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Lo sapevate? “Anno bisesto, anno funesto” lo dicevano già gli antichi Romani

“Anno bisesto che passi presto”, “Anno bisestile chi piange e chi stride”, “anno che bisesta non si sposa e non s’innesta” sono solo alcuni dei detti popolari legati alla convinzione che quando febbraio ha 29 giorni non ci si deve aspettare nulla di buono. La pensavano così anche i Romani. Per loro febbraio era il mese dei Feralia, i riti dedicati ai defunti, quindi un periodo dedicato alla tristezza e al lutto. Infatti in questo periodo si celebravano le Terminalia dedicate a Termine, dio dei Confini, e le Equirie, gare di corsa di cavalli con i carri da guerra nell’antica ara del dio nel campo di Marte. La competizione celebrava la conclusione di un ciclo cosmico, ricorrenze entrambe legate alla morte.

I Romani introdussero nel loro calendario un giorno in più ogni 4 anni, subito dopo il 24 febbraio, per compensare le sei ore circa che ”avanzano” ogni anno dai 365 giorni. Il 24 febbraio in latino era il ”sexto die ante Calendas Martias”, quel giorno diventò il ”bis sexto die”, da cui la denominazione ”bisestile”. E questo sistema è stato poi recepito nel calendario giuliano in cui il mese di febbraio, ogni 4 anni ha 29 giorni.

Molto probabilmente però la convinzione che gli anni bisestili portassero sfortuna derivava piuttosto dal fatto che si trattava di una coincidenza poco frequente e difficilmente spiegabile e come tutti i fenomeni anomali, veniva vissuta con diffidenza. Certo con quello che sta accadendo nel mondo in questi giorni, verrebbe da pensare che i Romani non avessero tutti i torti anche se poi a ben guardare non sono così tanti gli eventi catastrofici o particolarmente funesti avvenuti negli anni bisestili. E voi cosa ne pensate?

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