«And the winner is…Roberto!». Con queste parole, cariche di gioia e commozione, Sophia Loren, il 21 marzo di 19 anni fa, annunciò a Los Angeles la vittoria dell’Oscar per il miglior film straniero da parte del film capolavoro “La vita è bella” di Roberto Benigni.

La vera notizia, oltre alla vittoria della celebre statuetta che in realtà era già stata preannunciata da buona parte della critica, fu l’incredibile show regalato quella notte da Roberto Benigni. Salti, urla di gioia, l’abbraccio a Sophia Loren e un discorso comico irresistibile pronunciato sul palco.

Commovente la dedica finale alla moglie Nicoletta Braschi alla quale l’attore fiorentino dedicò la più celebre frase della Divina Commedia di Dante Alighieri «L’amor che move il Sole e l’altre stelle». Su sette nomination totali La vita è bella vinse tre statuette, quella per il miglior film straniero, miglior attore protagonista (Roberto Benigni) e migliore colonna sonora (Nicola Piovani).

È la sera del 19 marzo del 2000 e siamo a Dualchi, piccolo paese sito nella sub regione del Marghine, provincia di Nuoro. Roberto – conosciuto Robertino – Pinna e la fidanzata, Maria Antonietta Corda, sono in auto, appartati. A un certo punto, la tragedia. Un killer si avvicina e colpisce Robertino, che muore sul colpo, con tre colpi di arma da fuoco alla testa – uno alla nuca, uno alla carotide e uno alla tempia –.

La fidanzata – incolume – dà l’allarme ma non c’è più nulla da fare. Il padre di Roberto, Mario, fa il torronaio. È una famiglia conosciuta, la loro, e Dualchi è un paesino tranquillo (risale a decenni prima l’ultima uccisione).

Questo omicidio sconvolge non poco gli animi, creando un clima di generale inquietudine, di terrore, di voglia di giustizia. Malgrado i numerosi indizi trovati sul luogo del delitto e le piste battute dagli inquirenti, all’inizio le indagini non portano da nessuna parte.

Solo alla fine, dopo decine di udienze, questo delitto, unito a numerosi altri – dal 1998 al 2000, tra Noragugume e Dualchi –, verrà ricondotto a una lotta senza pietà tra famiglie e fazioni, la faida, appunto, di Noragugume.

Questa faida vanta più di 70 udienze, quattro condanne all’ergastolo per tre omicidi, infiniti verbali.