La riflessione di un malato di sclerosi multipla su passeggiate di bambini e contagio del Covid
Un uomo, un cagliaritano di 37 anni, malato di sclerosi multipla, dopo la circolare del Viminale che ha scatenato tante polemiche in queste ore, invita tutti con una lettera, a riflettere sull'opportunità delle passeggiate dei bambini
La lettera firmata, scritta da un uomo di Cagliari che vive in un paese poco lontano dal capoluogo scrive una lettera rivolta ai sardi e li invita a riflettere sull’opportunità di portare i bambini a passeggio in questa situazione soprattutto in relazione alle persone nella sua condizione.
Sono un uomo di 37 anni affetto da sclerosi multipla. Sedici anni fa mi è stata diagnosticata questa malattia, recentemente per non perdere la mia autonomia e rendere più pratici i miei spostamenti, ho scelto di usare la carrozzina. Per limitare i sintomi della malattia e prevenirne il più possibile l’aggravarsi faccio uso di farmaci che rendono il mio sistema immunitario particolarmente fragile e vulnerabile.
Da ieri sera, tra social e notiziari è girata la notizia che i bambini, accompagnati da un adulto, o gli anziani, possono uscire a fare una passeggiata. Questa notizia per le persone come me è fonte di grande preoccupazione. Non è tanto il merito della legge, teoricamente se un bambino piccolo, sul passeggino con la mascherina fa una passeggiata accompagnato da un adulto di per sé non costituisce un pericolo. Sono consapevole che per i bambini questa situazione è difficile e comporta dei sacrifici. La preoccupazione è rivolta alle conseguenze che la diffusione di una notizia del genere ha da un punto di vista pratico.
Stanno già girando immagini e video di persone che si sono precipitate in strada con i bambini senza rispettare le distanze, senza mascherine, con il rischio che i contagi aumentino, e che la situazione di emergenza si prolunghi chissà per quanto tempo. Io vivo solo, e sin da quando si è avuta notizia dei primi contagi in Sardegna, io ho smesso di uscire, ancora prima delle misure restrittive, ho chiesto al mio fisioterapista di non venire più a casa visto che oltre me vedeva diversi pazienti ogni giorno. Sono da quasi 2 mesi che non faccio sedute di fisioterapia è per chi è nelle mie condizioni è una rinuncia dalle conseguenze pesantissime.
Ora io mi domando quanto sia saggio in questo momento emanare una circolare che annuncia che i bambini possono uscire per una passeggiata. Come è possibile che non si sia tenuto conto del fatto che inevitabilmente la gente non avrebbe rispettato le indicazioni? Non voglio colpevolizzare i genitori, né certo mettere in competizione il sacrificio di un bimbo col mio. Io sto rinunciando alla fisioterapia, a uscire, vedo solo mio padre una volta a settimana, quando mi porta la spesa. Non mi piacciono i leoni da tastiera che pur di trovare un colpevole al diffondersi del contagio, se la prendono coi runner. Sono certo che la maggior parte di loro se potesse andrebbe a correre dove non rischia e non fa rischiare il contagio. E non penso che le mamme che portano fuori i figli 10 minuti con tutte le cautele possibili, siano mamme incoscienti.
Il problema è che la maggior parte non sono tutti, e quelli che se ne fregano, che non rispettano le precauzioni ci sono sempre. Dal momento che non è possibile imporre il buon senso, forse il Governo dovrebbe limitare le uscite e non consentirne di ulteriori. Bisognerebbe prestare molta attenzione alle informazioni che si divulgano e prevedere che certe decisioni possono portare a gravi conseguenze. Posso solo chiedere alla gente di riflettere su quanto sia difficile per quelli come me questa situazione, quando si apprestano a uscire per fare una passeggiata, spero che il Governo ci ripensi quando sarà il momento di firmare il prossimo decreto.
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