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Accadde oggi: il 25 settembre di 26 anni fa moriva Manlio Scopigno, il “filosofo” dello scudetto

Manlio Scopigno con Gigi Riva.

Accadde oggi: il 25 settembre di 26 anni fa moriva a Rieti Manlio Scopigno, il “filosofo” dello scudetto. Non un personaggio qualunque, ma colui che guidò il Cagliari alla sua unica vittoria in serie A.

Personaggio schivo, silenzioso, particolare, il friulano trapiantato nel Lazio era un uomo di pochissime parole che comunque sapeva farsi rispettare con i suoi metodi, altrettanto anticonformisti. Amato dal gruppo rossoblù, non disdegnava i libri, il bere e il tirar tardi. Una filosofia che gli fece accettare alcune “manchevolezze” di gran parte dei suoi giocatori.

Cresciuto a Rieti, qui si trasferì con la famiglia dopo che il padre, guardia forestale, venne inviato lì. Scopigno rimase sempre legato alla cittadina laziale. Modesto calciatore, arrivò a Cagliari da allenatore nel 1966 e qui ritornò dopo una brevissima parentesi nel soccer americano sulla panchina dei Chicago Mustangs. Una sera il Cagliari era in ritiro: Scopigno era arrivato da poco. Era la vigilia di una partita di Coppa Italia e i rossoblù in sette o otto, in barba alle regole, si diedero appuntamento in una camera per giocare a poker. Fumavano tutti. C’era anche qualche bottiglia che non ci doveva essere. Ad un tratto si aprì la porta: era Scopigno. Scene di panico (i giocatori erano abituati a Silvestri che era un sergente di ferro): tutti ebbero paura. Scopigno entrò, nella nube di fumo che attanagliava la stanza e nel silenzio dei giocatori che aspettavano la bufera, prese una sedia, si sedette e disse tirando fuori un pacchetto di sigarette: «Do fastidio se fumo?». In mezz’ora i giocatori erano tutti a letto e il giorno dopo il Cagliari vinse 3-0. A lui è dedicato lo stadio di Rieti e la tribuna stampa del Sant’Elia. Per tutti rimarrà sempre il “Filosofo”.

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