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Sardegna, non solo mare: la tradizione dei murales e i musei particolari

Sono ormai poco più di cinquant’anni che la Sardegna è diventata terra di murales, i magnifici dipinti realizzati sulle mura degli edifici e dalle tematiche più disparate, dalla vita quotidiana, alla politica, passando per i fatti quotidiani. Il muralismo ha origine in Messico intorno agli anni Trenta e prende piede in Sardegna dalla fine degli anni Sessanta. La tecnica utilizzata, nella maggior parte dei casi, è una pittura ad acqua per interni. Le tematiche e gli stili sono mutati nel tempo ma si è partiti con il naif e il realismo, passando per l’impressionismo e i dipinti infantili.

Nato come espressione creativa libera dei movimenti di protesta, nel tempo il muralismo è diventato una forma d’arte, che riesce ad unire valore estetico e sociale.  Questo tipo di pitture sono eseguite da più persone sotto la guida di un “mastro” di riferimento. Nei primi murales erano presentate soprattutto il malessere e le speranze, di una comunità, quella sarda, alla perenne ricerca di stabilità, sociale ed economica.
I murales si deteriorano velocemente e non sempre diverse opere rovinate sono state riprese. Nel tempo questa tendenza è cambiata, anche grazie all’alto valore artistico acquisito da molte di queste opere.

I murales rappresentano ormai un patrimonio culturale dell’Isola, un’altra importante peculiarità intorno a cui far ruotare un turismo fiorente. Patria dei murales in Sardegna è senza dubbio, Orgosolo, paese barbaricino dove possono essere ammirate oltre 150 opere realizzate a partire dal 1969, quando il collettivo artistico anarchico milanese Dioniso, realizzò il primo. Molte di queste opere sono bellissime e migliaia di turisti arrivano ogni anno nel paese barbaricino per ammirarle. Molti di questi murales, soprattutto i più vecchi, sono frutto del lavoro del professore senese Francesco Del Casino, che nel 1975 diede il via a quella che è stata una vera e propria scuola, che ancora va avanti.
La svolta in occasione del 30° anniversario della Liberazione: Del Casino, insieme ai suoi allievi andò avanti con la realizzazione di tanti altri murales, a cui successivamente diedero il proprio contributo gruppi e artisti locali. Questa scelta artistica portò a una vera e propria esplosione artistica: numerosi comuni infatti cominciarono a commissionare ad artisti locali e non dei murales per rendere più belle e singolari le facciate delle case dei paesi.

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Altro luogo simbolo dei murales in Sardegna è San Sperate, il Paese-Museo, che con oltre 300 opere è la località isolana con il maggior numero di murales, tra cui spiccano quelli realizzati dall’artista del luogo Pinuccio Sciola, ideatore nel 1968 di questo progetto che nel tempo ha coinvolto centinaia di artisti provenienti da tutto il Mondo.

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Altri murales si trovano in numerose altre località della Sardegna: Fonni, Mamoiada, Tinnura, Oliena, Villamar, Serrenti, San Gavino, Serramanna, Montresta, Palau, Guspini e Suni.

Negli anni Ottanta prese piede la corrente muralista legata alla vita quotidiana, sarda e agropastorale: pastori e greggi, contadini al lavoro nei campi e casalinghe con i propri figli. Un filone “realista” che divenne espressione diretta di una società che vuole trasmettere e far conoscere usi e costumi anche al di fuori dell’Isola.

Altro centro importante, soprattutto in quest’ottica “realista” e contadina è Villamar nel Medio Campidano: qui i murales si sono diffusi a partire dal 1976 grazie a due esuli cileni Uriel Parvex e Alan Jofrè. Subito dopo il fenomeno conobbe un vero e proprio impulso grazie a due artisti locali, Antonio Sanna e Antonio Cotza. Il primo privilegiò le tematiche “realiste” e quindi la quotidianità del suo paese, Cotza invece diede risalto ai fatti internazionali e alle vicende storiche isolane.

 

Un altro paese storicamente importante per i murales in Sardegna è Serramanna, sempre nel Medio Campidano. Qui il fenomeno esplose negli anni Settanta per esprimere il disagio giovanile. Significativo il murale con tematiche di emigrazione realizzato nel 1979 dal gruppo di Ledda, Dessì, Putzolu e Arba “Emigrazione è deportazione”.

Oltre a Orgosolo e San Sperate, dove l’attività muralista è sempre viva, negli ultimi anni è esplosa una florida e vivissima corrente artistica a San Gavino, altra località del Medio Campidano, letteralmente rilanciata e non solo artisticamente (prima regnavano disoccupazione, povertà e spopolamento) dall’associazione Non Solo Murales, un gruppo che si occupa non solo di street art, e che ha cambiato i connotati del paese. Da un’idea nata per caso, per ricordare un amico scomparso, oggi a San Gavino si possono ammirare decine e decine di murales.
Tutto è cominciato nel 2013, quando viene a mancare prematuramente Simone Farci, per tutti “Skizzo”. Per ricordarlo i suoi amici organizzarono un evento di musica e di cucina, le sue passioni.

