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La mamma cagliaritana: ecco, in 5 punti, cosa ci differenzia da tutte le altre genitrici

poetto pop

Diciamoci la verità: essere nate col vento di mare tra i capelli, aver respirato fin da bambine l’aria inebriante dei pini di Monte Urpinu, essere cresciute immerse nel profumo di salsedine delle giornate in cui tira scirocco che riconosceresti quell’odore in mezzo a mille altri; ecco, questo imprinting non ce lo leverà mai nessuno e, volenti o nolenti, ce lo portiamo dentro e dietro, qualunque cosa affronteremo nell’esistenza.

E spesso, l’esistenza di molte di noi ci ha portato ad essere madri. E qui casca l’asino: perché non si può essere madri qualunque in una città che, città qualunque non è. Molte delle caratteristiche che hanno dato alle donne cagliaritane dei requisiti tali da essere poi diventati un marchio di fabbrica, ecco che ritornano nell’educazione e nella vita quotidiana del pargolo di turno.

Sia chiaro: ogni cosa che qui vien scritta è frutto di riflessione ironica (e autoironica) perché lo sappiamo bene che uno dei tratti che ci contraddistingue è proprio uno spiccato senso dell’umorismo, vero? Diciamo di si tutte in coro e proseguiamo.

Analizzerò 5 punti che fanno di noi madri cagliaritane dei pezzi unici, riconoscibili, delle genitrici originali ma nel senso che nessuno mai aveva provato a inventarci come tali (per fortuna?). Cominciamo:

1 – Il meteo, questo (s)conosciuto

Qui a Cagliari col meteo, va detto, abbiamo uno strano vincolo. Consultata in maniera quasi compulsiva, la previsione del giorno ci fa decidere in che modo bardare la progenie prima di varcare la soglia di casa. Ma alla fine, come per la pizza che ogni volta leggi il menù per ore e la finisci a prendere sempre la stessa, ecco che la mamma cagliaritana agghinda i suoi eredi sempre nel medesimo modo: smanicato d’ordinanza, polo e jeans. Ci lamentiamo sempre che non esistono più le mezze stagioni ma l’abbigliamento medio eccome se esiste. E se le temperature invernali raccontano di 18 gradi all’ombra ma con una leggerissima brezzolina di maestrale ecco che compare il piumino, pronto ad avviluppare la creatura in una morsa bollente. Temperature reali percepite? A noi non ci importa. Perché tanto, quello che volevamo far indossare al piccolo o alla piccola di turno, l’avevamo già pensato prima.

2 – L’essere alla moda, la nostra moda

Uno dei tratti della e del cagliaritano tipo è l’essere modaiolo. Nessuno lo neghi: alzi la mano chi non lo è o chi almeno non ne conosce un centinaio da farne l’elenco istantaneamente. E come il cagliaritano è modaiolo, così lo è anche la mamma cagliaritana e spesso, di rimando e senza colpa alcuna, anche il povero o la povera erede. Continuiamo a sottolineare che il tutto viene scritto con estrema ironia ma provate a guardarvi intorno ad esempio in una domenica di sole: cosa vedete? A me basta chiudere gli occhi ed ecco che appaiono piccoli nanerottoli con ai piedi rigidissime Hogan (per cui chiediamo pietà ormai, fatene esemplari da museo e mettetele sotto teca, salutandole) dal tacchetto di berlusconiana memoria, bimbette con Ugg (per chi non li conoscesse sono gli stivaletti con interno di pelo a mezza gamba utili giusto dal Nebraska in su) e probabili piedi incandescenti a maggio, ragazzini con magliette dai mega loghi stampati a caratteri cubitali su pettucci innocenti e poi lui, l’immancabile, smanicato. Ebbene si, una piccola o un piccolo cagliaritano hanno già, a 5 anni, più smanicati di Salvini.

3 – La scelta della scuola

Belli i tempi dove o ti iscrivevano lì, o ti iscrivevano lì. Nessuna scelta: la scuola era quella di quartiere. E da obiettare neanche ce n’era perché la cosa non veniva messa in discussione. Oggi è tutta un’altra minestra perchè la scuola la si sceglie in base a migliaia di variabili e, ultimamente una delle più gettonate è l’insegnamento dell’inglese. Niente da ridire a riguardo ovviamente (considerato che nelle scuole pubbliche l’insegnamento della materia è uguale pressoché a zero, ma questa è un’altra storia) ma unisci a questo l’altra grande variabile della decisione per un istituto privato (a Cagliari ce ne sono da generazioni e spesso anche qui molto dipende dalla scia modaiola cittadina) e per la vicinanza al posto di lavoro del genitore ed ecco che quelle belle cricchette di ragazzini “di quartiere” (che magari andavano a scuola da soli senza la manina di mammà fino ai 15 anni, ma anche questa è un’altra storia) non esistono più. Forse per ciò che riguarda questo punto abbiamo un po’ peccato in malinconia ma un retrogusto agrodolce stavolta, mamme, vogliamo lasciarvelo a mo’ di riflessione.

4 – Il dilemma estivo: spiaggia libera o cabina nello stabilimento?

Ed eccoci arrivati al punto in cui si analizzerà una delle abitudini chiave della mamma cagliaritana media: l’andata al mare. Puntualmente ogni anno, verso la fine della primavera, molte madri si pongono l’atavico dilemma: cabina o spiaggia libera? E via a creare gruppi whatsapp per decidere a chi proporre e a chi no, in quale stabilimento compiere l’acquisto (qui la scelta di solito varia solo tra Lido o D’Aquila, i due storici cagliaritani, ndr), se sceglierla a piano terra, nei corridoi, a destra o a sinistra della struttura balneare. Insomma uno stratega del KGB ne uscirebbe stremato. Ma noi no! Perché, puntuali come un corriere durante la pennica pomeridiana, sicure come un segugio di fronte a una pernice, alla fine la scelta la facciamo. E sarà, come sempre, quella dell’anno precedente.

5 – La cucina (ma quale?)

Ahi ahi, care amiche mamme cagliaritane: se per i restanti punti qualche margine di miglioramento potevamo averlo, qui mi sa che solo poche potranno superare la prova. Diciamoci la verità: chi di noi sa preparare qualche piatto tipico con le proprie manine? Siamo sicuri che tra voi qualcuna ci sarà ancora, ma forse, più che per tradizione, per passione. Perché Cagliari, sarà una città piccola, ma pur sempre città è. E ne ha quasi tutte le caratteristiche, tra cui quella del volatilizzarsi di certi tratti identitari. Tra questi l’arte della cucina: i nostri figli non saranno di certo morti per la fame, qualcosa dentro la loro scodella gli è sempre stata messa, ma da qui a vederci con le mani ad impastare malloreddus la mattina o a sbucciare mandorle la sera, ce ne passa. Se però di tradizionale a casa vedranno giusto il pane guttiau da affiancare allo spritz dell’aperitivo c’è da dire che di certo abbiamo abituato i nostri ragazzini ad assaggiare e provare pietanze varie e diverse. Dall’indiano al sushi, dal cinese al messicano ormai anche a Cagliari si trova qualunque genere di cibo e i nostri figli, se per “colpa” di mammà non avranno a casa molto spesso certi piatti tradizionali, dall’altra il loro palato sarà di certo più allenato a gradire cose nuove.

 

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