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I cagliaritani e la Sardegna: in 5 punti, ecco cosa ci differenzia dal resto dei sardi

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Sardi, siamo sardi, e su questo non ci può piovere. Ma diciamoci la verità, noi cagliaritani ci sentiamo sardi in tutto per tutto o lo siamo in modo un po’ atipico? Consci del fatto che questo articolo sia una disquisizione scritta per suscitare allegria, riso e, magari anche riflettere un po’, siamo sicuri che i lettori e le lettrici sapranno prendere con estrema ironia ciò che, tra poco, andranno a leggere.

Quello che verrà analizzato sono i 5 punti che differenziano i cagliaritani-tipo dal resto degli abitanti dell’isola. Perché vuoi per un motivo, vuoi per un altro qualche sensibile differenza c’è. Sarà il mare, sarà il maestrale o, a seconda del vento che tira, l’umidità, sarà quel che sarà, ma resta il fatto che il casteddaio è un sardo a sé.

1. Il murrungio come sport nazional-regionale

Iniziamo con l’analizzare una delle nostre principali caratteristiche: il murrungio. Per aiutare gli amici “continentali” nella comprensione, murrungiare significa protestare, bofonchiare, manifestare la propria contrarietà. In questo noi cagliaritani siamo dei veri maestri. Cosa avrete da protestare, direte voi, con un sole sempre alto nel cielo, un’eterna primavera e una città a misura d’uomo e anche molto bella da vivere? In realtà non è ben chiaro, però un motivo lo si trova sempre. Se c’è troppo caldo (praticamente da aprile a novembre) o se c’è troppo freddo (una settimana scarsa all’anno), se non piove (sempre) o se piove a lungo (ritorniamo a quella settimana scarsa di freddo). Insomma basta che cambi il vento (e qui di vento ce ne intendiamo) e il murrungio è cosa fatta.

2. Commentatori seriali del web (il murrugio 2.0)

Un’altra delle nostre principali caratteristiche è quella di dover mettere bocca sempre e comunque. Su tutto. E sul web, online. Trattasi semplicemente del murrungio 2.0, quello digitale. Comodamente seduti sul proprio scranno, sdraiati sul divano o a letto, all’interno delle private mura del bagno, in giro o dove ci sia connessione wifi, ogni luogo ormai è buono per dire la propria opinione e, soprattutto, condividerla. E il cagliaritano lo sa bene e non perde attimo: da un lato questa insana passione per il commento, una sorta di feticismo della parola e del congiuntivo che latita, se è patologica per molti concittadini, dall’altra parte è significativa di come, noi cagliaritani, siamo legatissimi alla nostra città. Confessate quanti chili di pop corn avete ingurgitato scorrendo i commenti sui lavori del lungomare Poetto anni fa, su quelli del centro, via Manno e via Garibaldi sopra tutti, sulla pedonalizzazione del corso e, dulcis in fundo, ancora caldi caldi (sia i commenti che i pop corn), sulla via Roma pedonale. Siamo anziani che guardano i cantieri inside, c’è poco da fare. Perché là dove il sardo tace, ci pensa il cagliaritano a riempire il vuoto.                         

3. Toglieteci tutto ma l’auto mai

Qui analizzeremo un punto a nostro sfavore: l’eccessivo attaccamento all’automobile. Il cagliaritano che si rispetti ama da morire la propria auto e ancora di più trovare parcheggio di fronte, considerato che dentro non è possibile, alla destinazione prescelta. E, da qui, la ricerca del posteggio diventa questione di vita o di morte: liti interminabili su chi è arrivato prima e furbetti tattici (di solito i passeggeri agguerriti) che si piazzano a occupare lo spazio libero. Ma la nostra città in questi anni, c’è da ammetterlo, è migliorata tantissimo: la linea pubblica degli autobus è una delle migliori in Italia, molte zone urbane sono diventate pedonali e le piste ciclabili si moltiplicano a vista d’occhio. Non ci resta, a questo punto, che arrenderci abbandonando qualche volte la preziosa quattro ruote sotto casa o parcheggiando qualche metro più in là. Però, lo sappiamo bene, noi cagliaritani siamo molto pigri: là dove i sardi sono abituati, anche per necessità, a spostarsi più di frequente rispetto a noi, qui non ci resta che ammettere la nostra mandronìa (per gli amici continentali, pigrizia), rimboccarci le maniche (o i risvoltini) e camminare.

4. Ossessione moda 

Il cagliaritano è modaiolo. E questo è un dato di fatto: segue delle mode tutte sue che lo differenziano notevolmente dagli abitanti del resto dell’isola. La moda qui in città funziona come ora vi verrà illustrato e questo vale non solo per l’abbigliamento ma per tutti i comportamenti e vita quotidiana: qualche forza di grado superiore incomprensibile ai più decide che, ad annate regolari, un determinato negozio, locale, ristorante, discoteca, bar, spiaggia, località et cetera, vince su tutti e il cagliaritano si adegua. Poco importa che quel bar, ristorante, negozio, spiaggia et cetera non piaccia alla maggior parte di quelli che ci vanno, perchè questo è solo un dettaglio. Ci si deve andare e basta. Stesso discorso per l’abbigliamento: al diavolo la comodità o il guardarsi allo specchio. Se un determinato jeans, marca, scarpa et cetera la forza di grado superiore ha deciso che sarà la nostra divisa, che la nostra divisa sia. Questo ci permette di riconoscerci anche solo con uno sguardo: che ci si trovi a Shibuya crossing all’ora di punta o in piazzetta ad Alghero, il cagliaritano noterà un altro cagliaritano proprio grazie ai misteriosi dettami di moda che solo noi siamo in grado di decifrare e seguire.

5. Cagliaritanesimo come stile di vita

Cagliari caput mundi: ebbene si, noi cagliaritani, saremo murrungioni, mandroni e modaioli ma la nostra città l’amiamo fino al midollo. Cagliari è Cagliari e tutto il resto è altra terra, o quasi. Più che sentirsi sarda, la maggior parte di noi si sente proprio casteddaia: già pensare a Pirri o Settimo va al di là della nostra concezione di appartenenza. Un campanilismo esasperato all’ennesima potenza che ci fa considerare un po’ come abitanti di una fortezza a sé. E il teorema delle tre M (murrungioni, mandroni, modaioli) rappresenta, in maniera abbastanza singolare, i nostri sentimenti verso la città: murrungioni perché ci piace disquisire e discutere, spesso inutilmente e senza costrutto alcuno, su tutto ciò che ci succede attorno, che si tratti dell’angolatura esatta, calcolata millimetricamente, con cui sono state montate le panchine in marmo del Bastione ma allo stesso modo, del bel colore viola per alcuni e dell’odore putrescente per altri, delle jacarande in fiore del Largo o di via Milano. Siamo mandroni perché la nostra città ci piace talmente tanto che non vogliamo proprio muoverci. Cagliari è davvero a misura d’uomo, i servizi principali ci sono, così come le scuole e le Università, e non si può negare che la qualità della vita sia alta: quindi, insomma, perché andare via? E poi sì, siamo modaioli e lo siamo sempre stati: poco trasgressivi ma molto attenti alle novità delle passerelle declinate in versione rossoblù (e questo termine ci ricorda che qui si potrebbe aprire la parentesi dell’altra grande nostra passione, quella per il Cagliari, la squadra di calcio, ma la lasceremo ad un’altra puntata), il nostro modo di vivere lo stile ci rende unici (e per fortuna, si potrebbe aggiungere).

Quindi, come scriveva qualcuno, Cagliari: odi et amo

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