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Lo sapevate? Lo scienziato siciliano Alfredo Niceforo scrisse che i Sardi erano predisposti geneticamente a delinquere

Lo sapevate? Lo scienziato siciliano Alfredo Niceforo, nel dicembre del 1898 pubblicò “Delinquenza in Sardegna” un’opera con la quale teorizzava che il banditismo fosse così diffuso nell’Isola perché i Sardi erano geneticamente predisposti a commettere delitti efferati.

Alla fine dell’Ottocento in Sardegna il fenomeno del banditismo dilagava, le “Grassazioni” cioè le aggressioni a mano armata a scopo di rapina erano drammaticamente frequenti. La cronaca dell’epoca riporta un impressionante numero di episodi finiti nel sangue, come quello eclatante del novembre del 1894 quando una banda composta da più di 50 fuorilegge circondò la casa dell’uomo più ricco di Tortolì, il cavalier De Pau. Entrarono e uccisero un servo che si rifiutava di rivelare dove fossero nascosti gli averi della famiglia. La banda, individuato il nascondiglio in cui era custodito il ricco bottino, 27 mila lire in oro, 5 mila in gioielli, 20 mila lire in altri oggetti preziosi, saccheggiò i preziosi per darsi poi alla fuga. Il brigadiere Giua, gallurese, intervenne con i suoi commilitoni, ingaggiò uno scontro a fuoco e rimase ucciso. Nella fuga anche i banditi persero un loro uomo, ma per paura che dal riconoscimento del cadavere si potesse risalire ad altri componenti della banda legati a quest’ultimo da rapporti di parentela, il corpo venne completamente spogliato, lasciato solo con le calze, decapitato con una leppa e la testa portata via.

 

Dall’osservazione dei protagonisti di fatti come questo, Niceforo, sulla scorta di teorie di lambrosiana memoria, trasse la conclusione che: «La varietà mediterranea ha un temperamento etnico formato da un insieme di caratteri psicologici tendenti ai reati di sangue». Definì i Sardi privi di quella «plasticità morale che fa mutare ed evolvere la coscienza sociale», affetti da «daltonismo morale» che per tratti genetici e condizioni geografiche erano uomini propensi alla vendetta e afflitti dalla inarrestabile ferocia tipica del «delinquente nato».

La popolazione sarda accolse l’opera di Niceforo come l’ennesimo insulto alla gente sarda, ne scaturì una polemica durata anni sostenuta dall’intellighenzia che combatteva contro la teorizzazione scientifica della “Razza maledetta”.

Non tutti gli intellettuali sardi dell’epoca però avversarono le teorie dello scienziato siciliano. Niceforo nella sua ricerca attribuisce la responsabilità del dilagare del banditismo anche agli apparati di sicurezza e agli amministratori della giustizia espressione delle scelte di uno Stato accentratore e autoritario. Gli intellettuali di fede socialista vollero leggere in questa denuncia un sostegno alle loro rivendicazioni regionalistiche e federaliste. Grazia Deledda per esempio dedicò a Niceforo La via del male che venne pubblicato qualche anno dopo. (Dalila)

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