Rossano Loi, 61 anni, sportivo dalla tempra coriacea come quella dei sardi veraci, ha corso la sua quinta maratona e ce la racconta. Avrebbe dovuto essere l’ottava in realtà ma quella del 2012 saltò per colpa dell’uragano Sandy e lui lo seppe poche ore prima casualmente, mentre andava a ritirarsi il pettorale per la gara. Quest’anno l’atleta sardo era ospite di Antonio Sulcis, un ospitale compaesano che vive a Whitestone, un bel quartiere nel Qeens, e sta nella grande mela da 50 anni.
«Sono partito prestissimo – racconta Rossano- perché a una certa ora chiudono tutto e non si può più raggiungere la partenza. Era una giornata bellissima, ho preso la metropolitana fino al battello a Dowtown, i grattacieli che se non ti pieghi all’indietro non li puoi vedere per intero, la statua della Libertà, e il ponte di Verrazzano, non faceva freddo, l’aria era fresca e tersa. Vicino al ponte c’è un immenso campo che accoglie tutti i partecipanti alla maratona: più di 55mila quest’anno».
La prima maratona venne disputata nel 1970 a organizzare la prima fu proprio un italo-amenricano: «L’organizzazione della maratona è perfetta in ogni dettaglio – prosegue Rossano- 55mila persone e non un minuto di coda. Ogni chilometro trovi acqua o bibite energetiche, ogni 200 metri c’è un gruppo che suona dal vivo, spettacoli in ogni angolo di strada, il percorso attraversa i 5 distretti, Staten Island, Brooklyn, Queens, Bronx e Manhattan e l’arrivo a Central Park»
Gli italiani hanno sempre partecipato numerosi, tanto che ogni anno dopo gli americani, dal nostro Paese proviene il maggior numero di partecipanti. «Questa è la maratona degli italiani- prosegue l’atleta villacidrese- non solo in gara, ma tra il pubblico e i sostenitori. Il fisico non è più quello di una volta, diventa ogni anno più difficile, ma il calore della gente che ti incita ti regala quell’adrenalina che ti serve per non mollare. Quando sono arrivato al 35esimo chilometro ho avuto un crollo, stavo per mollare, ma il calore della gente ti regala quell’adrenalina che ti serve per finire la gara, sentivo gli incoraggiamenti in italiano e ho continuato».
Ormai Rossano è un veterano della gara, allenamento scrupoloso, costante, il suo obiettivo era finire in 3 ore e 40 minuti, ci è riuscito in 3 e 38. Ogni volta impiega un po’ di più, ma la finisce sempre, perché non si arrende. C’è una costante però in tutte le gare: l’atleta sardo conclude tutte le sue maratone con la bandiera dei 4 mori: «Quella sempre – conclude Rossano- in ogni gara, non parto senza la bandiera sarda in valigia. Uno dei primi anni una tv di non so dove ci aveva fermato per chiederci da dove provenissimo, perché non l’avevano mai vista, e noi glielo abbiamo spiegato orgogliosi di far conoscere la Sardegna ovunque. L’anno prossimo? Si vedrà, per ora mi godo questa magnifica città in compagnia di altri villacidresi.. ».