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Cuncambias: al via a San Sperate la sedicesima edizione del festival di cultura popolare

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Cuncambias 2018, foto di Alberto Mossa

Prenderà il via mercoledì 31 agosto a San Sperate la sedicesima edizione di Cuncambias, il festival di cultura popolare ideato dall’associazione Antas Teatro in collaborazione con Libera la Farfalla onlus. Cinque giorni di teatro, musica, incontri, laboratori, momenti per bambini e ragazzi, poesia e narrazioni che avranno come palcoscenico il rione storico di San Giovanni, nel cuore del Paese Museo. Il festival prenderà il via mercoledì 31 luglio e si chiuderà domenica 4 agosto.
Tutte le serate saranno aperte alle 19.30 dagli spettacoli per i più piccoli al Parco San Giovanni: ci saranno le compagnie Circosottovuoto con Andrea Caldato ed Eva Lunardi, le Compagnie del Cocomero con Selene Manca, Antas Teatro con Raimonda Mercurio, Stefano Farris e Francesco Medda Arrogalla, la compagnia Circolabile con Andrea Menozzi e Christal Dicembre e in chiusura le storie di Franco Fais. La prima serata si aprirà con la consueta festa in musica di Antas, quest’anno dedicata all’artista Raffaele Muscas, con Gilberto Collu, Giulio Landis, Raimonda Mercurio, Stefano Farris, Germano Mascia, Claudia Ortu, Alice Schirru, Enrico Collu, sindaco di San Sperate, Massimo Muscas e interventi musicali di Chiara Effe, Francesco Medda, Massimo Sciola, Chiara Effe, Massimo Loriga, Daniele Ucchesu e Fabio Tidili. In chiusura, lo spazio Antas ospiterà “Sa barraca de sa Cùmbia”, Malasorti (Emanuele Pittoni, Francesco Bachis e Francesco Medda Arrogalla) in concerto con la partecipazione straordinaria di Davide Toffolo.

Cuncambias 2018, foto di Alberto Mossa

Da mercoledì a sabato, il Festival ospiterà ogni sera alle 20.30 nello spazio Antas la sezione Storie, incontri con autori, musicisti e scrittori: protagonisti saranno Davide Toffolo, fumettista, cantante, chitarrista e fondatore dei Tre Allegri Ragazzi Morti (mercoledì 31 luglio) che presenterà il suo libro “Il cammino della Cùmbia”, gli scrittori Bruno Tognolini e Andrea Serra (giovedì), l’antropologo Andrea Staid con il suo studio recente sull’abitare illegale (venerdì), sabato sarà il turno dello scrittore Emanuele Pittoni che ha di recente pubblicato per Castelvecchi il suo primo romanzo “Marmaglia”. Tra le 21.45 e le 22 spazio alle voci straniere con le narrazioni di Alpha Bah e Lamine Dafe, Oriana de las Golondrinas, Boucar Wad e Mamadou Mbengue.
In programma ancora musica e spettacoli. Giovedì alle 22 Giacomo Casti, Lia Careddu, Fabio Marceddu e Francesca Saba porteranno in scena “Ohia o ma’” tratto dal libro di Francesco Abate, di seguito concerto dei Trigale con Marco Noce, Roberto Etzi e Nicola Serci. Venerdì alle 22 omaggio a Ivan Graziani con il figlio Filippo, a seguire i Gatticattivi (Carlo Doneddu e Caterinangela Fadda) in concerto. Sabato alle 22 Leonardo Adorni, Jacopo Maria Bianchini e Alessandro Mori del Teatro Necessario portano in scena lo spettacolo “Clown in libertà”, si chiude con il dj set tra elettronica e anni Ottanta di Revenant e Venefica e Music is my boyfriend. La domenica, ultimo giorno del festival, è dedicata alle premiazioni del concorso letterario “Anselmo Spiga”, quest’anno alla sua sedicesima edizione; ci saranno i giurati Anna Cristina Serra, Michele Ladu, Nino Landis, Salvatore Mossa, Paolo Maccioni, Mauro Pittau, Paolo Lusci, Duilio Caocci, Alessio Mura, Massimo Loriga e Carlo Addari. Si chiude con il concerto di Nemos, Massimo Loriga, Daniele Cuccu, Massimo Perra, Paolo Cocco e Giovanni Scano. Il Festival sarà inoltre arricchito da appuntamenti mattutini per adulti e ragazzi, laboratori, bookcrossing e dal consueto punto ristoro con prodotti a chilometri zero. Durante i giorni di Cuncambias l’artista Oriol Caminal Martinez realizzerà un murale dedicato a Raffaele Muscas.

Giuliu Podda

L’edizione 2019 di Cuncambias sarà dedicata a una figura preziosa per il Festival: Giulio Podda, per tutti Tziu Giuliu, scomparso poche settimane fa all’età di 105 anni, poeta, pedalatore e anima storica di Antas Teatro. Uno dei piccoli granelli di sabbia che ha contribuito  a fare del centro campidanese uno spazio di arte e cultura insieme ad altri infaticabili animatori come Pinuccio Sciola e Raffaele Muscas. “Durante uno dei tanti incontri per il nuovo Cuncambias – così gli organizzatori – qualcuno di noi ha detto, citando la celeberrima ‘Nanneddu Meu’ e provando a interpretare il cosiddetto spirito del tempo: – Eh, c’è poco da fare, purtroppo il mondo è così, su mund’est gai -. È vero, il mondo è così, certe leggi e certi processi sembrano immutabili (o quasi), la ciclicità della Storia (con varianti) sembra dimostrarci che, inevitabilmente, alcuni errori sono destinati a essere ricommessi. ‘La storia insegna, ma non ha scolari’, scriveva il nostro conterraneo più conosciuto al mondo. Eppure, esiste il proverbiale granello di sabbia, quel granello capace di inceppare anche la macchina più rigida, il sistema più sofisticato. Granelli come Pinuccio, come Raffaele Muscas, come il nostro Tziu Giuliu. Figure uniche, certo, come lo è ognuno di noi, ma ciò che ci ha sempre appassionato è quando i granelli sono più di uno, e si consorziano, come dire, e diventano così gruppo organizzato, massa critica, moltitudine, arrivando persino a portare il mare dove prima non c’era. Insomma, ci siamo detti, a cosa servono progetti come il nostro? Servono a dimostrare a chi ha occhi per vedere che le cose possono cambiare, che non sempre il destino è segnato per sempre e che, per esempio, un anonimo villaggio del Campidano può diventare un Paese Museo conosciuto in tutto il mondo, se ci si mette un granello di sabbia che diventa comunità. Insomma, è ragionando in questo modo che è spuntato all’improvviso un punto interrogativo, a far diventare domanda ‘Su mundu est gai?’, a farci chiedere e a chiedervi – con ironia, con leggerezza, con la potentissima arma dell’intrattenimento culturale – se le cose devono andare proprio così, o se invece siamo in grado di scegliere noi la direzione da intraprendere, magari ognuno a suo modo. Così, il sottotitolo è diventato “Storie per future narrazioni”, perché stiamo parlando della cosa più importante di tutte, alla fine, ovvero il futuro e, citando altri poeti, vi salutiamo e vi aspettiamo allora nei “paesi di domani, che sono visioni di anime contadine in volo per il mondo”. Perché è che lì siamo intenzionati ad andare: nel domani” (Giacomo Casti).