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Perché Cagliari-Juventus è molto più di una semplice partita

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Sarà che il 12 aprile 1970, quando il Cagliari vinse il suo unico scudetto, i suoi tifosi giravano per le strade della città con la tomba della Juventus. Sarà che proprio quella Juventus tanto odiata, dopo lo scudetto era pronta a scucire un miliardo di Lire per accaparrarsi le prestazioni dell’eroe degli eroi, Gigi Riva. Sarà che quell’eroe il miliardo lo rifiutò categoricamente. Sarà che vedere il più grande calciatore sardo della storia, il piccolo Gianfranco Zola, segnare un gol di testa all’ultimo minuto contro i bianconeri, svettando su due marcantoni come Zebina e Thuram, è ancora una delle cose più belle di sempre che possano essere state ammirate dalla Curva Nord. Sarà per tutti questi motivi che quella contro la Juventus è da sempre la sfida delle sfide, almeno per noi sardi.

16-1-2005: Zola salta di testa tra Zebina e Thuram all’88’ regalando uno storico pareggio ai sardi – Foto di Sky Sport

Per capire cosa significhi per i sardi la sfida con la Vecchia Signora bisogna andare molto più indietro nel tempo. Bisogna arrivare almeno a quando l’Italia non c’era ancora e la Sardegna era la terra d’oltremare di proprietà dei Savoia. Lo scudo della casata reale è ancora presente nel Palazzo Regio di Cagliari, luogo simbolo della dominazione piemontese. Per non parlare di uno dei monumenti più importanti della città, la statua di Carlo Felice, che da Piazza Yenne indica l’inizio dell’unica vera superstrada dell’Isola, la Carlo Felice per l’appunto. Una statua periodicamente al centro di polemiche, secondo alcuni raffigurante non un sovrano, ma – per i sardi – un vero e proprio tiranno.

Ma è nel dopoguerra che la rivalità calcistica diventa realtà. Fino agli anni ’90, assistere a uno Juventus Cagliari al Delle Alpi di Torino nel settore ospiti, significava doversi sorbire 90 minuti di cori dedicati al disprezzo della professione più diffusa in Sardegna. «Pecorai, siete solo dei pecorai», ricordo, ancora bambino, una mia zia emigrata a Torino raccontare afflitta e sconsolata quelle urla, che oggi varrebbero – per fortuna – la squalifica di una curva. Già, perché sentire parlare sardo a Torino non è proprio una rarità. Quel connubio nato dall’antica dominazione, diventò nuovamente dominio, questa volta economico, con migliaia e migliaia di sardi emigrati proprio nel capoluogo piemontese per cercare fortuna.

Dopo l’epoca dello scudetto – di cui non si può non ricordare quel 2-2 che consegnò di fatto il tricolore ai rossoblù – vennero tempi migliori per la Juventus e tempi peggiori per il Cagliari. Ma con il rientro in pianta stabile della compagine sarda nella massima categoria la rivalità recupera il sapore piccante di un tempo. A riaccenderla, come spesso capita, è il mercato. Non fu certo Gonzalo Higuain il primo calciatore a tradire l’amore dei propri tifosi in favore della Vecchia Signora. Sono tanti i calciatori che negli anni ’90 lasciano la Sardegna per giocarsi una chance a Torino. Zebinà, O’Neill e Matri gli ultimi più celebri. Se la cessione del francese fu ben accolta e quella dell’uruguayano accettata dai tifosi in luogo di un riconosciuto talento, quella del “bello del calcio” Alessandro Matri rimase per anni indigesto ai tifosi e soprattutto alle tifose sarde. Fu lo stesso Matri a spingere per la sua cessione nel gennaio del 2011 per poi affossare il Cagliari poche settimane dopo con una doppietta al Sant’Elia nel suo primo Cagliari-Juventus.

Indimenticabili infine le radiocronache di Bruno Corda su Radiolina negli anni ’90 nelle varie sfide con i bianconeri, sospese tra una professionalità innegabile e l’animo del tifoso che faticava a restare sepolto. Il 16 gennaio 2005, con un Cagliari appena tornato in Serie A, rimane inchiodato ai ricordi di ogni tifoso, l’urlo liberatorio del radiocronista all’88esimo minuto, quando Zola svettò di testa su Zebina e Thuram segnando l’1-1 finale.

Nel 2005-2006 il giornalista descriveva concitatamente prima l’assegnazione di un rigore molto discutibile alla Juventus a cui seguì l’esultanza colorita dopo la parata di Chimenti e poi il gol del pareggio della Juventus con un’imprecazione passata alla storia, perdonata e anzi celebrata dalla stragrande maggioranza dei tifosi rossoblù. Anche da questi frammenti si intuisce quanto una sfida sia sentita nel cuore dei tifosi.

A chiudere il cerchio il simpatico sketch di Daniele Conti in cui il calciatore romano, intervistato da Sky, rispose a un tifoso della Juve che da lontano gli urlò “Forza Juve”, con un sardissimo e laconico “Tzia tua” e le meno simpatiche dichiarazioni di Radja Nainggolan quando era un giocatore della Roma. «Odio la Juve a prescindere. Li odio perché vincono sempre per un rigore o per una punizione», dichiarò qualche anno fa il “Ninja”.

Quel che si spera è che questa rivalità rimanga quello che è sempre stato. Solo e semplicemente un’atavica e sana voglia di rivalsa sportiva contro gli “antichi padroni”.

 

 

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