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Dopo il Pride, la fiera dei luoghi comuni: “Contro i gay non ho nulla, però…”

Da ieri sera è tutto un postare l’arcobaleno ovunque. Cagnolini con la collana di fiori, bimbi con le guance arcobalenate, ragazzi con tutù e tacchi a spillo come Oriella Dorella, ragazze con la salopette e la sigaretta dietro l’orecchio come Braccio di Ferro, maschi che baciano maschi, femmine che baciano femmine, femmine e maschi che si baciano e baciano i figli e i cani, figli che si baciano e cani che si baciano. E cartelli, tanti tanti cartelli.

Scritte ironiche, tante rivolte alla mamma: “Mamma stai tranquilla, sono al corteo gay, non a una manifestazione della Lega”, oppure “E comunque una manifestazione più seria di Pontida: 49milioni di bacini”, e ancora “A me piace la f**a, ma è giusto che possa piacere a tutti”. Con buona pace di chi non ha gradito le battute, soprattutto quelle sulla Madonna dei paesi che fanno rima con gay, Burcei, Gergei e Baunei, per stare in tema, la gente priva di ironia è un castigo divino. D’altra parte ieri di quello si doveva parlare. L’obiettivo del Sardegna Pride, e di tutti i cortei dell’orgoglio gay del mondo, anche se per tanti ancora non è chiaro è proprio quello affrontare l’argomento che incredibilmente rimane ancora un insuperabile tabù. È molto semplice: la gente colorata che ieri è scesa in strada chiedeva la libertà di potersi amare, punto.

Cosa c’è di così difficile da capire? E allora perché tutti quei commenti sotto gli articoli dei giornali online, critiche, offese, “frastimi” di morte o malattie gravose: da “mi dispiace per tua mamma” a “brucia all’inferno” dall’evergreen “dall’omosessualità si guarisce” al più gettonato: “al posto tuo mi suiciderei”. Ma il mondo social è popolato da leoni da tastiera, bulli anonimi, moralizzatori senza volto quindi sappiamo come prendere certi commenti: li ignoriamo e ce ne facciamo una ragione. Quelli che invece sono proprio impossibili da digerire, sono i post di chi ostenta apertura e comprensione con il “però”.

Esordiscono tutti così: “Io non ho nulla contro i gay, però..”. Però il Sardegna Pride è una pagliacciata, però che bisogno c’è di vestirsi in quel modo, però che bisogno c’è di ostentare che sei gay, però che si bacino a casa loro, però che non chiedano di sposarsi, però che non pretendano di adottare bambini. Però avevi detto che non avevi nulla contro di loro..E come lo volevi il corteo, caro filosofo della sobrietà, paladino del celeste per i maschi, rosa per le femmine? Tanti soldatini vestiti ordinati, con i capelli leccati dalla mucca e la riga da una parte? Tante signorinette con le ballerine e il tween set? La gente del Pride chiede libertà, anche la libertà di chiedere la libertà come vuole.

A che titolo tu, Mister Ècontronatura, stabilisci qual è la misura della protesta? Perché esibirsi vestiti da donna dovrebbe essere controproducente? Bisogna forse imbonirsi il legislatore fingendosi sobri per essere più credibili? È vero che la libertà di ognuno di noi finisce dove comincia quella degli altri, ma che libertà ti lede uno che si veste come Raffaella Carrà? Di cosa ti privano due ragazze che si baciano in pubblico? E se un ragazzo per chiedere il diritto di entrare in ospedale ad assistere il suo fidanzato, sfila col boa di piume fucsia a te cosa cambia? Fai più bella figura ad ammettere che ce l’hai contro i gay perché non sei in grado di concepire modi amare diversi dal tuo. È difficile da accettare, ma non sei tu che detti le regole su come si chiede la libertà di amare, tanto meno puoi dettare le regole su come si ama, perché l’amore (per fortuna) non ha regole.

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