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Accadde oggi: muore a Pisa l’anarchico cagliaritano Franco Serantini, picchiato a morte dalla polizia

Una storia che ricorda per certi aspetti quella di Stefano Cucchi, la vicenda di Franco Serantini, Francesco il suo vero nome, morto perché il medico del carcere Don Bosco ignorò la gravità delle condizioni in cui versava il giovane cagliaritano appena 20enne. Il 5 maggio 1972 partecipò al presidio indetto da Lotta Continua a Pisa contro il comizio di Beppe Niccolai, politico del Movimento Sociale Italiano. Franco con i suoi compagni si trovava sul lungarno Gambacorti, quando subì la carica degli agenti del I Raggruppamento celere di Roma. Lo scontro fu duro, il giovane venne brutalmente picchiato, come dimostrerà successivamente l’autopsia, il suo corpo era coperto di lividi, gli furono inferti violenti colpi alla testa che gli provocarono l’emorragia cerebrale che due giorni dopo gli fu fatale. Dopo il pestaggio Franco Serantini venne arrestato e condotto in caserma, successivamente trasferito in carcere e lì, il giorno dopo interrogato. Il giovane lamentava fortissimi dolori alla testa, ma il giudice, le guardie carcerarie e il medico del carcere, dottor Mammoli, non ritennero necessario il ricovero in ospedale per accertamenti, probabilmente temendo che i medici si rendessero conto del pestaggio subito da Franco.

foto del sito Antiwarsongs

Il 7 maggio, Serantini venne trovato in coma nella sua cella e trasportato al pronto soccorso del carcere dove morì alle 9:45. Il pomeriggio dello stesso giorno le autorità del carcere chiesero al Comune l’autorizzazione al trasporto e al seppellimento del cadavere, ma l’ufficio del Comune rifiutò mentre la notizia della morte di Serantini si diffondeva velocemente in tutta la città. Franco non aveva parenti, e fu solo grazie a Luciano Della Mea che fu fatta luce sulla sua morte. Della Mea, antifascista e militante storico della sinistra pisana, dopo aver adottato post mortem Franco, insieme all’avvocato Massei si costituì parte civile e prima del seppellimento pretese l’autopsia che rivelò: “Un corpo massacrato, al torace, alle spalle, al capo, alle braccia. Tutto imbevuto di sangue. Non c’era neppure una piccola superficie intoccata” come testimoniò uno dei legali presenti.

foto del sito Antiwarsogs

Il 9 maggio  venne celebrato il funerale al quale parteciparono tanti esponenti del mondo politico di sinistra e moltissima gente comune. Franco Serantini non fu mai dimenticato e nel corso del tempo sono state organizzate diverse iniziative in sua memoria, dalla lapide all’ingresso del palazzo Thouar, a una scuola a lui dedicata a Torino, da un monumento in piazza San Silvestro alla biblioteca Serantini di Pisa. La brevissima vita di Franco fu difficile fin dall’inizio, nato a Cagliari nel 1951, fu abbandonato in un istituto della città dai suoi genitori, venne adottato e si trasferì con la nuova famiglia in Sicilia fino a 9 anni, quando morti anche i genitori adottivi tornò in istituto a Cagliari. Nel 1968 fu destinato al riformatorio di Pisa “Pietro Thouar” in regime di semilibertà, pur non avendo commesso nessun reato, per il solo fatto di doverlo tenere sotto “Osservazione”. A Pisa si avvicinò all’ambiente politico della sinistra frequentando le sedi delle Federazioni giovanili comunista e socialista, cominciò poi a frequentare Lotta continua e nel 1971, al gruppo anarchico “Giuseppe Pinelli” di Pisa col quale aderì a numerose azioni di protesta antifasciste l’ultima delle quali nel 1972 gli costò la vita.

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