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Intervista esclusiva a Tito Stagno, il cronista cagliaritano che ha raccontato la conquista della Luna

La Luna per lui è croce e delizia: gli ha dato la fama, ma di lui si tende a ricordare “solo” la (mitica) cronaca di quella indimenticabile giornata in cui l’uomo toccò il suolo lunare per la prima volta. In realtà Tito Stagno, braccia rubate alla medicina, ha seguito i viaggi di due Presidenti della Repubblica, Segni e Saragat e due Pontefici, Giovanni XXIII e Paolo VI. Ha condotto la “Domenica Sportiva” e ha vissuto una lunga carriera partita per caso da Radio Sardegna: «Studiavo medicina a Cagliari e un giorno presentai uno spettacolo per studenti al Teatro Massimo – ricorda il cronista sardo- tra il pubblico c’era anche il direttore di Radio Sardegna. Qualche tempo dopo per una serie di coincidenze la radio si trovò improvvisamente senza speaker, così il direttore si ricordò di me e mi rintracciò.

Mi mandò a prendere con un auto della Rai, io ero a casa da solo che studiavo per un esame, i miei erano al Poetto, fui prelevato e messo davanti a un microfono senza tanti complimenti. All’inizio leggevo le notizie del Gazzettino Sardo, poi aiutandomi con una guida che trovai in Rai, cominciai a scrivermi anche le notizie da leggere. Così nacque la mia carriera, mi mandarono a Firenze a fare un corso di dizione e fonetica. Ricordo una collega, Aurora Lai, che mi diede i primi preziosissimi consigli su come parlare davanti a un microfono. Ebbi la fortuna di lavore con dei colleghi bravissimi: Ignazio De Magistris e Giuseppe Fiori».

Su quest’ultimo Stagno racconta un episodio che non tutti sanno. Autore del libro la “Società del malessere”, sulla vita di Graziano Mesina, da cui venne tratto il film omonimo, Fiore nell’ultima pagina, racconta di quando Tito aiutò Graziano Mesina a leggere pubblicamente davanti a un microfono, un appello ai rapitori di un imprenditore di Ozieri e di suo figlio. I due vennero poi liberati: «Diversi anni più tardi – racconta il giornalista- a causa di un incidente danneggiai l’auto sulla quale viaggiavo. Ero diretto a Porto Cervo, ma dovevo riparare la macchina, così vidi una insegna della Fiat a Ozieri e mi rivolsi al concessionario. Lui mi fece accomodare e incredibilmente, era il 10 agosto, richiamò i suoi operai dalle ferie e mi fece riparare l’auto in poche ore.

Non solo. Mi invitò a pranzo, e solo una volta seduti a tavola scoprii che si trattava dell’imprenditore rapito per cui scrissi l’appello, e che fu liberato subito dopo. Qualche mese dopo mi invitò a cena con mia moglie proprio nelle vigne dove era stato sequestrato. Mangiammo così tanto che le tante bottiglie di vino bevute ebbero l’effetto della camomilla». Stagno è stato il corrispondente Rai che ha seguito il Presidente Segni e il Presidente Saragat nei loro viaggi ufficiali in giro per il mondo. E non vanta solo il primato dell’allunaggio, ma è stato anche il cronista che ha raccontato il primo viaggio di un pontefice fuori dal Vaticano. Papa Giovanni XXIII, prese il treno per recarsi ad Assisi, e Tito Stagno lo raccontò all’Italia intera.

«Fu proprio Papa Giovanni a suggerirmi il nome di mia Figlia Brigida- prosegue il cronista- mi chiese se avevo figli e siccome gli rivelai che mia moglie era in attesa, lui mi consigliò, se fosse stata femmina di chiamarla come la Santa che si impegnò per far tornare i Papi in Italia e così ho fatto». Poi furono i viaggi, ben più impegnativi di Paolo VI ad essere raccontati, come quello in Colombia, quando dopo una corsa, vista l’altitudine Stagno fu soccorso da un uomo che per farlo riprendere gli offrì due uova. Anche se in questi giorni la sua frase: “Ha toccato, ha toccato” è stata ripetuta centinaia di volte in ricordo di quella giornata memorabile di 50 anni fa, e lui afferma che ha rilasciato una cinquantina di interviste, ha ancora voglia di raccontare quei momenti nei quali ha raccontato all’Italia un momento epocale per tutto il mondo.

