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Roma: serata dedicata al partigiano cagliaritano Nino Garau, per lui si chiede la medaglia d’oro

Nino Garau (foto: Dietrich Steinmetz).

Classe 1923 venne catturato dai nazifascisti insieme ad altri tre compagni, due dei quali furono fucilati. Quel momento fu terribile: trascinato con le manette di fil di ferro e una corda al collo, fu torturato con ferri da stiro bollenti sui piedi, acqua salata versata in bocca, pezzi di legno sulle unghie. Il tutto affinché parlasse. Ma lui, coraggiosamente, non disse nulla. Fu portato poi a Verona e qui  rinchiuso in carcere, da dove però riuscì a evadere grazie all’aiuto di un altro sardo.

Una volta fuggito dalla prigione, tornò in Emilia dove divenne comandante della Brigata partigiana “Aldo Casalgrandi” a Spilamberto, in provincia di Modena. Lì Geppe iniziò la lotta di liberazione l’8 settembre 1943 a capo della brigata. Spilamberto fu liberata il 23 aprile 1945.

Ieri sera nella Biblioteca del Senato, a Roma nella sala degli Atti parlamentari, si è svolto un evento interamente deidicato al partigiano cagliaritano, promosso dall’ISSASCO, l’Istituto sardo per la storia dell’antifascismo e della società contemporanea, con un finanziamento della Regione Sardegna, in collaborazione con il Dipartimento di Lettere e il Laboratorio di Etnografia visiva dell’Università di Cagliari, Istituto “De Martino”, Istituto storico di Modena, Anpi, Aamod. A inaugurare la serata il senatore Gianni Marilotti, presidente della Commissione per la biblioteca e l’archivio storico del Senato.

Durante la serata è stato proiettato il film prodotto da ISSASCO e Lev (UniCA), “Geppe e gli altri, storia di vita di un comandante partigiano sardo” per la regia di Francesco Bachis. Frutto di un anno di riprese, il documento ripercorre i mesi dall’armistizio di Cassibile sino al 1945. L’evento è stato l’occasione per rendere pubblica la richiesta di revisione della medaglia di bronzo al valor militare, riconosciuta a Nino Garau nel 1969. Una richiesta presentata dall’Issasco, il 4 novembre scorso al ministro della Difesa Lorenzo Guerini e al sottosegretario Giulio Calvisi per far ottenere a Geppe la medaglia d’oro o quanto meno d’argento.

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