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Fiabe dell’Isola. Maria Chisjnera, la versione sarda di Cenerentola: tra uccelli magici, fatine e principe azzurro

Una fanciulla gentile, figlia di padre vedovo e la minore di due “sorellastre”, sempre ai fornelli e, grazie all’aiuto di magici aiutanti, pronta a sposare un giovane principe. E la fiaba di Maria Chisjnera, tratta da Sos Contos de Foghile di Francesco Enna, inconfondibile versione sarda – fra le tante – dell’immortale Cenerentola, sebbene, ovviamente, con qualche variante molto interessante.

Originariamente in sardo logudorese del Meilogu, quella di Amelia Piredda di Siligo nella raccolta di Enna (2003), la fiaba racconta di Mariedda, ultimogenita di un padre vedovo, sempre tra i fornelli e, immancabilmente, vessata dalle due sorelle maggiori Minnia e Lughia. Lo schema dei personaggi e della trama riprende quello della versione a noi nota, anche mancano la componente della matrigna e quella del ballo. Fondamentale, ovviamente, la presenza degli aiutanti magici.

Un giorno il padre, mercante, impegnato in un viaggio in città, chiede alle tre figlie che cosa desiderino al suo rientro. Minnia chiede un vestito di seta da indossare alla messa, Lughia uno di raso, mentre Mariedda chiede semplicemente che il babbo saluti per lei, lungo strada, l’uccello mediano sopra l’albero di noce.

Il padre esaudisce il desiderio delle figlie e, lungo la strada del rientro, porge i saluti di Mariedda all’uccello mediano, il quale ricambia dandogli una noce da regalare alla fanciulla. Rientrato, consegna i regali alle due figlie maggiori, le quali l’indomani si dirigono a messa. Mariedda, invece, rimasta sola, apre la noce e subito vengono fuori tante piccole fate che preparano alla giovane un vestito bellissimo, mettendole fra i capelli un fiore di garofano.

Mariedda si reca alla messa e, come nella versione di Cenerentola, nessuno la riconosce, nemmeno le sorelle. In chiesa, inoltre è presente un giovane, rapito dalla bellezza della fanciulla, la quale, però, non può rischiare di mostrare la sua vera identità. Così, finita la messa e uscita dalla chiesa, rifila il garofano alla sorella Minnia, insieme a un ceffone, per poi scappare. Il giovane, uscito, tratto in inganno, si mette a inseguire Minnia credendola Chisjnera.

Tutto si ripete tempo dopo. Il padre, impegnato in un viaggio in città, chiede alle tre figlie che cosa desiderino al suo rientro. Minnia chiede uno scialle di seta da indossare alla messa, Lughia uno di raso, mentre Mariedda chiede semplicemente che il babbo saluti per lei, lungo strada, l’uccello mediano sopra l’albero di mandorlo.

Il padre esaudisce il desiderio delle figlie e, lungo la strada del rientro, porge i saluti di Mariedda all’uccello mediano, il quale ricambia dandogli una mandorla da regalare alla fanciulla. Rientrato, consegna i regali alle due figlie maggiori, le quali l’indomani si dirigono a messa. Mariedda, invece, rimasta sola, apre la mandorla e subito vengono ancora fuori tante piccole fate che preparano alla giovane un altro vestito bellissimo, mettendole tra i capelli questa volta una rosa rossa.

Mariedda si reca alla messa e, ancora una volta, nessuno la riconosce, nemmeno le sorelle. Anche questa volta, in chiesa, è presente il giovane. E ancora, finita la messa e uscita dalla chiesa, Chisjnera rifila la rosa alla sorella Lughia, di nuovo insieme a un ceffone, per poi scappare. Il giovane, uscito, tratto in inganno, si mette a inseguire Lughia credendola Chisjnera.

Di nuovo, tempo dopo, il padre, impegnato in un viaggio in città, chiede alle tre figlie che cosa desiderino al suo rientro. Minnia chiede un paio di scarpe di velluto da indossare alla messa, Lughia un paio di broccato, mentre Mariedda chiede semplicemente che il babbo saluti per lei, lungo strada, l’uccello mediano sopra l’albero di quercia grande.

Il padre esaudisce, per la terza volta, le richieste delle figlie; per la domenica successiva, inoltre, organizza un grande pranzo con molte persone nella speranza di trovare marito alle tre figlie.

Arriva la domenica. Mariedda, rimasta sola a preparare il pranzo, apre la ghianda, regalatale dall’uccello mediano sulla quercia, e subito vengono fuori, questa volta, tanti servitori che imbandiscono la tavola di ogni ben di Dio. Poi, confezionano un bellissimo abito per la giovane, che si reca alla messa.

Finita la messa e data la benedizione, la fanciulla scappa dalla chiesa e perde una scarpetta, prontamente raccolta dal giovane, ormai innamorato di lei. Poi, tutto il paese si reca a casa del mercante, per un pranzo sontuoso. Lì, il giovane, in realtà un principe, annuncia che sposerà la fanciulla proprietaria della scarpetta di cristallo.

Tutte le nubili si buttano a misurare la scarpa: ma a nessuna questa calza a dovere. A nessuna, meno che a Mariedda che, fra lo stupore di tutti, viene riconosciuta dal giovane, il quale altri non era che l’uccello mediano condannato a volare da un albero all’altro fino a quando non avrebbe ricevuto il saluto gentile di una fanciulla.

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