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Nella raccolta di fondi avanzano alcune centinaia di euro, che il gruppo di amici decide di utilizzare per creare qualcosa di duraturo, che piaccia alla gente ma che sia soprattutto in memoria di Skizzo. Nasce l’idea del murale. Giorgio “Jorghe” Casu, l’ormai affermatissimo (le sue opere sono conosciute in tutto il Mondo e abbelliscono alcuni dei palazzi più importanti del pianeta), grande amico di Skizzo, decide di realizzare un’opera a San Gavino.

 

Il murale viene inaugurato nell’estate 2014 con grande partecipazione di tutti i cittadini. Gli amici di Skizzo a questo punto realizzano che davvero uno spazio bello e curato può essere benefico per la vita comunitaria del paese. Da allora Casu ogni estate ritorna a San Gavino Monreale e crea una sua opera. Tanti altri artisti hanno fatto e fanno lo stesso, dando vita a un vero e proprio boom di street art. Muralisti del calibro di Ericailcane, Spaik e Gabriel Moreno sono passati da San Gavino, insieme a molte associazioni giovanili impegnate nel campo dell’arte e della riqualificazione urbana.

I muri sangavinesi sono messi a disposizione dal Comune e dagli stessi abitanti, orgogliosi di come la loro città si stia trasformando.
Nel 2016 gli amici di Skizzo (che nel frattempo si sono moltiplicati) danno vita a “Non solo Murales di San Gavino Monreale Paese di Artisti”, una vera e propria associazione. Non solo Murales gestisce la realizzazione delle opere murarie, si occupa della riqualificazione e della pulizia dei luoghi che ospitano le stesse opere e inoltre organizza una serie di percorsi turistici per andare ad ammirare i murales di San Gavino Monreale. Il resto è storia recente.

Dai murales ai musei particolari, la Sardegna offre una miriade di collezioni “speciali”, che vanno oltre l’archeologia e la storia dell’arte e le raccolte più conosciute, i musei Archeologico di Cagliari, il Sanna di Sassari e la Pinacoteca, nella Cittadella dei Musei. Si tratta di collezioni conservate in musei etnografici, di arte contemporanea, mineralogici, tradizione, storia e artigianato, realtà più o meno nuove, potenzialmente importanti a livello turistico, soprattutto nelle zone più remote dell’Isola.

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Partiamo dall’Orto Botanico di Cagliari, un vasto spazio verde nel centro storico della città, che conserva migliaia di specie vegetali, alcune molto rare, provenienti da tutto il mondo, e al suo interno un’area archeologica che custodisce un gran numero di reliquie romane. L’Orto botanico occupa la parte bassa della valle di Palabanda, in un’area compresa tra Anfiteatro romano, Orto dei cappuccini e villa di Tigellio.
Casa museo Sa Dom’e Farra, Quartu Sant’Elena: sa Dom’e Farra (casa della farina), custodisce in una magnifica casa campidanese, attrezzi agricoli, e “Il ciclo della vita”, dove sono esposti ottomila oggetti tradizionali (XVIII-XX secolo), relativi alla quotidianità agro pastorale dei lavoratori sardi nel corso Dell’Ottocento e del Novecento.

Museo Grazia Deledda, Nuoro. A Nuoro si trova la casa natale della scrittrice Grazia Deledda, premio Nobel per la Letteratura nel 1926. L’edificio, della seconda metà dell’Ottocento, si trova a Santu Pedru, il rione dei pastori che, uno dei più antichi agglomerato della città, è un esempio d’abitazione nuorese del ceto benestante. Si sviluppa su tre piani, con corti interne al pianterreno e raccoglie oggetti e immagini relativi alla grande scrittrice, premio Nobel per la Letteratura.

Museo della vita e delle tradizioni popolari sarde, Nuoro. In un complesso di edifici la più completa esposizione etnografica dell’Isola. Costruito tra anni Cinquanta e Sessanta del XX secolo sul colle di sant’Onofrio, su progetto dell’architetto Antonio Simon Mossa, è oggi uno dei complessi museali più visitati dell’Isola, e raccoglie costumi, oggetti e materiali che raccontano al meglio la nostra Isola.

MAN, Museo d’Arte della provincia di Nuoro. Espone oltre 200 opere di prestigiosi maestri sardi del ventesimo secolo, tra i quali Antonio Ballero, Giuseppe Biasi, Francesco Ciusa, Giovanni Ciusa Romagna, Mario Delitala, Carmelo Floris e Costantino Nivola. Vanta inoltre l’unica raccolta di disegni e ceramiche di Salvatore Fancello e del corpus grafico dell’opera di Giovanni Pintori. Sarà possibile ammirare anche magnifiche mostre temporanee storiche e tematiche sui maggiori rappresentanti della storia dell’arte del Novecento, che il MAN allestisce ogni anno.

