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A Cagliari emozioni per “Luigi”, Rombo di Tuono raccontato sul palco: “Riva? Onestà oggi difficile da trovare”

Un tributo a un uomo simbolo della nostra cultura e della nostra terra. All’Auditorium del Conservatorio “Pierluigi da Palestrina” di Cagliari è andato in scena “Luigi”, un viaggio introspettivo che ha raccontato Gigi Riva in 6 atti di puro spettacolo e romanticismo.

Un’opera artistica ideata e prodotta da Giorgio Pitzianti, che ha dato modo al nutrito pubblico di conoscere la vita di Rombo di Tuono, raccontandone gli aspetti più intimi. Dal bambino sino al campione, e per tutti un’emozione unica. “Una riflessione post Covid, per scoprire cosa si nasconda nello sguardo di Gigi Riva”, le parole di Pitzianti. “Un mito, sì. Ma dietro c’è un uomo”.

Sei atti, a raccontare la dignità di un famiglia, quella di Riva, pur nella sua povertà del dopo guerra. Luigi, ultimo figlio maschio dopo tante femmine, nato nei difficili tempi di guerra. Poi, la sofferenza, gli affetti familiari e la madre Elis, la persona più importante del campione. E naturalmente la sua passione per il pallone, coltivata a Leggiuno, un motore e un sogno.

Fra le poltroncine rosse del Conservatorio erano diverse le persone desiderose di rivedere, almeno in una rappresentazione artistica, Gigi Riva in tutta la sua profonda umanità, prima ancora che nella sua gloria giovanile. Ma allo stesso tempo c’erano anche coloro che Riva non l’hanno mai visto in campo, non hanno gustato lo spettacolo delle sue magie sul campo nei gloriosi anni ’60 – ’70 all’Amsicora. E qui allora hanno avuto la gioia di vedere ciò che i nonni di tutti noi c’hanno sempre raccontato di Giggirriva. E di più.

Nessun dialogo fra gli interpreti sul palco. Le scene, i gesti e la musica dell’orchestra bastavano a rendere vivi i sentimenti di chi, a 9 anni, ha vissuto il dolore per la morte del padre e della sorella, versato calde lacrime per il distacco dalla famiglia. Il collegio vissuto per tre anni da Riva come un carcere.

Tanta emozione per il noto attore e doppiatore romano Luca Ward, presente a Cagliari, all’interpretazione dei monologhi. E la voce del Gladiatore è stata carica di orgoglio, data l’importanza del suo ruolo. “Si sta raccontando la vita di un uomo e un pezzo della mia infanzia. Mio padre era juventino, ma seguiva il Cagliari e Riva, un monumento dello sport in generale”.

Lavoro e pallone nella giovinezza di Luigi. Poi, il primo contratto a Legnano, a 17 anni, funestato dalla perdita di un altro prezioso affetto: quello della mamma. Riva arriva a Cagliari, in Serie B. Una notizia “assurda”. Riva nell’isola “della condanna” per chi veniva dal nord. “Io lì non ci resto”. E poi, la spontaneità della gente, l’accoglienza del popolo, l’amore incondizionato. Riva si sente vivo, forte, mese dopo mese, anno dopo anno. Gigi diventa un campione per il Cagliari e la Sardegna intera. Senza mai dimenticare se stesso. “Io sono Luigi”.

Una figura immensa, Gigi Riva, per tutti noi sardi. Simbolo di orgoglio e fierezza di una terra lontana, troppo spesso dimenticata. Quel suo “no” alla Juventus e alle grandi che volevano coprirlo d’oro è l’eterno simbolo di un calcio e di valori che forse non esistono più. “Fa parte dell’onestà intellettuale di un uomo, laddove invece si rincorrono i soldi e il denaro. E poi si è trovato in un’Isola fantastica “. Davide contro Golia, il povero contro ricco, l’amore di un popolo e di un’Isola. Una scelta d’amore raccontata e messa in scena nel penultimo atto dell’opera. Prima della sua immortalità. “Lo scudetto, il riscatto di un popolo”.
Gigirriva raccontato sul palco, nei suoi aspetti più profondi e umani, dunque. Insieme a quell’amore eterno, ancora ardente, fra lui e il popolo sardo. Nella nostra terra una seconda famiglia per il numero 11. “Una questione caratteriale, credo. La riservatezza e la tranquillità, la distanza dalla vita frenetica. Cose comuni a Riva e alla Sardegna”.

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