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Arriva la notte delle streghe, anche la Sardegna ha le sue, secondo alcuni sono le Janas

Di Sara Sirugu

Immaginiamo la Sardegna di tanti anni fa: senza televisione, senza internet o social media. Uno scenario perfetto per far volare la fantasia e trasformare in racconti fatti realmente accaduti, magari di fronte al calore di un fuoco scoppiettante nelle sere d’inverno. E molti di questi racconti hanno come protagoniste le Janas, minuscole donne dai mille poteri. Se in alcune zone della Sardegna, così come in molte leggende, le Janas vengono descritte come meravigliose fate, che portano fortuna a chi le incontra, in altre località esse vengono dipinte come streghe, tutt’altro che buone. Queste sarebbero arcigne, dispettose e addirittura cattive.

Un esempio di ciò si trova nei racconti di Grazia Deledda. In Canne al vento ci dice che le Janas stanno tutto il giorno nelle loro casette di pietra, a tessere stoffe con i loro telai d’oro. Ma in Fiabe e leggende sarde racconta anche che chiunque intralciasse il loro cammino venisse poi maledetto o perseguitato da queste donnine: da lì il detto “Mala Jana ti jucat”, ossia “mala fata ti porti”.  E in generale nel nuorese le Janas vengono considerate per lo più delle streghe, da cui è meglio stare alla larga. A Tonara le Janas vengono descritte addirittura come vampiri: esse catturavano gli uomini, per poi succhiarne il sangue.

Troviamo importanti testimonianze anche nella raccolta di Bottiglioni, grande studioso di lingua sarda. Una di queste si ambienta a Ghilarza: qui le Janas (o Gianas) erano bellissime, vestite di rosso e molto ricche. Passavano il tempo a cucire e filare, le loro dimore erano arredate da minuscoli mobili. Possedevano numerosi oggetti di valore ed erano molto religiose. Secondo questo racconto le Janas scomparvero con l’arrivo dei Pisani in Sardegna, lasciando come prova della loro esistenza solamente le minuscole domus. Un altro racconto popolare è invece ambientato a Esterzili, dove le Janas vivevano in una grotta.

Qui vengono descritte come donnine in grado di ottenere tutto ciò che volevano: essendosi prese troppe libertà e comportandosi come la gente comune, vennero poi punite da Dio. Vivevano tra le rocce anche le Janas di Aritzo: in questa leggenda si dice fossero alte 25 centimetri e molto timorose nei confronti degli uomini. Le fate di Pozzomaggiore, invece, erano quasi angeli: secondo la tradizione popolare queste erano dotate di ali. Estremamente ricche, avrebbero lasciato un grande tesoro nella collina di Montoe.

Nessuno ha avuto fortuna nel toccare il tesoro: questo si trasformava immediatamente in cenere e carbone e tutt’ora rimane introvabile. A queste leggende si è ispirato anni dopo Sergio Atzeni per il suo Fiabe Sarde: una delle sue storie parla infatti di un ragazzo accolto dalle amorevoli Janas, in cambio di un aiuto lavorativo.

All’apparenza la loro natura sembrerebbe dunque duplice: malevola ma anche benevola, forse legata a come ci si comportava con loro. Una cosa è però certa: di queste mitiche creature ci rimangono oggi circa 2.400 domus, disseminate in tutto il territorio sardo.

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