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Lavoratori dei Call Center quasi come schiavi: l’Ispettorato del Lavoro smaschera due società a Cagliari

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Il lavoro di indagine dell’Ispettorato del Lavoro di Cagliari – Oristano ha portato alla luce una situazione inaccettabile sulle condizioni di lavoro di 128 persone trattate come poco più che schiavi, in due società che svolgevano attività di call center nel capoluogo per conto di una importante società nazionale fornitrice di energia elettrica. Dovranno pagare una sanzione di 109.333 euro e versare i mancati contributi per 497.851 euro.

Dall’utilizzo illegittimo di contratti di collaborazione coordinata e continuativa che in realtà mascheravano veri e propri rapporti di lavoro subordinato uno stringente potere direttivo nei confronti dei dipendenti, fino all’imposizione di specifiche frasi da utilizzare con il cliente, con conseguenti rimproveri verbali nei confronti degli operatori che si discostavano.

Orari di lavoro rigidi e immodificabili, all’allontanamento dei lavoratori, senza alcuna tutela, e con la richiesta di firmare lettere di dimissioni in bianco all’atto dell’assunzione, compensi orari pari ad euro 3,78 per ogni ora di lavoro, con addebito in detrazione delle ore di assenza o di mancato lavoro. Bonus promessi e mai retribuiti. Inoltre per quasi un anno, le due società non avevano nemmeno provveduto a trasmettere all’Inps le denunce contributive mensili.

Come se non bastasse, è emersa la presenza di una socia occulta. Apparentemente assunta come dipendente, di fatto operava con i poteri organizzativi, gestionali e disciplinari tipici del titolare di una attività di impresa. Come hanno testimoniato i lavoratori, in completa autonomia e senza alcun superiore gerarchico, la donna gestiva le assunzioni e i licenziamenti dei dipendenti, i turni e gli orari di lavoro, le modalità di pagamento delle retribuzioni.

La socia occulta percepiva un compenso notevolmente più elevato rispetto a quello di tutti gli altri collaboratori e abitualmente riprendeva pubblicamente i lavoratori apostrofandoli con frasi offensive e umilianti. I comportamenti della donna sono stai ritenuti cosi vessatori da far ipotizzare il reato di caporalato.

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