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Il viaggio di Autunno in Barbagia: andiamo a Sarule, il paese di Salvatore Sini

Tessitrice intenta alla lavorazione de Sa Burra, museo della tessitura E. Tavolara - Fonte www.sardegnaturismo.it

Continua la mostra itinerante di Autunno in Barbagia 2019 e nel prossimo fine settimana il programma è più generoso del previsto. Il cuore della Sardegna, infatti, pulserà in due tappe distinte, quella di Sarule e quella di Tonara, dal 28 al 29 settembre. Fulcro dell’evento è come sempre l’incanto dell’entroterra barbaricino, ma i due paesi protagonisti del terzo appuntamento possiedono peculiarità ben distinte. Ecco perché vi condurremo a Sarule, un piccolo paese in cui l’antica tradizione pagana e la forte devozione religiosa si mescolano, raccontando una storia millenaria.

Sarule è un paese di montagna, un centro agro-pastorale situato nel cuore della Barbagia di Ollollai. Nasce alle pendici del monte Gonare ed è incastonato in un territorio che fa parte delle terre emerse più antiche della Sardegna, su cui si distinguono masse di granito, di calcare e una grande varietà di rocce metamorfiche. Sono due i simboli che ben rappresentano il piccolo paese montano: uno spirituale e l’altro artigianale. Questo centro barbaricino, infatti, si caratterizza per una forte devozione religiosa che ben si respira nel santuario mariano di Nostra Signora di Gonare: meta di pellegrinaggio per numerosi devoti, è arroccato a 1110 metri di altezza sull’omonimo monte, fra i territori di Sarule e Orani. Il forte spirito religioso si avverte anche nell’abitato, ricchissimo di chiese, tra cui quella di Nostra Signora del Rosario, attorno alla quale si è sviluppato il centro storico con le sue tipiche case in granito. Qui è forte anche la tradizione pagana che sfocia nei riti ancestrali del tipico carnevale con le maschere peculiari del paese, quali “Sa Maschera a Gattu”, simbolo perpetuo di morte e rinascita della natura, e “Su Maimone”, simbolo di buon auspicio. Altro tratto distintivo di Sarule, per cui è celebre in tutto il mondo, è quello dell’antica arte della tessitura: i suoi tappeti, coloratissimi e stilizzati con disegni geometrici e figure ispirate all’attività agricola o alla natura, sono realizzati attraverso telai verticali. Prodotto principe è “Sa burra”, un tappeto unico nel suo genere, realizzato secondo una tecnica plurisecolare, la cui bellezza incantò l’artista Eugenio Tavolara.

Sarule, murale che raffigura Sa Burra – Fonte “I murales di Sardegna”

 

Sarule, Sa Maschera a Gattu – Foto web

Quando si parla di Sarule, però, è impossibile non pensare alla poesia “A Diosa”, altrimenti conosciuta come “Non potho reposare”, del poeta e scrittore Salvatore Sini che qui nacque, nel lontano 1873. Tra i vari murales che decorano l’abitato del paese, proprio uno è dedicato all’autore della canzone d’amore più famosa della Sardegna.

Sarule, murale dedicato a Salvatore Sini – Fonte “I murales di Sardegna”

Con tali attrattive viene davvero voglia di visitare questo piccolo centro barbaricino, il cui nome – secondo alcuni studiosi – deriverebbe dalla parola “Sa Rule”, ossia piccolo altare. Interessante è anche la versione data dalla leggenda popolare che, invece, lega il nome del paese alla sua fondazione, avvenuta intorno all’anno Mille ad opera di un nobile, il fuggiascodonno Sarule”, che qui trovò rifugio e ci restò, dando origine al borgo, in cui, col tempo, confluirono altri fuggiaschi.

BREVI CENNI STORICI. Al di là delle origini leggendarie e sebbene il nome Sarule compaia per la prima volta in documenti di epoca medievale, la sua storia è ben più antica e risale al Neolitico, come testimoniano le Domus de janas di Neunele, Sa Neale e Sa Pranedda. Non mancano, inoltre, vive testimonianze dell’età del Bronzo, tracce della civiltà nuragica che si stabilì in questi luoghi, quali i resti di numerosi nuraghi e le tombe dei giganti, tra cui quella di S’Altare de Logula, la meglio conservata. In epoca medievale Sarule faceva parte del Giudicato di Torres e fu eletto capoluogo della curatoria, che portava il suo stesso nome. Nel XIII secolo entrò, poi, a far parte del Giudicato di Arborea e fu inglobato nella curatoria di Dore. Occupata dagli Aragonesi, nel 1363 divenne feudo del conte di Quirra. Circa tre secoli più tardi fu incorporata nel marchesato di Orani e fu solo nel 1839 che Sarule si liberò definitivamente con il riscatto del feudo.

