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Al “Festival della Resilienza” di Macomer un murale per Grazia Deledda, contro lo spopolamento

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È cominciato l’11 luglio a Macomer e venerdì si concluderà la quinta edizione del “Festival della Resilienza”. I prossimi tre giorni saranno ricchi di iniziative alle Ex-Caserme Mura, all’insegna della cultura, dell’artigianato, della musica e dello sport. Il tema di quest’anno è la lotta allo spopolamento attraverso un approccio metodologico basato sull’incontro tra il mondo della scienza e quello dell’arte, l’obiettivo è creare un ambiente dinamico per promuovere la rigenerazione territoriale.

Tra i vari street artist invitati alla manifestazione organizzata dall’associazione ProPositivo, c’era anche Paolo Mamblo, muralista di San Gavino, e se non tutti ricordano il suo nome basta dire: “Ha dipinto il murale di Gigi Riva a San Gavino” e tutti capiscono. Suo anche il ritratto di Andrea Parodi che spesso viene preferito sui social come immagine per ricordare il cantante sardo, al posto delle sue stesse foto. «Visto il tema ho pensato che ci volesse un personaggio rappresentativo- ha spiegato Paolo – e quale migliore immagine di quella della scrittrice sarda. E quella sua poesia che descrive il popolo sardo con pregi e difetti, era perfetta per l’argomento trattato».

Paolo Mamblo dipinge e disegna fumetti, ma solo dal 2015 si è cimentato nella street art. Fa parte dell’Associazione Culturale Skizzo nata per riqualificare il territorio di San Gavino, attraverso l’abbellimento della città con i murales che non sono solo un momento di arte, ma di socializzazione. Paolo Mamblo si è avvalso, per la realizzazione di questo murale della collaborazione di alcuni amici, Barbi Salis, Giulia Desogus, Sara Perra e Andrea Serra.

«Le dimensioni dei murales spesso richiedono la collaborazione di più persone – spiega Mamblo- e questo spinge la gente a uscire di casa, a incontrarsi, trasmette agli abitanti della zona il piacere di condividere un obiettivo. Lo scopo dell’associazione Skizzo e quello di chi ha scelto il tema del Festival di quest’anno è proprio questo, far rinascere i territori, trovare strategie per consentire alla gente di rimanere nella propria terra».

La Sardegna perde figli, ogni anno emigrano a migliaia, non più uno stillicidio ma un emorragia. Si dà la colpa ai politici, agli amministratori, al Governo centrale, ma forse la vera ragione dello spopolamento risiede in questa poesia di Grazia Deledda, una terra crocevia di popoli con tanta bellezza, ma abitata da uomini dal temperamento vendicativo e solitario.

Noi siamo sardi
Noi siamo spagnoli, africani, fenici, cartaginesi,
romani, arabi, pisani, bizantini, piemontesi.

Siamo le ginestre d’oro giallo che spiovono
sui sentieri rocciosi come grandi lampade accese.

Siamo la solitudine selvaggia, il silenzio immenso e profondo,
lo splendore del cielo, il bianco fiore del cisto.

Siamo il regno ininterrotto del lentisco,
delle onde che ruscellano i graniti antichi,
della rosa canina,
del vento, dell’immensità del mare.

Siamo una terra antica di lunghi silenzi,
di orizzonti ampi e puri, di piante fosche,
di montagne bruciate dal sole e dalla vendetta.

Noi siamo sardi.

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