Parco Museo S’Abba Frisca, Dorgali.
Tradizioni, saperi, sapori, suoni e profumi della cultura barbaricina immersi in uno splendido contesto paesaggistico. Una combinazione di natura ed etnografia all’interno del parco museo s’Abba Frisca, nella vallata di Littu. L’itinerario del parco-museo nasce dalla riqualificazione e valorizzazione di una vecchia azienda agricola e si snoda per 400 metri tra camminamenti megalitici, alberi secolari, siepi di macchia mediterranea e di piante officinali o tintorie. L’elemento dominante è l’acqua: la sorgente s’Abba Frisca, oltre che dar nome al parco, alimenta fontane, cascate, zampilli e un laghetto, popolati da germani, anatre, gallinelle e tartarughe.

Museo Nivola, Orani. Le opere del grande artista di Orani nel museo a lui dedicato all’interno dell’antico lavatoio del paese, su una panoramica collina. Qui sono conservate più di 200 opere esposte che documentano l’estro creativo e l’originalità di chi coniugava valori, storia e tradizioni della sua terra con ispirazioni creative, maturate da incontri con artisti suoi contemporanei in Europa e America.
Stazione dell’Arte, Museo di Arte Contemporanea, Ulassai.

Fantastica esposizione nell’ex stazione ferroviaria di Ulassai, in Ogliastra, dove nacque Maria Lai. Un museo allestito in tre caseggiati che si affacciano su una valle circondata da Tacchi calcarei, a pochi passi dal paese. Qui è custodita un’ampia collezione (150 opere) della grande artista morta nel 2013: ceramiche, libri cuciti, telai, tele e terrecotte donati al paese.

Museo all’aperto Maria Lai, Ulassai. Un grande ciclo di opere dell’artista conosciuta in tutto il Mondo, allestito nelle vie del paese, all’aperto e all’interno di alcuni degli edifici storici di Ulassai.

Museo delle maschere mediterranee, Mamoiada. Un punto di contatto tra tradizioni sarde e di altre regioni mediterranee nel paese del Nuorese, noto in tutto il mondo per i Mamuthones e gli Issohadores. I riti carnevaleschi ma non solo relativi al diffuso uso di maschere facciali di legno con forme animali e grottesche, di pelli di pecora e montone, di campanacci e altri oggetti che generano suoni frastornanti. Un percorso che espone quei travestimenti, tipici di comunità di contadini e pastori, nei quali si riconosceva un’influenza sulle sorti dell’annata agricola. Un museo profondamente identitario nel quale le maschere, quasi sempre volutamente spaventose, hanno una valenza al tempo stesso apotropaica e propiziatoria.

Il museo della statuaria preistorica in Sardegna ospita una collezione unica: 40 monoliti-menhir (perdas fittas in sardo), alcuni giganti, documentano lo sviluppo tipologico delle statue antropomorfe nel III millennio a.C., alla scoperta di espressioni figurative e simboliche dell’età dei primi metalli nell’Isola e della tradizione megalitica europea. Il percorso museale si articola nei due piani dell’ottocentesco palazzo Aymerich, dimora signorile neoclassica al centro del paese. Dieci sale, con pannelli e supporti multimediali, sono dedicate a statue preistoriche di Sarcidano e territori vicini. L’undicesima espone reperti ceramici, di metallo e in pietra (da Neolitico antico a Bronzo antico), provenienti da siti megalitici, come dolmen di Corte Noa e tomba di Masone Perdu.

Museo nazionale garibaldino, Caprera. Il magnifico scenario degli ultimi 26 anni di vita dell’Eroe dei due Mondi. Immerso nel verde e circondato dal mare dell’arcipelago della Maddalena, la “Casa Bianca” di colui che concepì e preparò le azioni che segnarono la storia del Risorgimento italiano.

Un’architettura semplice e rustica, i cimeli, gli oggetti e i ritratti che raccontano quotidianità e affetti di Giuseppe Garibaldi.

Museo mineralogico sardo, Iglesias. Il museo si trova nei sotterranei dell’Istituto Minerario Asproni, pregevole edificio Liberty. Il percorso museale ospita le attrezzature per il trasporto del materiale, gli esplosivi e le macchine utilizzate per gli scavi e le perforazioni. L’esposizione è finalizzata a documentare e illustrare il mondo della miniera in Sardegna (fondamentale sino al secolo scorso per la vita economica e sociale dell’Isola) e comprende anche un’importante raccolta di materiale fotografico d’epoca, di minerali, di modellini e plastici, in scala, che hanno fatto la storia dell’arte mineraria. Il percorso continua con la ricostruzione di una piccola officina meccanica e la visita ad un impianto di flottazione, per il trattamento dei minerali.

 

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