Sarule, tomba dei giganti S’Altare de Logula – Fonte www.neroargento.com

COSA VEDERE. In virtù dei suoi trascorsi, il territorio di Sarule è ricco di attrattive. Oltre ai siti che raccontano il passato preistorico del territorio, tappa obbligata è il già menzionato santuario mariano di Nostra Signora di Gonare: un simbolo spirituale, certo, ma anche un gioiello storico e architettonico. Eretto nel XII secolo, la sua costruzione – raccontata tra storia e leggenda – si deve al giudice Gonario II di Torres, come ex voto alla Madonna che, da lui invocata, lo salvò da una terribile tempesta, mentre faceva ritorno dalla seconda Crociata. In cambio della sua salvezza, il giudice promise di erigere un altare alla Madonna sul primo lembo di terra che avesse visto e fu così che l’edificio religioso sorse sul “monte Dore”, da allora ribattezzato monte Gonare. Il santuario, una vera e propria fortezza, si raggiunge attraverso un affascinante sentiero in parte scavato nella roccia, attraversando uno spazio occupato dalle “cumbessias”, le abitazioni che ospitano i pellegrini durante le celebrazioni primaverili e autunnali.

Sarule, santuario mariano di Nostra Signora di Gonare – Foto web

Sarule, percorso sul Monte Gonare – Fonte www.sardegnaturismo.it

Merita una visita anche il museo della tessitura “Eugenio Tavolara”, dedicato al noto designer sassarese che fu il primo a intuire le potenzialità della tessitura sarulese, prodigandosi per far conoscere i tappeti locali oltre i confini isolani e nazionali: qui è possibile ammirare una selezione di filati e di tappeti tipici, ma anche i tradizionali telai verticali e vari strumenti di lavoro.

Sarule, antico telaio, museo della tessitura E. Tavolara – Fonte www.sardegnadigitallibrary.it

NATURA. Pregevole è anche la natura circostante, soprattutto per l’importante biodiversità che questi luoghi conservano: l’area del monte Gonare, compresa tra Sarule e Orani, è un sito di interesse comunitario dell’Unione Europea. Le tre cime calcaree di Gonare, Gonareddu e Punta Lotzori sono ricoperte da boschi di querce e da queste vette, quando il cielo è terso, è possibile scorgere il mare. Qui, tra bellissime rose di montagna, delicate orchidee e numerose specie botaniche, quali il Colchico di Gonare, il Gigaro sardo corso e l’Acino di Sardegna, vive una ricca fauna: oltre alle martore, alle lepri, alle volpi, ai cinghiali e a molte varietà di volatili, si possono incontrare specie peculiari dell’Isola come la raganella sarda. Lodevole è anche il territorio collinare del paese. Ricoperto principalmente da boschi di lecci e ricco di sorgenti, ospita diversi alberi da frutto e ulivi: un bellissimo esemplare di ulivo millenario, con ben 11 metri di circonferenza, è custodito in località Valeri.

Sarule, ulivo monumentale custodito a Valleri – Fonte www.sardegnadigitallibrary.it

CUCINA E ARTIGIANATO. La tavola di Sarule rispecchia la tipica cucina barbaricina. Ottimi sono i formaggi e anche l’olio d’oliva, la cui produzione è parte integrante dell’economia locale. Speciali sono i dolci, tra cui S’Arantzada, a base di scorza di arance candite nel miele e guarnito con mandorle. Oltre alla magica arte della tessitura, l’artigianato locale spazia dalla lavorazione del marmo, a quella del ferro battuto, alla lavorazione del sughero e, ancora, all’impagliatura delle sedie.

Sarule, dolce S’Arantzada – Fonte www.sardegnadigitallibrary.it

Sarule, abito tradizionale – Fonte www.sardegnaturismo.it

Insomma, se queste attrattive stuzzicano la vostra curiosità, per il terzo appuntamento di Autunno in Barbagia andate a visitare il paese di Salvatore Sini.

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