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“Sa cagamengia”, il ricino: la pianta da cui si estrae il famoso olio. Attenzione ai semi, sono tossici

foto Blogramma.it

Coltivata per estrarne l’olio, cresce anche spontanea in tutta l’Isola. Le sue grandi foglie verdi o rossastre a forma di stella con 7 lobi e i frutti rossi simili ai ricci delle castagne ne fanno una pianta anche decorativa. Originaria dell’Africa si è facilmente ambientata in Sardegna dove cresce spontanea anche ai bordi delle strade cittadine.

Arrivati a maturazione i frutti si aprono, all’interno di ognuno sono contenuti tre semi dai quali si estrae l’olio. I semi di quella che in sardo viene chiamata Sa Cagamengia” contengono un’altissima percentuale di trigliceridi, tra i quali la ricinoleina, responsabile del potente effetto lassativo. La pianta e i semi però contengono anche la ricina, una tossina pericolosa che può provocare gravi intossicazioni e in alcuni casi anche alla morte.

L’olio di ricino si lega con la cheratina di peli, capelli e unghie per questo viene utilizzato come trattamento cosmetico per rinforzare le unghie, le ciglia e nutrire i capelli secchi o sfibrati. Diluito con olio di mandorle dolci o con olio di lino può essere utilizzato come idratante per le pelli molto secche. Essendo particolarmente denso trova applicazione anche come additivo per vernici e lubrificanti nelle produzioni industriali.

L’olio di ricino era conosciuto già nell’antichità, sia come cosmetico che per alimentare le lampade. Semi di ricino sono stati trovati nell’antico Egitto in tombe risalenti al 4000 a.C. In epoca fascista veniva usato per punire gli oppositori, veniva fatto ingerire in grandi quantità con i prevedibili effetti lassativi.

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