Le sconcertanti immagini arrivano da Cagliari, quartiere Sant’Elia. Montagne di rifiuti abbandonati per strada, alla mercè di topi, scarafaggi, maleodoranti sotto al sole. Le foto sono state scattate dal fotografo Dietrich Steinmetz.
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Secondo un’inchiesta del Corriere della Sera, i comuni italiani «rifiuti free» oggi sono 547 (il 7 per cento), trenta in più rispetto all’anno scorso. Piccoli centri? Non solo: anche capoluoghi come Treviso, Pordenone, Belluno e grandi città come Carpi e Empoli. Come si diventa un comune «rifiuti free»? Grazie a un sistema di gestione efficace (pubblico o privato), la raccolta porta a porta e una tariffazione che premia l’impegno a recuperare e non penalizzi con tasse più alte. I risultati non tardano ad arrivare, spiega Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente.
In Italia, oggi la produzione media è di 487 chili di rifiuti l’anno a persona. Il 55 per cento di questi «rifiuti urbani» – 29,6 milioni di tonnellate a livello nazionale – viene intercettata dalla differenziata. Il dato sale al 66 per cento al Nord e scende al 42 per cento al Sud: un divario che fatica a colmarsi, anche perché il Sud paga la carenza di impianti di trattamento.