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Turismo, l’Assessore Chessa dice no alla Dmo: «Ce ne occupiamo noi, perché autocommissariarci?»

foto Geonews

Si chiamano DMO, Destination Management Organization, sono organizzazioni finalizzate a promuovere l’attività turistica. Includendo istituzioni pubbliche, operatori e imprese, fornendo dati e statistiche, contribuiscono a elaborare strategie vincenti e soprattutto unitarie e condivise. Nel caso sardo, coinvolgevano l’assessorato, gli aeroporti e la Camera di Commercio. Anche il Comune di Cagliari, giunta Zedda, ne ha costituita una. Esiste qualche esempio di DMO anche nel resto di Italia.

«La DMO, è una società esterna, in house, in cui la Regione non ha la maggioranza – spiega l’assessore al Turismo- e gestisce circa la metà del bilancio dell’assessorato, 40milioni di euro, della promozione turistica. Secondo la legge istitutiva, si doveva costituire un organo di gestione con amministratore unico, il collegio dei revisori e in più l’assunzione di circa 18 persone, scelte dalla società, ma pagate con soldi pubblici. Se diverse giunte, a cominciare da quella Soru, hanno chiuso diverse società della Regione, come I.S.O.L.A., per esempio, ben più utile, che senso aveva costituirne altre esterne?».

Secondo l’Assessore costituire una società “In House” è un po’ come autocommissariarsi, riducendo la possibilità di decidere in maniera autonoma, anche se : «Da statuto avrei potuto benissimo mettere come amministratore unico, una persona di mia fiducia, ma è più onesto scegliere di chiudere la DMO. In assessorato abbiamo personale e competenze all’altezza di svolgere questo compito – prosegue Chessa- non è necessario rivolgerci a società compartecipate, che hanno tanti costi».

Inoltre, fa notare l’Assessore, uno degli obiettivi della DMO doveva essere la “Sburocratizzazione”, in realtà, avrebbe dovuto seguire ogni iter e ogni legge che deve seguire l’assessorato. «Avviamo l’iter per l’annullamento della legge di costituzione del DMO, sentendo naturalmente i legali- conclude Chessa- ma resta la volontà di collaborare con gli operatori, gli aeroporti, e Camera di Commercio. Abbiamo un confronto continuo con sindacati e rappresentanti di categoria. Ma è la politica che deve lavorare, assumersi la responsabilità delle proprie scelte e renderne conto agli elettori, non certo le società esterne».

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