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Omicidio Madeddu. Il movente, l’arma del delitto e quanto successo quel tragico mercoledì sera

Emergono particolari sempre più agghiaccianti sull’omicidio di Teulada, stamane chiariti e illustrati in una conferenza stampa al Comando Generale dei Carabinieri di Cagliari.

Si è ricostruito quanto successo mercoledì sera anche sulla base della testimonianza del presunto assassino, Angelo Brancasi, panettiere 43enne.

Proprio lui ha sostenuto di essersi recato mercoledì intorno alle 22 nel ristorante di Madeddu a Porto Budello, per avere dei chiarimenti su una presunta relazione clandestina tra la propria moglie e il ristoratore. Il loro confronto è poi degenerato in una lite violenta, durante la quale Brancasi sostiene di aver estratto da una tasca un grosso coltello con il quale ha colpito più volte lo chef. Madeddu, per difendersi, ha impugnato un’ascia ( quella che è stata trovata accanto al cadavere).

Brancasi si è poi dato alla fuga, secondo quanto confessato e ha buttato il coltello, l’arma del delitto, in campagna, mentre Madeddu esalava l’ultimo respiro. Ieri pomeriggio è stato convocato in caserma a Teulada e nella notte è stato interrogato. Infine ha ammesso le sue responsabilità, mostrando grande pentimento. La sua versione, per il momento, trova corrispondenza con quanto ricostruito dalle forze dell’ordine che hanno lavorato senza sosta.

Cruciali sono stati, per gli inquirenti, i filmati della videosorveglianza che Madeddu – che si trovava agli arresti domiciliari per un duplice tentato omicidio – usava per controllare il locale. Viene quindi meno l’ipotesi di una spedizione punitiva. Si è trattato, per i carabinieri, di un omicidio passionale.

Il corpo di Madeddu, in un lago di sangue, è stato trovato dalla figlia, che ieri mattina ha lanciato l’allarme.

 

 

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