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La preoccupazione dei fiorai: “Un eventuale lockdown sarebbe una catastrofe”

efisio muscas fioraio

Efisio Muscas, uno dei fiorai del cimitero san Michele

L’aria che si respira questi giorni a Cagliari è di incertezza e paura. Incertezza perché nonostante l’ipotesi lockdown della Sardegna pare sia stata (per ora) accantonata a favore invece di un coprifuoco sul modello di altre regioni italiani, il timore di un ennesimo dietrofront è tanto.

L’ordinanza verrà molto probabilmente emanata dopo le elezioni comunali di domenica e lunedì. Nel frattempo, intere categorie attendono con ansia di sapere cosa li attende. Una di queste è la categoria dei fiorai. Un lockdown generale comporterebbe anche la chiusura dei cimiteri. Si può dunque immaginare le ripercussioni che questo avrebbe sul settore. «Ordiniamo i fiori dai 10 ai 15 giorni prima – spiega Efisio Muscas, proprietario insieme al padre Luciano, del chiosco di fronte al cimitero San Michele – Se chiudono tutto di nuovo, per noi sarà una catastrofe, perché la merce l’abbiamo comunque pagata e quello che non dovessimo vendere in caso di lockdown, dovremmo buttarlo perché dopo due settimane appassirebbe tutto. Abbiamo già pagato caro la prima chiusura di marzo e aprile, non vorremmo succedesse ancora una volta».

Anche Daniele Murru, proprietario del chiosco di piante e fiori fuori dal mercato di San Benedetto, e che però chiede di non essere fotografato, esprime preoccupazione: «Qualora dovessero chiuderci in casa nuovamente, noi fiorai la finiremmo a gambe all’aria. Naturalmente dobbiamo pagare i fornitori dai quali facciamo gli ordini, dunque un lockdown ci distruggerebbe. Dovremmo buttare tutto, sarebbe uno spreco enorme. Ho dovuto già disdire numerosi ordini. La gente, infatti, esce meno di prima perché ha paura. Sì, sono molto preoccupato, soprattutto per le perdite che subirei in vista della commemorazione dei defunti, quando solitamente si vende di più. Anche se dovessero decidere solo per le restrizioni, ci rimetteremmo ugualmente. Con gli ingressi contingentati nei cimiteri, ma anche nelle feste e nelle cerimonie , ad esempio i matrimoni, alcuni dei quali sono stati annullati o rinviati, di conseguenza non si comprano fiori».

Il chiosco di fiori fuori dal mercato di San Benedetto

Carla, fioraia di Quartu che chiede di non mettere il cognome, ci va giù dura: «Ho pagato caro il lockdown della scorsa primavera. Devo pagare i fornitori e non so come fare. Sto solo ora cercando di risollevarmi ma la prospettiva di doverci fermare ancora mi terrorizza. Se succede, il fallimento è assicurato. Non sono preoccupata, sono molto adirata».

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