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Amarcord di Fabian O’Neill, genio del calcio che smarrì il suo talento nell’alcol

O'Neill Cagliari

Tanto genio, troppa sregolatezza. La storia di Fabian O’Neill, centrocampista uruguaiano del Cagliari della seconda metà degli anni ’90, assomiglia a quelle di George Best, o Paul Gascoigne, talenti rovinati dai vizi e dall’alcol. La sua classe in campo invece nessuno l’ha mai discussa; gli anni a Cagliari con il dieci sulle spalle quando ancora quel numero significava qualcosa, sono ricchi di ricordi esaltanti.

Fabian O’Neill oggi

Troppo ingeneroso limitarsi alle sbronze e alle sue folli nottate passate tra locali e discoteche della città. Fabian è stato grande soprattutto in campo. Lo stesso Giampiero Ventura lo ricorda come il più forte calciatore mai allenato, e sì che il ct della Nazionale ne ha allenato di campioni. Ma la sua classe e il suo talento rimangono indimenticabili per tutti i tifosi rossoblù.

Detto questo, non si può non considerare anche il lato oscuro del fantasista uruguaiano, perché solo così si può spiegare una parabola calcistica che lo ha portato prima ai successi con il Cagliari, quindi al grande salto alla Juve per venti miliardi, fino a concludere la carriera a soli 29 anni. Gli aneddoti su di lui e sulle sue notti brave si sprecano, ingranditi dal tam tam del pettegolezzo cittadino. Come quando, per una scommessa, il centrocampista di Paso del Toros buttò giù un whisky e una birra per ciascun chioschetto del Poetto, finendo il suo tour alcolico completamente sbronzo; oppure quando si presentava ubriaco agli allenamenti, salvo poi fare la differenza la domenica in campo.

Ma l’episodio che tutti ricordano in città fu il brutto incidente avvenuto una mattina in viale Diaz. L’Audi di O’Neill, complice uno stop non rispettato e un tasso alcolico fuori dal limite, travolse due motociclisti. La versione ufficiale fu che stesse rientrando dopo aver accompagnato sua figlia a scuola, ma c’è chi giura che rientrava da una delle sue notti folli. In quel momento, preso dal panico, il calciatore uruguaiano fuggì, non accorgendosi di aver perso la targa nello schianto, ritrovata dalla Polizia sul luogo dell’incidente. O’Neill fu rintracciato ancora sotto choc nell’ufficio del presidente Cellino, che cercava in tutti i modi di proteggerlo dai suoi demoni peggiori, quelli della dipendenza dall’alcol. Un vizio che il numero dieci si portava dall’Uruguay, dove già a nove anni beveva coca cola mischiata alla birra.

Oggi Fabian ha 46 anni e un fisico segnato dal suo passato burrascoso. È stato operato alla cistifellea, ma la dieta dall’alcol è durata soltanto una settimana. Raggiunto da una televisione uruguaiana, Fabian ha raccontato la sua storia da dietro il bancone di un bar di Montevideo dove lavora. Nessuna traccia dei 14 milioni guadagnati in carriera, finiti tutti in fondo al bicchiere o spesi per la compagnia di qualche donna. È povero, certo, ma non si dice infelice: «Non mi da alcun fastidio essere povero – confessa O’Neill – Oggi sono circondato da persone vere, che mi dimostrano il loro affetto senza secondi fini. Le donne – continua – si innamoravano del mio lato festaiolo, ma poi volevano cambiarmi. Io invece ho sempre voluto godermi la vita, e non sono pentito del mio passato». Ma fra i tifosi rossoblù rimane un piccolo rammarico, per un campione che poteva essere molto più di quello che è stato.

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