata, insieme al direttore artistico Paolo Carboni e Tore Cubeddu.

Un affascinante viaggio nel futuro, lungo 50 anni, dal 1970 al 2020. Dallo scudetto del Cagliari al lockdown della pandemia, il regista Antonello Deidda ha raccontato tutto questo nel suo “12 aprile”, tra i vincitori dell’edizione 2020 del premio Kentzeboghes e proiettato in bianco e nero nella serata. Una città in quarantena, vista con gli occhi di un cagliaritano del passato.

Antonello, però, non pago, verrebbe da dire. Già, perché il regista sardo, giornalista e scrittore, è stato doppiamente proclamato vincitore anche del progetto 2021, dal titolo “Arrivano i Venusiani”, che entro il 2022 dovrà diventare film. “È tratto da una fake news del 1970. Un presunto sbarco di alieni a Nora, raccontato da un quotidiano, con tutto ciò che ne è derivato”. Insieme a lui, progetto vincitore del 2021, anche quello di Daniele con “Eclissi”, definibile come un cortometraggio di formazione.

Un progetto premiato e oggi proiettato, insieme a quello dell’altro Deidda, Andrea, con il suo film “Santamaria”. “La storia nasce da un racconto vero. E parla di boxe e dei sogni di un ragazzino di paese, quello di origine dei miei. È stato un po’ un percorso a ostacoli, arrivato al traguardo anche grazie al contributo di diverse persone”. Un corto metraggio, tratto da una biografia vera, che racconta Raimondo Gaviano, il pugile di Seui che con coraggio e fatica coltiva il sogno di diventare un professionista.
Dopo i due corti, anche “S’acàpiu de su sòriche de àrbore sardu”, il primo documentario sul ghiro sardo, in limba, frutto di un lavoro lungo 18 anni. Una rarissima sottospecie di quella europea, nel territorio di Urzulei, Orgosolo e Supramonte, fino a poco tempo fa considerato estinto. E il suo regista, Fabrizio Vella, mette insieme natura, antropologia, e la “magia” de sos brèbos. “Sino a tempi recenti i ‘soricadores’, cacciatori di ghiro sardo, sono stati una realtà. La carne e la pelliccia erano ricercate. Ma il disboscamento ha costituito una minaccia di estinzione per questo animale, oggi protetto e la cui riscoperta nei boschi di Urzulei è preziosa per la biodiversità e l’ecosistema dell’Isola. Mi piacerebbe che questo documentario venisse proiettato anche ai bambini nelle scuole”.

 

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