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Cagliari, in piazza Gramsci il ricordo delle vittime d’odio transfobico: testimonianze e racconti

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Cagliari contro la transfobia e per ricordarne le vittime. Nella giornata del Transgender Day of Remembrance, sono diverse le bandiere in piazza Gramsci, raggruppate nel Sardinian People for The Queer Revolution, a ricordare chi ha subito sulla sua pelle l’odio transfobico.

Cinque le vittime nel nostro Paese. Numeri sottostimati, secondo Giulia Curridori e non solo, dell’associazione Libellula, fra le diverse presenti al Tdor 2021: “La tendenza purtroppo è quella di invisibilizzare le persone, anche da parte della famiglia, omettendo la loro condizione transgender”. Discriminazioni, aggressioni e violenze, fisiche e verbali, in Sardegna e in tutta Italia. Persino per i giovanissimi, fra i banchi di scuola. Nella giornata di oggi il ricordo e le testimonianze di chi ha vissuto l’odio sulla pelle sua o su quella di un proprio caro.

Partecipe la presenza del popolo arcobaleno. Qualcuno ci racconta la sua storia. I. e B., che vogliono restare anonime, sono due giovanissime studentesse omosessuali che vivono la loro storia d’amore, come tutte le adolescenti. I loro genitori non ostacolano il loro sentimento, eppure qua e là non mancano forme violenza, anche da parte di persone molto più grandi. “L’altra sera ho accompagnato la mia fidanzata a Terralba – racconta B. , 18enne monserratina – e le ho dato un bacio per salutarla. Si è avvicinato un uomo sulla quarantina per chiedermi, tra il viscido e lo ‘speranzoso’, se magari a me in qualche modo piacessero anche i maschi”.

Dall’altra parte I., 17enne, che racconta: “Il mio prof. di religione mi ha chiesto se fossi indemoniata”. Poi, luci accese col telefono, a mo’ di fiaccola artificiale, per ricordare le vittime a una a una.

Tra i presenti, Anna Rosa Congiu dell’associazione Agedo Cagliari, mamma di una ragazza omosessuale. Oggi è qui per leggere la testimonianza cagliaritana di una mamma, rimasta anonima, di una ragazza vittima dell’odio transfobico. “Tanti, per paura o vergogna, non vogliono mostrarsi. Noi dobbiamo essere un aiuto per genitori e ragazzi”.

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