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Il grido dall’allarme dei promoter: “Noi invisibili e senza entrate, dimenticati dallo Stato”

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«Siamo senza entrate, chiediamo al governo e alla Regione di ascoltarci». È il grido d’allarme lanciato da Alessandro Marongiu, trentaduenne di Guspini che dal 2016 lavora come promoter per un’agenzia piemontese con sede a Torino. «Siamo coloro i quali, quando andate nei centri commerciali, vi consigliano e vi offrono assistenza e ora ci sentiamo abbandonati dallo Stato», dice.

Anche lui, come milioni di lavoratori e lavoratrici in Italia, è stato costretto a fermarsi a causa dell’emergenza sanitaria del Covid-19. «Tutte le date lavorative di marzo, aprile e maggio sono state annullate – spiega – Una decisione inevitabile, ovviamente, sono stato a casa e ho rispettato, come tutti gli altri, le misure di contenimento, ma le conseguenze sul reddito sono pesanti». Alessandro, però, aspettava con ansia di poter usufruire del bonus di 600 euro contenuto nel decreto ‘Cura Italia’ del governo e della cassa integrazione in deroga. Ma ancora niente: «D’estate lavoro come commis di pasticceria in una struttura ricettiva di Porto Cervo, quindi sono anche un lavoratore stagionale e ho fatto domanda per le 600 euro il 2 aprile e sto ancora aspettando. Per quanto riguarda la cassa integrazione in deroga, l’agenzia per la quale lavoro come promoter ne ha fatto richiesta tramite la Regione Piemonte. Aspetto una risposta da parte dell’Inps: nel loro sito lo stato mia domanda risulta ancora “in attesa”. Io come promoter ho un contratto come lavoratore intermittente occasionale (subordinato), con contributi pagati e regolare busta paga, dunque quei soldi mi spettano, ne ho avuto conferma anche dall’assessorato al Lavoro della Regione Sardegna. Devo pagare comunque le rate della macchina e non so come fare».

Alessandro vuole dar voce a tutti i lavoratori e le lavoratrici del suo settore che come lui devono far fronte alla mancanza di entrate in questo periodo difficilissimo. «Una piccolissima parte dei colleghi ha avuto la fortuna di avere i contratti di collaborazione coordinata continuativa in gestione separata Inps, i quali gli consentono di accedere al bonus dei 600 euro; la maggior parte, però, è rimasta completamente fuori sia da questo bonus che dalla cassa integrazione in deroga, in quanto, secondo alcune normative, anche se le date tra agenzia e promoter sono state concordate, ci deve essere per forza una chiamata o addirittura, non avendo l’indennità di disponibilità, non avremmo diritto. Per una parte dei miei colleghi era l’unica entrata possibile».

Mentre la sua agenzia ha fatto richiesta per la cassa integrazione in deroga, altri del suo settore hanno avuto altre risposte: «Le agenzie per le quali lavorano gli hanno mandato un’email sostenendo che a loro non spettava, nonostante i sindacati, i Caf e l’inps gli abbiano assicurato il contrario. Si sono rivolti a un legale e immediatamente le agenzie hanno fatto marcia indietro affermando di essersi sbagliati e che di quei soldi ne hanno diritto».

«Vogliamo fare sentire la nostra voce come categoria – ribadisce Marongiu – Siamo invisibili per lo Stato quando deve dare qualcosa a noi, mentre esistiamo quando dobbiamo pagargli le tasse. Mi sento di  dover dare voce alla mia categoria, la quale necessita di contratti che tutelino i diritti e di avere accesso alla cassa integrazione in deroga, un aiuto concreto che tuteli il nostro salario già di per sé precario, in modo da indennizzare le ore lavorative perse. Lo Stato deve sapere che ci siamo anche noi».

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