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Oncologico, le associazioni dei malati presentano un esposto in procura: “Condizioni disumane”

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Questa mattina le associazioni Socialismo Diritti e Riforme, Adiconsum Sardegna, Fidapa e Fondazione Taccia – Mai più sole contro il tumore ovarico, hanno incontrato i giornalisti all’Hotel Regina Margherita a Cagliari. Maria Grazia Caligaris, Giorgio Vargiu, Ida Gasperini e Alba Chiara Bergamini hanno testimoniato la situazione davvero insostenibile nella quale versa l’ospedale oncologico Businco. Dopo aver espresso soddisfazione per la riapertura, attesa da due anni e mezzo dell’unico punto ristoro della struttura, i rappresentanti dei malati oncologici, hanno esposto, tutte le criticità legate soprattutto alla cura dei tumori femminili, che i pazienti malati di tumore devono affrontare ogni giorno.

Il problema più grave è rappresentato dalle liste d’attesa e dai tempi eccessivamente lunghi per ottenere una diagnosi. Ancora più preoccupanti i tempi medi per arrivare all’intervento e alle terapie. In particolare nel caso del tumore al seno, per il quale, è noto, la tempestività di diagnosi e intervento è fondamentale per ottenere una piena guarigione, occorre più di un mese per l’esito di una biopsia o di un esame istologico. Dalla diagnosi all’intervento addirittura possono trascorrere diverse settimane, raggiungendo spesso 40 o 50 giorni di attesa.

Da qui, vista la gravità della situazione e il fatto che in questi anni, nonostante i ripetuti appelli non sia cambiato nulla, le associazioni hanno deciso, qualche settimana fa di presentare un esposto alla Procura della Repubblica. Sono stati poi messi in evidenza altri problemi, come lo scarsissimo supporto psicologico, le poche possibilità per le pazienti, soprattutto all’inizio del percorso oncologico, appena ricevuta la diagnosi, di informarsi e trovare accoglienza e sostegno che nella maggior parte dei casi vengono forniti dalle stesse associazioni di volontariato che in questo, come in tantissime altre situazioni, sopperiscono alle gravi carenze delle istituzioni.

Un’altro problema, legato all’accorpamento del Businco all’azienda ospedaliera Brotzu, operazione aspramente criticata per gli scarsi risultati se non addirittura causa di disservizi, è rappresentato dalla frequente inagibilità delle sale operatorie. Gli interventi spesso vengono rinviati, con grande disagio per le pazienti, perché non è disponibile la rianimazione, requisito necessario, soprattutto per gli interventi più lunghi. Il sovraffollamento nelle liste di chi deve sottoporsi alla chemioterapia comporta attese lunghissime, per cui può capitare che pazienti, soprattutto residenti fuori città arrivino all’alba e vadano via solo a fine giornata con pesantissimi disagi per chi si trova già in una condizione di sofferenza e per i familiari accompagnatori.

«L’accorpamento col Brotzu non ha sortito gli esiti sperati- ha dichiarato Maria Grazia Caligaris, presidente di Socialismo, Diritti e Riforme – quindi va rivisto immediatamente. Bisogna valorizzare le professionalità che ci sono e risolvere le criticità prima possibile, per riportare i pazienti a una situazione che rispetti le loro esigenza e renda più umana la permanenza in ospedale, perché davvero manca proprio l’umanità nei confronti del malato». In chiusura della conferenza è stato rivolto un appello all’assessore della Sanità, Mario Nieddu, e al commissario dell’Azienda Ospedaliera Brotzu, Paolo Cannas, affinché si occupino prima possibile dei problemi legati al principale presidio oncologico dell’Isola.

L’Assessore Nieddu, ha subito risposto all’appello: «Dall’inizio del mio mandato ho dato il via a una serie di sopralluoghi negli ospedali e nei presidi sanitari di tutta la Sardegna – ha spiegato l’Assessore alla sanità-  toccare con mano i problemi è un presupposto indispensabile per affrontarli. L’Ospedale Businco non farà eccezione e visiterò la struttura al più presto per raccogliere elementi utili che ci permettano di prendere le giuste decisioni negli interessi dei pazienti e degli stessi operatori sanitari. Sul fronte delle liste d’attesa raccogliamo un’eredità pesante e siamo già al lavoro per invertire la tendenza. Un primo passo è stato fatto con lo sblocco del turnover degli specialisti ambulatoriali e abbiamo individuato risorse per aumentare il numero delle prestazioni e abbattere i tempi delle visite specialistiche”.

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