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Le rubarono una foto per farne un “meme” razzista, domani Nicoletta ne parla sul Canale Nove

Alla fine di luglio Nicoletta sperimenta quanta amarezza può provocare la cattiveria impunita di chi si sente forte dietro una tastiera. La giovane cagliaritana, viveva in Svizzera per lavoro, ma il suo desiderio era quello di far conoscere al suo fidanzato marocchino, la terra in cui è nata. La burocrazia e le leggi europee impediscono però al giovane di ottenere i permessi necessari, mentre a Nicoletta è consentito entrare e uscire da Marocco senza problemi. Roberta Parisi, la mamma, molto conosciuta a Cagliari proprio per il suo impegno in Africa, pubblica un post per denunciare il paradosso burocratico che vive la giovane coppia. Per farlo allega al post una foto dei due ragazzi.

L’amministratore di un gruppo Facebook chiamato “Farsi di tricche e tracche”, fortunatamente poi oscurato, che si vantava di “poter pubblicare (per ridere) un po’ quello che vuole e invita chi non gradisce a non farne parte”, sostenendo di voler prendere in giro persone di ogni razza, pensa bene di utilizzare quella foto, ovviamente all’insaputa dei protagonisti, per farci una vignetta di pessimo gusto.“Sono una tossica semplice”, recita il meme, “Sono sposata con un marocchino”.

«Purtroppo- spiega Roberta Parisi- anche se abbiamo subito sporto denuncia alla polizia postale, c’è voluto un po’ di tempo prima di riuscire a far oscurare la pagina, nel frattempo però il meme è diventato virale. Inoltre la vignetta è stata condivisa da un’altro gruppo “Alcolisti ironici” che invece è rimasto attivo. E comunque è quasi impossibile far sparire completamente un immagine o un video dal web, c’è sempre qualcuno che lo conserva. Quello di Nicoletta adesso girerà nuovamente, ma sarà per una giusta causa».

Domani sera Nicoletta e sua madre Roberta saranno ospiti della trasmissione #Fake, dedicata proprio a situazioni come questa e racconteranno la loro esperienza. Sostenute dall’Associazione “Odiare ti costa” hanno denunciato le persone che si sono rese responsabili di quella che rientra pienamente in una campagna d’odio. «Abbiamo deciso di partecipare alla trasmissione – conclude la mamma di Nicoletta- perché speriamo che il fatto di parlarne incoraggi altre persone a denunciare. Spesso non si ha il coraggio di farlo, per vergogna o per paura di intraprendere un iter legale che potrebbe durare tanto. In certi casi le vittime preferiscono dimenticare subito. Invece è importante non tacere, adesso ci sono diverse associazioni, come “Odiare ti costa” ,che sostengono chi ha subito l’odio online. In certe situazioni vedersi attaccati pubblicamente può danneggiare profondamente. Bisogna denunciare sempre».

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