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Le Sardine si ritrovano a New York: a chiamarle a raccolta una giovane sarda

Anche a New York si radunano le Sardine italianee

Si chiamano Sardine Atlantiche e nascono in supporto alle sardine nate in Italia. Lo scopo è chiaro fin dal principio: voglio rappresentare gli italiani espatriati all’estero. Creando, così, una nicchia all’interno del movimento stesso, arricchendolo con la loro prospettiva. Davanti alla statua di Garibaldi, nel mezzo della piazza di Washington Square Park a New York, ieri risuonavano le note della canzone “Bella ciao”, ormai un inno per chi sostiene quegli ideali che vanno contro fascismo, razzismo e xenofobia.

E davanti a quella statua 200 sono state le persone che hanno risposto con forza a quella chiamata partita da un post su Facebook. E pur sapendo che New York è una città che non permette di fare comunità, oggi si è potuto dimostrare il contrario. Presenti non solo italiani, ma anche americani a dare sostegno alle famiglie e ai giovani di tutta Italia.

Un gruppo di sconosciuti, nato per caso, del tutto eterogeneo; tra loro infatti c’è chi fa il gelataio, chi la studentessa, chi il musicista, chi invece ha 80 anni e continua a lottare per la sua patria da lontano e chi invece con la sua famiglia italo americana scende in piazza. Quando si dice che le idee non dipendono dall’età è proprio vero e ce lo dimostrano loro.

Michela è una “Sardina” sarda, di Sinnai, 24 anni: «Ciascuno di noi se fosse stato in Italia – spiega Michela- avrebbe partecipato al movimento delle sardine nelle rispettive città di appartenenza. Ma per nostra volontà e non, siamo ora sardine espatriate all’estero e dobbiamo fare qualcosa. Abbiamo una responsabilità». Una volta finite le superiori Michela, inizia a spostarsi per cercare un futuro, fino ad arrivare a New York per conseguire un master e ora è parte attiva del movimento delle sardine atlantiche.

«Non abbiamo paura del nostro anonimato – prosegue la ragazza di Sinnai- anzi è il nostro punto di forza. Questo ci rende un movimento massivo fatto di cittadini e cittadine che stanno rivendicando il loro diritto per avere una politica più seria che risponda ai loro problemi. Siamo tutti delle facce sconosciute, dopotutto. Mentre all’interno, tra di noi, ciò che tentiamo di fare è quello di conoscerci e di creare dialogo. Cerchiamo quindi di mettere la faccia solo con chi ha voglia di ascoltarci».

Michela già da tempo voleva fare qualcosa per smuovere gli animi: «Avevo in mente di fare qualcosa contro l’odio prima che succedesse il caso mediatico delle sardine. Ma quello che è avvenuto a Bologna – conclude Michela- mi ha dato ciò che mi mancava: la speranza. Una speranza che mi ha spinto a mettere quel post su Facebook. Sapevo che alla chiamata avrebbero risposto tante altre persone preoccupate come me. Sapevo che non ero sola, non potevo esserlo».

Non sono i numeri delle sardine italiane, ma siamo solo all’inizio. Tante le sardine di carta sulle quali sono stati scritti dei messaggi; sardine che verranno portate agli amici di Bologna. Intanto la chiamata si espande e questo è sicuramente la via giusta per usare i social: fare rete tramite delle idee ed infine concretizzarle incontrandosi fisicamente.

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