Era stato scelto per raccontare agli italiani il momento in cui l’uomo avrebbe toccato terra, perché era quello che ne sapeva di più. Aveva seguito fin dalla fine degli anni ’50 tutti i tentativi di avvicinarsi alla luna, prima dei russi poi anche degli americani. «Si era in piena Guerra Fredda – spiega Stagno- la situazione era tesissima, i russi facevano già diversi esperimenti nello spazio con successo, ma il rischio che la guerra da fredda si trasformasse in una guerra vera e propria era costante, finché Kennedy e Kruscev riuscirono a trasformare il conflitto e a portarlo sul piano di una gara: il vincitore sarebbe stato chi fosse riuscito per primo a conquistare la Luna, a camminarci sopra. Così Kennedy diede un fortissimo impulso alla ricerca stanziando enormi cifre».

Il cronista cagliaritano viene mandato negli stati Uniti dove si documenta, visita le basi, le fabbriche i laboratori, la Nasa. Conosce direttamente diversi astronauti tra i quali Virgil Grissom che morì insieme ai due compagni nell’incendio dell’Apollo 1, era lui l’uomo destinato a posare per primo il piede sul suolo lunare, fu poi Armstrong a farlo al suo posto. Stagno segue tutte le dirette delle missioni: «La Nasa, per ogni missione mandava a ogni cronista un faldone con tutte le spiegazioni, piano di volo, distanze, dati, in modo che potessimo raccontare al meglio ogni dettaglio. Solo che le apparecchiature su cui potevamo contare erano davvero rudimentali, i collegamenti audio e video si interrompevano di continuo, quante volto ho dovuto fare miracoli!».

Alla missione dell’Apollo 8 Stagno vive una delle emozioni più belle: «Per la prima volta vediamo il suolo lunare, arrivano delle immagini nitide, perfette della Luna, i crateri, le rocce, è meraviglioso. In quel momento ho capito che di lì a poco l’uomo avrebbe davvero camminato sul nostro satellite, anche se il momento che porto con me nel cuore e quello in cui gli astronauti in orbita lessero un passo della Genesi: era la vigilia di Natale, ed è stato un momento veramente toccante: “..Sia la luce e luce fu..”». Nella memoria di tutti invece, quelli che l’hanno vissuto direttamente e quelli che lo hanno visto dai filmati di repertorio sono scolpiti i momenti cruciali di quel 20 luglio 1969.

Quando Stagno annuncia “Ha toccato, ha toccato!”, ma dopo 40 secondi lo annuncia Ruggero Orlando “No, ha toccato adesso!”. Il brevissimo battibecco tra i due giornalisti è storia, in realtà avevano ragione entrambi, nel senso che la navicella aveva davvero toccato il suolo con delle estremità che servivano per testare il terreno, quando lo annunciò Stagno ed era vero anche quando lo annunciò Orlando, perché in quel momento la navicella atterrò. Quello che invece i più giovani non sanno è che Stagno visse i 15 minuti più difficili della sua vita: proprio sul più bello le immagini sparirono, la qualità dell’audio era pessima e il lavoro di cronista, all’epoca sport estremo, si mostrò in tutta la sua difficoltà. Ma Stagno coraggiosamente riuscì a riempire quei 15 minuti sfruttando tutta l’esperienza maturata nelle cronache precedenti, ebbe l’abilità di far vedere agli italiani cose che nemmeno lui vedeva, ma che sapeva, ne era certo, come si stavano svolgendo in quel momento.

Poi la voce di Armstrong arrivò: “The Eagle has landed”, la navicella, Eagle era atterrata e tutti tirarono un sospiro di sollievo. «Quella giornata ci ha lascito tanto: la ricerca ha fatto tanti progressi grazie ai viaggi sulla Luna, le telecomunicazioni, la medicina – afferma Stagno un po’ malinconico- però ci ha tolto un po’ della voglia di scoprire, della curiosità insaziabile che avevamo all’epoca».

Tito Stagno classe 1930, alla soglia dei 90 anni ha una memoria di ferro, con il suo modo di raccontare riesce a trasmettere tutta quella passione che ha avuto e ha ancora oggi per il suo mestiere. È stanco, ha parlato per più di un’ora ma prima di salutarlo non possiamo fare a meno di chiedergli cosa pensa di quella teoria secondo la quale tutta quella giornata è stato un bluff, una fake news, come si direbbe oggi, che non c’è stato nessun allunaggio il 20 luglio del 1969: «Ma quando mai! Sopra di loro – conclude Tito Stagno zittendo tutti i complottisti- orbitava un satellite russo che riprendeva tutto: se fosse stata una finzione, dopo un minuto l’Unione Sovietica li avrebbe sbugiardati senza pietà».

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