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Un Vermentino di Berchidda grazie al Covid è arrivato all’estero, l’esperienza positiva di Calibri

vino berchidda

Pietro Calvia e Stefania Brianda sono una coppia di Berchidda insieme nella vita e nel lavoro. La loro azienda prende il nome dall’unione dei loro cognomi “Calibri” che diventa una parola italiana che rimanda alla misura, alla precisione che è poi, insieme alla passione, la cifra che contraddistingue questa azienda.

Tutto è cominciato casualmente poco più di 10 anni fa quando Pietro, per aiutare un suo vicino di pascolo decide di prendersi cura del vigneto che quest’ultimo non poteva più seguire. Pietro viene da una famiglia di allevatori di pecore, ma appena comincia a lavorare al vigneto sente che la sua è proprio una passione. Quando il proprietario della vigna viene a mancare il giovane di Berchidda la acquista.

Nasce così il progetto di produrre un vino di qualità e dopo tante cure ed esperimenti arriva a produrre Coro, un vermentino di Gallura DOCG. L’ambizione di Calibri non è la quantità, ma la qualità, si tratta infatti di una piccola produzione, 4mila bottiglie in tutto. L’occasione per lanciare il prodotto è il matrimonio di Pietro e Stefania. Si tratta di un vermentino particolare: “Olfatto intenso che apre con profumi floreali di gelsomino, pesca bianca e mandorla fresca. Scaldandosi, si aggiungono frutti tropicali e nette sensazioni saline. Palato coerente e ancora in divenire che garantisce una beva saporita e piena, giustamente arricchita da grassezza, con coda sapida e ammandorlata finale, tipica del vitigno. Ottimo” scrive la sommelier Monica Bianciardi in una recensione.

 

Questo nuovo vino piace e Pietro e Stefania vendono subito circa metà della loro produzione. Si fermano in inverno, con un bel progetto di promozione in corrispondenza dell’inizio della primavera, ma arriva la pandemia e il sogno dei due berchiddesi si infrange, ma non troppo perché Pietro e Stefania non sono i tipi che si piangono addosso. «Quando abbiamo capito che con il lock down il nostro progetto di avviare partnership con hotel, ristoranti, enoteche e Winebar con si sarebbe potuto realizzare, ci siamo attivati per venderlo con il “porta a porta virtuale”. Ci siamo affidati all’e-commerce, tramite Sardinia e-commerce e altri vettori perché questo ci ha consentito di abbattere i costi delle spedizioni».

Pietro e Stefania hanno un punto d’appoggio in Belgio e così tramite il loro contatto cominciano a esportare il loro Vermentino. Lo vendono a privati, ma anche ai ristoratori e così in parte riescono a limitare le conseguenze negative del lockdown e a salvare in parte il loro sogno. In Europa e nel resto del mondo l’enogastronomia sarda è molto apprezzata e il gran numero di ristoranti sardi sparsi un po’ ovunque possono costituire il tramite per allargare il commercio all’estero e far conoscere i prodotti sardi, ma serve un aiuto.

«Le spese di spedizione fanno lievitare il prezzo di una bottiglia anche del 25% o 30% secondo la destinazione. Certo si possono stipulare accordi con chi si occupa delle consegna ma in questo modo occorre investire delle somme alte. Sarebbe opportuno che intervenissero le istituzioni come la Regione, soprattutto all’inizio quando si deve consolidare il mercato e trovare i partners esteri. Il virus non ha fermato la natura che continua a fare il suo corso. Noi – conclude Pietro – siamo pronti per la prossima annata e stiamo lavorando anche a un rosso, un IGT dei Colli del Limbara e contiamo di metterlo sul mercato molto presto. Le piccole realtà come la nostra hanno tutte le carte in regola per avere successo anche fuori dalla Sardegna, ma bisognerebbe sostenerle meglio soprattutto all’inizio».

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