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Cannabis legale i rivenditori cagliaritani a Salvini: «favorevoli ai controlli ma basta disinformazione»

Nelle ultime ore il vice Premier Matteo Salvini ha lanciato la sua personale guerra ai negozi che in tutta Italia vendono la cannabis legale. Stiamo parlando delle infiorescenze con contenuto di THC o delta-9-tetraidrocannabinolo, in pratica il principio attivo che se assunto provoca gli effetti stupefacenti, inferiore allo 0,6 per cento, il limite al momento consentito dalla legge. Questo tipo di cannabis è formalmente legale per legge dal 2016 e da allora, da quando l’azienda EasyJoint ha aperto il suo primo punto vendita nel nostro Paese, in quasi tutte le Regioni hanno iniziato a moltiplicarsi le attività legate al settore della cannabis legale.

Nelle ultime ore diversi locali che vendevano questi prodotti sono stati chiusi a Macerata, di fatto per la vendita di alcuni prodotti che andavano oltre i limiti consentiti dalla legge. Salvini dopo queste prime chiusure ha subito dichiarato guerra a tutti i negozi di cannabis light dichiarando di aver promesso alle madri che avevano dei figli che usavano marijuana di far chiudere a breve tutte le attività che permettevano ai ragazzi di trovare queste sostanze. Una generalizzazione che rischia di compromettere i piani imprenditoriali di molte persone che sul business dell’erba a basso contenuto di THC avevano investito negli ultimi anni.

E sono diversi anche gli imprenditori sardi che hanno scommesso da circa due anni sulla cannabis light. Sono circa 30 i negozi del genere sull’Isola e di questi la maggior parte proprio a Cagliari. Abbiamo contattato i gestori dello Store Amsterdam di via Cima e di Yerba Santa in via Eleonora d’Arborea per avere informazioni sulle loro preoccupazioni e sulle loro reazioni dopo la guerra alla marijuana legale iniziata dal ministro Matteo Salvini. Quello che emerge non è la paura per una chiusura ma la rabbia per una campagna di disinformazione sul prodotto da loro venduto.

«Non ci preoccupa chiudere domani, anche perché fino ad ora le nostre attività sono a norma di legge. Noi ci atteniamo a vendere prodotti legali e solo a maggiorenni, né più e né meno come chi vende alcolici. Quello che ci preoccupa è la campagna di disinformazione che potrebbe portare non solo dei problemi al business ma anche a una lotta con una nuova legge al prodotto».

E la legge del 2016 che ha permesso la nascita di questo business in effetti è il centro del problema. Una legge che ha aperto un nuovo mercato ma che lascia di fatto diversi punti irrisolti. La legge è esclusivamente sulla pianta, che deve rispettare i limiti di THC, ma non prevede altre limitazioni. In teoria la vendita è legata al collezionismo, ma poi di fatto chi la compra a casa propria può fare quello che vuole, e la maggior parte delle persone ovviamente la compra per fumarla. «Noi siamo favorevoli ai controlli, anzi al momento il mercato è un po’ un far-west. La vendono tutti non solo i negozi dedicati ma anche i tabacchi. Mettiamo delle limitazioni, saremo anche disposti a pagare un’accisa come avviene su altri prodotti. Si tratterebbe solo di un guadagno in più per lo Stato. Un guadagno che arriva da un prodotto regolamentato da legge e controllato e non venduto in nero nelle piazze».

Sì perché chi difende la propria attività parla anche di una sana lotta allo spaccio grazie ai nuovi negozi di cannabis legale: «Non pensate che da noi vengano solo i ragazzini che vogliono comprarsi l’erba. Anzi, vengono moltissime persone di 50-60 e 70 anni che preferiscono comprare un prodotto sicuro, controllato e legale. E molti non lo fanno per sballarsi perché il prodotto così com’è non ha queste proprietà ma è curativo contro l’ansia e i dolori cronici. Queste attività sono il primo passo per combattere lo spaccio e le attività criminali della droga illegale. Non capiamo poi cosa centriamo noi con i figli minorenni e le madri spaventate di cui parla il Ministro Salvini. Noi non vendiamo ai minori, anzi i nostri prodotti legali strappano alcuni clienti allo schifo delle piazze cagliaritane».

Il vero problema della lotta alla cannabis legale però non riguarderà solo i rivenditori. Il problema maggiore sarà per i coltivatori. Sono tantissimi, anche in Sardegna, infatti i giovani under 35 che grazie a a finanziamenti regionali o nazionali negli ultimi due anni hanno convertito i campi per la coltivazione alla cannabis con basso contenuto di THC. Un business florido fino a qualche ora fa che ora rischia di essere messo in discussione dalle decisioni del ministro Salvini che potrebbero portare a una nuova legge che abolisca la cannabis legale in Italia. Sull’argomento i rivenditori cagliaritani chiosano così: «In tutto il mondo la cannabis legale è diventato un business che ha creato lavoro e fatto guadagnare lo stato, qui in Italia vogliamo rimanere indietro anche su questo».

 

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