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Piscine chiuse: non solo danni economici, a rischio la carriera di tante promesse del nuoto sardo

«Dovremo stare chiusi almeno fino al 5 marzo, se restiamo zona gialla, e siamo fermi dal 24 ottobre – spiega Danilo Anedda- direttore sportivo delle piscina comunali Acquasport di Assemini, Cagliari viale Diaz e Oristano – a giugno abbiamo aperto ad Assemini, poi settembre e ottobre quelle di Cagliari e Oristano, abbiamo svuotato le vasche seguito dei protocolli molto rigorosi, quindi chiudere a ottobre è stata una mazzata».

Le piscine dovevano seguire due protocolli, quello legato all’accordo Stato-Regioni valido per tutte le strutture che accolgono il pubblico e in più quello della Federazione Italiana Nuoto, specifico per le piscine, che disciplinava molto più nel dettaglio le attività delle piscine, come per esempio i volumi d’aria nell’unità di tempo, l’acqua che doveva avere caratteristiche un po’ diverse dal solito. Questo ha implicato per i gestori delle spese molto importanti.

«I comuni hanno provato a dare una mano, ma anche loro non hanno grandi strumenti per intervenire, ci hanno sospeso il canone per tre mesi, gli altri nove andrebbero pagati, anche se noi non abbiamo lavorato, ma è stato comunque un piccolo aiuto. L’unico ristoro per le piscine comunali arriverà a breve, grazie al Presidente regionale FIN Sardegna, Danilo Russu – aggiunge Anedda – che interloquendo con la Regione è riuscito ad ottenere un ristoro importante specifico a fondo perduto. Le perdite sono state ingenti, una struttura come la nostra avrebbe bisogno per funzionare e sostenere i costi di gestione di almeno 800 o mille utenti. Con le restrizioni, il protocollo di fine maggio, della fase 2, consentiva di ospitare contemporaneamente un numero troppo esiguo di persone, tanto da mettere a rischio gli equilibri economico-finanziari».

«Le grandi piscine sono energivore, quindi se anche verrà consentito di riaprire – prosegue il Direttore sportivo- se dovessero essere imposte ulteriori restrizioni bisognerà valutare la sostenibilità di una riapertura, senza contare che le iscrizioni avvengono per lo più nella stagione calda. Potrebbe essere utile per rilanciare il settore che si pensi a dei bonus da assegnare a chi decide di iscriversi, soprattutto alle famiglie, come hanno fatto per esempio per i monopattini. È molto probabile che quando si riaprirà molte persone avranno problemi economici e magari non saranno in grado di pagare un abbonamento. Noi proponiamo benessere, quindi lo stato inserendo liquidità in questo settore sta facendo un doppio investimento».

Ma c’è un’altra grande preoccupazione che affligge gli operatori che con grande passione formano gli atleti del futuro, le promesse del nuoto sardo e nazionale. «Gli agonisti, assieme ai disabili che fanno terapia, sono utenti che nuotano 2 ore al giorno 6 giorni alla settimana. Fermarsi così improvvisamente dopo tanti mesi di attività costante – spiega Danilo Anedda – ha generato conseguenze di natura psicofisica drammatiche. Sono ragazzini che avevano le giornate completamente impegnate e improvvisamente si sono trovati a casa soli e senza potersi muovere. È ovvio che questa è un emergenza sanitaria legittima, stanno morendo tante persone, ma parallelamente si stanno generando altre emergenze».

«Gli ultimi Dpcm hanno consentito agli atleti agonisti così detti di “Interesse nazionale” e noi ne abbiamo tesserati circa 120, di nuotare dentro protocolli rigorosi inclusi i tamponi. In accordo con alcune società della città metropolitana, nel nostro caso con Atlantide, Aquasport e Atlantide si sono consorziate, e da due mesi stiamo facendo gli allenamenti, ma sono allenamenti a porte chiuse, attualmente la città di Cagliari è riuscita ad aprire la piscina olimpionica di Terramaini, e contiamo di poter nuotare lì con tutti gli agonisti della città metropolitana. Per questi ragazzi, il tipo di allenamento quotidiano ha dei ritmi per i quali una pausa così prolungata potrebbe stroncare delle carriere nascenti. I ragazzini di 12 o 14 anni che stavano cominciando ad ottenere i primi riconoscimenti sono ragazzini che nuotano da quando avevano 6 anni e non hanno mai smesso. Non sappiamo quanti di loro – conclude il Direttore sportivo – dopo una pausa così lunga riusciranno a trovare la motivazione per ricominciare».

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