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Matteo Pitzalis, malato di tumore: con “Cancer Man” dà coraggio a chi lotta

Matteo con sua moglie e i loro due bambini.

Matteo Pitzalis è un papà di due splendidi bambini e marito di Giorgia Sposito, influencer motivazionale su Instagram. Quartese ma residente a Serdiana, ha 37 anni e fino a poco tempo fa lavorava come tecnico ambientale. Possiede una grinta e un amore per la vita da far invidia a tanti, nonostante stia affrontando una sfida che metterebbe a dura prova chiunque: un anno e mezzo fa, infatti, gli è stato diagnosticato il colangiocarcinoma parietale, tumore del tratto biliare del fegato. Dopo varie visite al Policlinico di Monserrato (che dal suo caso ha fatto uno studio discusso in un recente convegno di medici), ora è in cura all’Ospedale Universitario di Padova. Incoraggiato dalla moglie e dall’amica Claudia Puddu, ha creato il personaggio “Cancer Man”, per aiutare tutti quelli che come lui devono affrontare la malattia in ogni sua forma.  è stata inoltre lanciata una raccolta fondi su Facebook (clicca qui) per permettergli di affrontare le spese di viaggio frequenti, poiché attualmente è disoccupato e sua moglie non lavora.

Come hai scoperto di avere il tumore e quali sintomi avevi?

Ho da sempre una malattia autoimmune che, visto che non dava sintomi, non avevo mai scoperto di avere. Il medico dal quale ero in cura all’epoca mi disse che era sufficiente fare una dieta. Però poi ho cominciato a perdere troppo peso (20 kg in poco tempo) e ad avere forti dolori e febbre alta fino a quaranta gradi. Alla fine sono riusciti a fare la diagnosi. Ora ho tre stent nel fegato e un tubicino collegato a una sacca che devo portarmi sempre appresso. A settembre ho avuto crisi respiratorie.

Che tipo di cura stai facendo?

A gennaio ho cominciato la chemioterapia, abbastanza pesante, che ho dovuto interrompere a luglio per via dei valori sballati della bilirubina. Non mi hanno potuto fare il trapianto di fegato perché c’era il rischio che alcune particelle dei linfonodi che mi sono fatto asportare, potessero aver intaccato altre parti. A Padova verrò sottoposto a resezione epatica, i dottori dovranno tagliare il 70% del fegato.

Cosa ha l’ospedale di Padova che non hanno gli ospedali sardi?

Hanno macchinari ultramoderni, di conseguenza fanno molte più analisi e più approfondite. In otto giorni mi hanno fatto più cure che in Sardegna. E poi c’è l’approccio medico che è diverso: tutto lo staff, dai chirurghi fino agli infermieri, trattano il paziente come un figlio, non fanno mancare nulla, per loro ciò che fanno è una missione che mettono davanti a tutto. Sono seguito dal professor Umberto Cillo, (Direttore della Chirurgia epatobiliare e dei Trapianti epatici, nda), un noto luminare in questo campo. Ringrazio anche il dottor Camillo Aliberti che mi fa i drenaggi. Sto assumendo antidolorifici mirati e sono seguito anche da una dietista. Da quando sono in cura a Padova sono rinato, sto molto meglio.

Chi è e cosa fa Cancer Man nello specifico?

È una sorte di supereroe con una sorta di “diario di viaggio”, che dispensa consigli a chi non riesce ad affrontare la malattia come faccio io; vuole essere una fonte di ispirazione. E soprattutto vuol far capire che non bisogna avere vergogna di essere malati di tumore; spesso capita che ci si senta in colpa, ma non bisogna sentirsi così, non è colpa propria se la bestia ha deciso di colpirci. Di Cancer Man ci sono anche le t-shirt con il logo (clicca qui), il cui ricavato servirà ad aiutarmi ad affrontare le spese di viaggio, che sono alte. Prendo l’indennità di accompagnamento in quanto riconosciuto invalido civile al 100% e un altro assegno ordinario. Nonostante questo, non ho soldi sufficienti per mantenere la famiglia e sostenere le spese per le cure fuori regione. Capita che mi chiamino all’ultimo momento a Padova per delle visite che non posso rinviare e come si sa, i biglietti da e per la Sardegna costano tanto. Mi arriverà la pensione di inabilità, e solo allora potrò stare tranquillo e riuscire a pagarmi le trasferte. Per il momento, dunque, la raccolta fondi è necessaria per poter continuare a curarmi.

Come vivi la vita di tutti i giorni da quando hai scoperto la malattia?

Ho rivalutato molte cose, ora mi godo di più tutto ciò che ho attorno: la mia famiglia, i miei figli e le amicizie. Sono soprattutto loro che mi danno la forza di combattere. E quando guarirò – perché guarirò – tornerò a lavoro, dove mi aspettano a braccia aperte. E agli altri malati oncologici dico: amate la vita, uscite, godetevi ogni istante, allontanate le persone negative.

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